SANREMO E I GAY

Con una coraggiosa canzone di denuncia, “Il mio amico”, cantata da Anna Tatangelo e con una poetica storia d’amore lesbico, “Ore ed ore”, cantata da Valeria Vaglio, il 58mo Festival di Sanremo abbatte le discriminazioni contro gli omosessuali. Che la politica impari e faccia altrettanto!

Grazie Anna, Gigi e Claudio. Grazie per l’idea e le parole a Gigi, il compagno di Anna; grazie a Claudio, l’amico gay di Anna, per avere offerto l’ispirazione con la sua esperienza di vita; e grazie ad Anna per la sensibilità, l’apertura, il coraggio, la capacità e, naturalmente, per la splendida interpretazione della canzone, “Il mio amico”, che, nonostante sia arrivata seconda, è la canzone che più di tutte ha accompagnato e rappresentato questo festival, nei cuori e nei commenti della gente, sulle testate giornalistiche e sui vari media.

Grazie a tutti e tre per avere fatto fare all’opinione pubblica italiana, in poco più di una settimana, un salto in avanti di qualche anno. Ne avevamo proprio bisogno, noi gay ancora senza difese e diritti, e noi tutti, cittadini di un paese che pretende di essere civile, democratico e paladino delle libertà ma che ancora si vergogna (soprattutto politicamente, sic!) di tanti suoi figli cosiddetti “diversi”.

Anna ha gridato con passione che anche noi abbiamo diritto di sognare l’amore e la felicità come tutti anzichè dovere tenere “I sogni chiusi dentro ad un cuscino” ed essere costretti a vivere troppo spesso nella paura (“Poi di notte gli regala la paura”), o a sentirci emarginati perchè “c’è chi ti guarda con disprezzo, perché ha il cuore di un pupazzo dentro”.

Ha gridato che siamo tutti “figli dello stesso Dio” e che non c’è nessun male “se ami un altro come te / L’amore non ha sesso / Il brivido è lo stesso / O forse un po’ di più”. Cose che a qualche fortunato gay sono parse banali e scontate, ma che invece sono state una rivelazione per tantissime persone che fino ad oggi hanno sentito solo parole di condanna o di commiserazione, nel migliore dei casi, per quelli, come noi, che “non possono entrare nel disegno divino” senza doversi prima rinnegare e annullare.

Ci è spiaciuto moltissimo sentire alcune voci del movimento lgbt condannare la canzone di Anna dicendo di non riconoscersi in essa. Bella scoperta, come se una canzone potesse essere un trattato di psicologia generale!

Anna, nella sua canzone, parla di un suo preciso amico gay, che ha tanto di nome, cognome e anche immagine su diversi media di questi giorni. Parla di Claudio che, anche se chiaramente non può rappresentare tutti i gay, è comunque emblematico di una larga fetta di omosessuali, spesso visibili indipendentemente dalla loro volontà, e per questo destinati a pagare e subire gli oltraggi che invece, quelli sì, sono sempre rivolti a tutti noi, visibili o no, paurosi o coraggiosi, delicati o “forti”, velati o dichiarati. Per questo la canzone di Anna è la “nostra” canzone, la canzone che ci ha fatto diventare protagonisti del principale e più atteso evento musicale italiano.

In calce vogliamo ricordare che la nostra nuova “eroina”, Anna Tatangelo, ha solo 21 anni e ha partecipato al festival per la quinta volta!

Assai meno risonanza ha avuto la canzone di Valeria Vaglio, presente nel gruppo dei giovani, intitolata “Ore Ed Ore”, che racconta una esperienza d’amore lesbico, un abbandono dopo un tradimento (che si presuppone banale) e la speranza di un ritorno (Dio fa che ritorni il sole / Che senza lei non so più stare).

Il testo, assai poetico, tende a trasmettere le sensazioni di un’esperienza d’amore, e non ha pretese didattiche o rivendicative: descrive una situazione dove l’amore lesbico e quello etero sono già considerati allo stesso livello, senza problemi di accettazione o discriminazione. O meglio, senza interessarsi della condizione sociale o ambientale, della serie “il cielo in una stanza”.

Ciò nonostante, due versi hanno sollevato qualche “benpensante” perplessità: uno dice “e già iniziava a nevicare, e il nostro letto all’improvviso si trasformò in altare…”. L’altro aggiunge: “Dio fa che ritorni il sole che senza lei non so più stare…”, come se agli omosessuali non fosse permesso alcun riferimento alla religiosità!

Valeria ha dichiarato in merito, non senza qualche ambiguità, che: «La mia è una storia d’amore universale, solo che dove ci si aspetta un lui c’è una lei: quel verso èl’unico momento in cui si capisce di cosa si parla. E sono felice così: ci sono argomenti che rimangono confinati nel silenzio, tutti lo sanno ma voltano la testa dall’altra parte. Fra l’altro “Ore ed ore” non è nemmeno autobiografica: quando l’ho scritta mi sono accorta che “lei” suonava meglio di “lui” e ho scoperto che poterlo dire mi piaceva, che mi dava un brivido lungo la schiena. Che poi il tema sia anche il motivo per cui è stata scelta non mi sorprende: credo che il Festival sia lo specchio di una società che cambia».
In merito al verso del letto paragonato all’altare le è stato fatto notare che qualcuno si è scandalizzato, ma Valeria ha risposto che: «Me l’hanno detto, ma se è per questo mi hanno fatto notare che la canzone può essere letta in difesa di Pacs o Dico. Mi limito a rispondere che nei sentimenti qualsiasi contratto mi pare inadeguato»

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Riportiamo di seguito alcuni giudizi sulla canzone della Tatangelo, di giornalisti e personaggi famosi, molti dei quali a nostro giudizio, troppo frettolosi e liquidatori, della serie “noi sapremmo fare meglio”, ma quando?

Mario Luzzato Fegiz, giornalista del Corriere:
“Testo bellissimo di Gigi D’Alessio, tematica attuale ma senza toni provocatori, melodia decisamente orecchiabile, lei fascinosa, con il dramma di un gay”

Imma Battaglia:
«Il testo non è entusiasmante, alcune affermazioni sono figlie di stereotipi, ma nel complesso è un contributo importante per respingere l’odio omofobico che sta dilagando nel Paese»

Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay:
«C’è chi ti guarda con disprezzo. Perché ha il cuore di un pupazzo dentro» in questa frase sta la forza dell’intero e zoppicante e melenso testo, che accompagnata da «Dimmi che male c’è. Se ami un uomo come te» descrive efficacemente quello che ogni gay d’Italia cerca di dirsi ogni giorno quando si alza dal letto.

Franco Grillini, deputato e presidente onorario di Arcigay:
“Ho paura che questa nuova tolleranza verso i gay, corrisponda a esigenze di mercato”

Gianni Vattimo, filosofo:
“Temo che questa tenerezza per i gay corrisponda a una sorta di accettazione un po’ ambigua delle diversita’. Tutto cio’ che passa in tv e che fa successo genera sospetto”

Platinette:
“Raccontando la storia di un ‘amico gay’, Gigi D’Alessio e Anna raggiungono punte di involontaria comicita’. E’ il trionfo della retorica”.

Giovanni Minerba, direttore del Torino Glbt Film Festival:
«Mi fa schifo, ma spero che vinca. È una canzone vecchia che potrebbe essere stata scritta negli anni Settanta, oggi le cose non stanno più così. Gli omosessuali non sono quelli descritti nella canzone, con il trucco che cola e la solitudine, qui D’Alessio parla di stereotipi nei quali non ci riconosciamo. Nonostante questo, spero che vinca perché, anche se maldestro, è comunque un tentativo da parte di D’Alessio e della Tatangelo di avvicinare un vasto pubblico come quello di Sanremo, alle tematiche omosessuali»…

Alessandro Cecchi Paone:
“D’Alessio e’ un etero confuso… Ho incontrato la Tatangelo e D’Alessio in aeroporto proprio qualche giorno fa e abbiamo parlato a lungo della canzone che a mio parere dà un’immagine antica dell’omosessualità e persino disperata. È un brano vecchio con una visione negativa di una condizione che invece è diversa. Gli omosessuali oggi, per lo più non sono soli e dormono tranquillamente accanto ai loro compagni e alle loro compagne senza trucco che sbava. In ogni caso, credo che una canzone di questo tipo aiuti la causa per la quale ogni giorno io combatto».

Vladimir Luxuria:
“La canzone non parla del mondo gay. Hanno fatto confusione. Nel loro brano raccontano la storia di un transgender. La Tatangelo vive la sindrome della ‘frociarola’. Termine che io uso per descrivere quelle donne che trascorrono tanto tempo con l’amico gay e si dimenticano del proprio compagno”.

Ersilio Tonini, cardinale:
“Trovo particolarmente di “‘cattivo gusto” la presenza a Sanremo della canzone “Il mio amico”, che tratta una storia tra omosessuali: penso che neppure ai gay piacerebbe e comunque non e’ plausibile trasmetterla in un orario nel quale anche i bambini possono essere davanti alla tv. Ritengo che un tema cosi’ scottante, cosi’ delicato e tanto controverso come l’omosessualita’ non possa essere oggetto di una canzonetta. Mi sembra assurdo, oltre che offensivo verso gli omosessuali stessi, fare di questa diversita’ l’oggetto di un concorso televisivo. Oggi si sacrifica tutto sull’altare dell’audience, sia per rendere il prodotto piu’ morboso, sia per riempirsi il portafogli ai danni di quella parte debole che si pretende, falsamente e con ipocrisia, di difendere”.

Max Forte, giornalista:
“Non si aspetti nessun voto dai gay. La Tatangelo ma soprattutto D’Alessio hanno una visione “sciampista” del mondo Glbt vecchio di almeno trent’anni”.

Antonio Poveda, presidente della Federazione Statale di Gay, Lesbiche e Transessuali spagnola (Felgt):
“La canzone scritta da Gigi D’Alessio e’ piena di stereotipi che non vanno oltre cio’ che rappresentano e danno l’impressione che si trattino le persone omosessuali in un tono compassionevole, quasi pensando: “poveretto, che disgraziato che e’!”. Anche se c’e’ gente a cui serve che si parli dell’omosessualita anche in questo modo per far riconoscere socialmente che tutti gli amori hanno diritto ad essere rispettati. Non c’e’ alcun problema se si parla dell’omosessualita’ in “senso positivo”, comunque lo si faccia. E anche lo sfruttamento commerciale del tema e’ “benvenuto” se combatte l’omofobia.”

Andrea Berardicurti, Segreteria politica Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli:
“Il testo, scritto da Gigi D’Alessio, è impresentabile, retorico e disegna un gay assai stereotipato. Ci racconta la storia di un gay che non dorme di notte, che lascia segni di trucco sul cuscino, che la mattina si alza sbattuto ma con gli occhi vivi alla ricerca dell’amore che non troverà mai. Fin qui la storia potrebbe essere sopportabile, potremmo pensare ad un omosessuale depresso e un po’ indeciso sulla sua identità che ha la sfortuna di avere un’amica molto bella e nessuno se lo fila… Lungi dal non riconoscere che il tentativo di sdoganare l’argomento dell’omosessualità e della discriminazione è stato fatto, riteniamo però anche doveroso notare che la figura che ne emerge ci è lontana. Non vediamo in quale modo questo mellifluo tentativo possa avvicinare la società al mondo gay in maniera sana e scevra da quel vittimismo che ci sembra pervada tutto il testo e nel quale non ci riconosciamo. A questa melodica tiritera sulla sfiga di essere gay preferiamo di gran lunga “Sulla porta” di Federico Salvatore, presentata a Sanremo nel 1996 oppure la divertentissima “Luca” della mitica Raffaella Carrà del lontano 1978.”

Lucia Ocone/Mina del Dopofestival:
«Bel pezzo quello sugli omosessuali sensibili, io ne potrei fare uno sui negri che hanno il ritmo nel sangue, oppure uno sul latte che è pieno di calcio: l’album si chiamerà ”Mina canta i luoghi comuni”».

Daniele Zaccaria su Liberazione:
“Il mio amico”, brano in concorso al festival di Sanremo, sia una delle canzoni più orride e in malafede della storia della musica sembra un’ovvietà.

Fabri Fibra:
“Tatangelo presenta un tema delicato come l’omosessualità soltanto perché sa che attira l’attenzione dell’opinione pubblica, ma se lei non fosse stata in gara forse non avrebbe mai inserito un brano come questo nei suoi dischi”

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Testo della canzone “IL MIO AMICO” di Anna Tatangelo

Il mio amico che non dorme mai di notte
Resta sveglio fino a quando da mattina
Con il viso stanco e ancora di po’
Di trucco lascia
I sogni chiusi dentro ad un cuscino
Il mio amico ha molta luce dentro gli occhi
Per guardare chi non c’è
Fa di tutto per assomigliarmi tanto vuole amare come me

Ma poi si chiude dentro di sé
Il mio amico s’incammina per la strada
Fa un accenno e ti saluta col sorriso
Nel suo sguardo attento e un poco malizioso
Per avvicinarsi trova mille scuse
Il mio amico avvolto dentro l’amarezza
Mi fa tanta tenerezza
Anche quando nasce l’alba più sicura
Poi di notte gli regala la paura
Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
L’amore non ha sesso
Il brivido è lo stesso
O forse un po’ di più
Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
Se il cuore batte forte
Dà la vita a quella morte che vive dentro te…
Il mio amico cerca un nuovo fidanzato
Perché l’altro già da un pezzo l’ha tradito
Dorme spesso accanto a me dentro al mio letto
E si lascia accarezzare come un gatto
Il mio amico mi confida le sue cose
Anche quelle che non sa
Poi mi guarda mentre spegne il suo sorriso
Spera sempre in quell’amore che non ha

Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
L’amore non ha sesso
Il brivido è lo stesso
O forse un po’ di più
Nel cammino dell’amore
Scende sempre quel dolore dentro te
C’è chi ti guarda con disprezzo
Perché ha il cuore di un pupazzo dentro
Se a chi dice che non sei normale
Tu non piangere su quello che non sei
Lui non sa che pure tu sei
Uguale a noi e che siamo figli dello stesso Dio
Dimmi che male c’è
Se ami un uomo come te
Se il cuore batte forte
Dà vita a quella morte che vive dentro te…

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Testo della canzone “ORE ED ORE” di Valeria Vaglio

Non metterò mai più
Il maglione rosa e blu
Che tutte le mattine indossavo a colazione
Preparando il tuo caffè
E non sarò più io
A dirti amore mio
Come sei bella la mattina appena sveglia
E’ già tardissimo
Le interferenze fan rumore
E non si può cambiar canale
O spegnere il televisore
Durante ogni temporale
Ma come ho fatto a non capire
E far l’amore ore ed ore
E già iniziava a nevicare
E il nostro letto all’improvviso
Si trasformò in altare
L’eternità nascose un po’ di sé tra le lenzuola
Il tuo profumo addosso
Neanche una parola
Non te lo dirò mai
Ma ti amo ancora sai
Lascerò la porta aperta
Fosse anche per vent’anni
O per un’eternità
Tradire è una follia
Io non ne avevo idea
Ma le scuse son parole
Che offendono l’amore
E non possono spiegare
E intanto il vento fa rumore
Tra i fori delle mie catene
Dio fa che ritorni il sole
Che senza lei non so più stare
E non mi basta ricordare
E far l’amore ore ed ore
E già iniziava a nevicare
E il nostro letto all’improvviso
Si trasformò in altare
L’eternità nascose un po’ di sé tra le lenzuola
Il tuo profumo addosso
Neanche una parola
Neanche una parola.

Qui sotto l’immagine di Anna Tatangelo nella serata finale del Festival

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