QUINTO GIORNO AL TOGAY 2008

Le riscoperte del festival coi bei film di Pinto e Casciarri. Due notevoli documentari sull’attualità gay in Israele e nel mondo. La parziale delusione del film di Morel, un toccante film tedesco e lo strepitoso ultimo film di LaBruce.

Poteva essere una giornata tranquilla, questo lunedì del 23mo festival gay di Torino, invece anche oggi interventi e film di altissima qualità, a partire dagli ultimi film di Stanley Kwan (una rivelazione per molti, apprezzatissimo anche il film etero “Love unto Waste”), che oggi ha salutato e ringraziato il festival per l’omaggio dedicatogli, passando per gli apprezzatissimi (sale stracolme e applausi insistiti) recuperi di “Onde Bate o Sol” (1987) di Joaquin Pinto, giustamente definito uno dei titoli fondamentali del cinema queer portoghese (con una inedita Laura Morante), e la sorpresa di “Ciao, una volta, mamma” (1975) con il direttore Minerba che intervista il regista Casciarri (vedi video sotto) che denuncia come la distribuzione italiana abbia ignorato il suo film nonostante fosse stato premiato al festival di Salerno (allora molto più importante di oggi) e praticamente gli sia stato impedito di continuare a fare film.

“Ciao, una volta, mamma” racconta la storia di una famiglia dove il marito, Paolo, è sempre più assente nonostante la nascita di un bambino. Quando Paolo inizia una relazione con un’altro uomo (qui vediamo il primo bacio gay della storia del cinema italiano), anche la moglie si cerca una nuova vita. In questo film la trama non è però così importante in quanto si tratta in realtà di un’opera d’avanguardia, con evidenti richiami alla cultura pop e al surrealismo (Bunuel). Quest’opera è talmente originale che ci lascia ammirati e sorpresi e nello stesso tempo ci lascia dispiaciuti per il fatto che il regista non abbia potuto continuare nel suo lavoro di regista. D’altra parte il film è talmente fuori dagli schemi canonici da giustificare il suo scarso appeal commerciale.

I DOCUMENTARI

Molto originale e istruttivo il documentario israeliano in concorso The Quest for the Missing Piece” di Oded Lotan che ci racconta la sua storia al rientro in Israele col suo compagno. Il film spiega molto bene come le tradizioni religiose ebraiche abbiano il sopravvento su qualsiasi aggiornamento contemporaneo, come le critiche al rito della circoncisione giudicato oggi da alcuni ebrei anacronistico e inutile e la non accettazione da parte degli integralisti dell’omosessualità. Voto 8.

Una panoramica abbastanza completa sulle conquiste degli omosessuali nel mondo e sulle attuali tendenze di sviluppo del movimento gay ce l’ha mostrata in maniera assai pungente e a volte divertita il documentario “Gay… et apres?” del francese Jean-Baptiste Erreca. Si parte dalle conquiste spagnole, attualmente la nazione leader su questi temi, e dal disorientamento dei gay americani che dopo avere ottenuto uno status di benessere e integrazione grazie al denaro si vedono ora contestati dalle nuove generazioni di gay cosmopolite. Pechino viene mostrato coi nuovi locali gay affollatissimi ma ancora un’isola rispetto al resto del paese. Il merito delle nuove conquiste in Cina viene attribuito al grande impegno del regista scrittore Cui Zien che nel 2000 è apparso, insieme ad una lesbica, nella prima trasmissione tv dedicata all’omosessualità e vista da 300 milioni di cinesi. Berlino, fino a qualche anno fa la capitale mondiale di gay, oggi è in una preoccupante fase calante con le strade dei quartieri gay quasi deserte. Cuba comincia timidamente ad aprirsi, soprattutto grazie alle proposte di legge sul matrimonio gay presentate dalla nipote di Castro e ad una telenovela molto seguita che contiene una storia gay, ma non esistono ancora locali per i gay che si ritrovano in feste clandestine. Voto 7.

FILM IN CONCORSO

Molto discusso il film “Après lui” di Gaël Morel, un’opera costruita, come ha dichiarato il regista presente in sala, soprattutto sulla figura dell’attrice Catherine Deneuve, vera mattatrice del film. La storia non è nuova, l’elaborazione del lutto da parte di una madre per la perdita improvvisa del figlio amatissimo, e per alcuni degli spettatori che abbiamo sentito commentare il film, non avrebbe nessun riferimento gay, nonostante la prima scena che vede il figlio e l’amico soli in camera giocare a travestirsi da donne. Della serie borghesia in declino che cerca punture ricostituenti nel proletariato. Voto 6½.

Molto interssante il secondo film in concorso, “Nothing Else Matters” della tedesca Julia von Heinz, che ci racconta la storia di due ragazze giovanissime abbandonate a se stesse in un mondo in cui gli adulti appaiono solo come portatori di guai. La gravidanza indesiderata di una delle due protagoniste diventa il collante di un rapporto altrimenti impossibile tra le due ragazze dotate di caratteri opposti. L’attenzione verso il nascituro le farà superare tutta una serie di difficoltà e ostacoli. Sul finale si accenna ad una possibile implicazione lesbica del loro legame, cosa che volutamente non aggiunge o toglie nulla ad una vicenda già molto intensa. Voto 8. (D.D.)

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Per la sezione Voice Over è stato presentato l’attesissimo ultimo film di Bruce LaBruce, presente in sala, “Otto; or, Up with Dead People”. A noi il film è piaciuto molto, probabilmente il migliore di questo amatissimo autore gay, che qui si presenta con un’opera dallo stile preciso ed elaborato, impostato su toni cupi e decadenti, ed una tematica che va oltre il ribellismo sessuale-politico per mostrarci una pungente ed ironica parabola sull’omofobia contemporanea. Non mancano le scene provocanti e ributtanti, tra tutte ricordiamo la scopata di pancia e i vari divoramenti, che rientrano comunque anch’esse in uno stile unitario altamente lirico. Esaltante e coinvolgente anche la stupefacente colonna sonora. Voto 9.

Stanley Kwan
Jean-Baptiste Erreca, La Prohibida
Jean-Baptiste Erreca
La Prohibida
Davide Oberto, Gael Morel
Gael Morel
Cosimo Santoro, Bruce LaBruce
Bruce LaBruce
Giovanni Minerba, Valerio Casciarri
Giovanni Minerba, Valerio Casciarri
Giovanni Minerba, Valerio Casciarri
Alessandro Fullin, Eva Robin’s
Giovanni Minerba, Eva Robin’s

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