HARVEY MILK E FUNERAL PARTY

Un film ancora da fare ed uno in arrivo sui nostri schermi che possono sollevare il morale ai tanti delusi da questo inizio di stagione cinematografica

Dopo il primo Queer Lion veneziano, assai povero di contenuti LGBT; dopo una 64^ Mostra che ha sancito ufficialmente la debolezza dell’attuale cinema italiano (ma che ha coraggiosamente incoronato per la seconda volta, dopo solo due anni, l’autore di Brokeback Mountain); dopo una debole partenza al botteghino di “Vi dichiaro marito e marito” (al secondo posto ma con un incasso di soli 496.243 euro contro i 3.079.392 di Shreck) , un film di cui abbiamo già abbondantemente parlato rivelandone tutti i limiti; non ci resta che consolarci presentandovi “Funeral Party”, il prossimo e bellissimo film a tematica che uscirà nelle sale il 21 settembre prossimo e la notizia, attesa da circa 15 anni, che finalmente sta per concretizzarsi il film sulla vita Harvey Milk.

Cominciamo da quest’ultima notizia. Gus Van Sant dovrebbe iniziare a dicembre, secondo quanto affermato da “The Hollywood Reporter”, le riprese del film sull’assassinio del primo consigliere gay di San Francisco (e del mondo), Harvey Milk, ucciso insieme al sindaco della città dall’omofobo Dan White nel novembre del 1978. Il film, prodotto da Craig Zadan e Neil Meron si basa sul libro di Randy Shilts “The Mayor of Castro Street”. Sean Penn e Matt Damon dovrebbero esserne gli interpreti principali: Penn, nel suo primo ruolo gay, sarà Harvey Milk, mentre Damon interpreterà l’assassino White, che si suiciderà in carcere nel 1985. Il progetto di questo film era in cantiere da più di 15 anni. Speriamo che sia la volta buona.

Veniamo ora al film “Funeral Party” che potenzialmente ha tutte le carte in regola per doppiare il successo di “In & Out” dello stesso regista Frank Oz. Apparentemente questo film non sembrerebbe avere un forte contenuto gay, soprattutto se paragonato alla trama di “In & Out”. I protagonisti principali non sono gay e i gay presenti nel film non ci fanno una gran bella figura. Eppure il film, grazie alla sapiente mano del regista, è soprattutto un’altra acuta e irriverente diagnosi dell’omofobia che nutre la piccola borghesia inglese.
Non possiamo assolutamente raccontarvi nulla della storia, e nemmeno dirvi chi sono i personaggi gay, senza correre il rischio di rovinare la visione del film, ricco di stupefacenti ed esilaranti colpi di scena, che trasformano la commedia in una vera e propria farsa, scoppiettante e tragicomica. Anche la storia meno gay del film, quella collegata a un flaconcino di pillole allucinogene, oltre a permetterci di ammirare il bravissimo Alan Tudyk completamente nudo, è pervasa da uno spirito queer irresistibile.

Il film, mentre ci fa morire dalle risate, ci dipinge anche un amarissimo quadro sulle ipocrisie, sulle invidie e sui rancori mai sopiti che sembrano gli unici veri legami che uniscono una famiglia borghese a un passo dalla lacerazione definitiva. Il regista non ha pietà per nessuno, a partire dallo scrittore di successo disposto perfino ad uccidere pur di non essere coinvolto in una storia gay, passando per madri che privilegiano il figlio sbagliato, ricchi padri che disprezzano le scelte d’amore dei figli, ipocondriaci amici di famiglia che pensano di morire per una macchia sulla pelle o che si ritengono fidanzati a una donna per un solo momento di tenerezza durante una sbornia, ecc.

Un film eccezzionale che ha un solo punto debole nel finale forse troppo affrettato e che lascia alcune carte scoperte (in realtà siamo noi che avremmo voluto che il film non finisse mai!). Ma è un film, anzi una farsa di soli 90 minuti, che diverte e illumina nello stesso tempo e dice, in maniera concisa e pungente, moltissime cose. Cosa vogliamo di più?


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