SGARBI PORTA IL SUO SOSTEGNO AL FESTIVAL GAY DI MILANO

Dicendo che è un evento culturale importante che deve essere sostenuto e aiutato. Uno splendido documentario sulle unioni gay. Gli altri film della giornata.

Al Festival Gaylesbico milanese una giornata (di programma) meno vivace delle altre illuminata però dallo splendido documentario sulla conquista delle unioni gay in Canada.
Presentando il film, “Politics of the Heart” di Nancy Nicol, Matteo Colombo (organizzatore del Festival) ha detto di guardarlo con attenzione perchè ricco di insegnamenti anche per noi. Parole sacrosante perchè fino a metà film sembrava di assistere ad un documentario sulla situazione italiana di questi ultimi anni relativa al progetto di legge sui Dico, mentre nella seconda parte del film ci veniva suggerito un possibile modo di risolvere la questione, ottenendo una legge di parificazione totale con le coppie eterossuali, obiettivo che sembra stia unificando anche il movimento gay italiano di questi ultimi mesi. Il documentario è condotto molto bene, con un montaggio che crea suspence e che culmina in alcune scene estremamente coinvolgenti, come il momento in cui assistiamo alla deposizione davanti alla commissione parlamentare di tre giovani e bellissimi figli di omosessuali che testimoniano l’affetto e le cure ricevute dai loro genitori e nello stesso tempo le difficoltà sociali che hanno dovuto superare per la mancanza di leggi che proteggano le coppie e le famiglie gay. In un commento, una di queste genitrici, afferma che in Canada il merito di avere sbloccato la situazione e ottenuto una delle leggi più avanzate nel mondo deve essere attribuito proprio all’intervento e alla testimonianza di questi figli eterosessuali di genitori omosessuali.

Il primo film della serata è stato la divertente commedia “Puccini for Beginners” di Maria Maggenti, una specie di Sex and the City lesbico, come lo ha presentato Claudia Mauti. Il film non ci ha esaltati, nonostante sia un’opera di buona qualità e con ottimi interpreti, forse perchè insiste troppo sul gioco degli equivoci evitando di approfondire i personaggi, che sembrano cambiare troppo facilmente le loro inclinazioni sessuali. Anche se molte lesbiche con cui ho parlato dopo la proiezione mi hanno garantito che donne simili sono assai facili da incontrare anche nella nostra realtà e vengono definite “bisessuali fluttuanti”, cioè etero che diventano lesbiche che ritornano etero che magari diventano bisessuali ma che spesso alla fine, quando trovano la persona giusta, diventano…

Tra il primo e il secondo film della serata è arrivato in teatro l’assessore alla cultura del Comune di Milano, Vittori Sgarbi. Il direttore Giampaolo Marzi lo ha presentato ricordando come nelle varie interviste che ha rilasciato in questi giorni, Sgarbi si sia fatto difensore del valore culturale di questo festival, e ha proseguito con l’affermazione che “crediamo che parlare di omosessualità in un mondo occidentale e civile non debba più essere così complicato e difficile come lo è oggi in Italia”.
Sgarbi ha poi parlato dicendo che “Qualche difficoltà l’ho sempre trovata in una visione tanto libertaria da apparire talvolta perfino “stretta”, dato che io sono favolrevole ad una chiesa severa e ottusa che mi dica quello che vuole che io faccia e che io non farò. Da sempre immagino, fin dai tempi del collegio, un Papa come Ratzinger, che io voglio cattivo, non buono, perchè non mi piaccioni i buoni. Mi ricordo due frasi di Dino Risi che mi hanno sempre colpito: un giudizio sul cinema di Moretti, per cui lui diceva “spostati e fammi vedere il film”, nel senso che Moretti è sempre al centro del racconto. L’altra frase, altrettanto forte è “il Papa deve essere visto da lontano”, deve essere come una figura che non ha contatto con la vita. La lontananza presume naturalmente dei principi basati su severità e rigidezza che poi nessuno di noi rispetta. Per questo ho trovato sempre un po faticose alcune mozioni del mondo omosessuale che cercavano il consenso. Credo che sia inutile. Occorre coltivare il dissenso, con grande forza, rispetto a un mondo di cretini che se non vuole capire è bene e giusto che non capisca. Su queste cose ho con voi posizione controverse, ma sulle vicende che oggi mi vedono in vostra difesa, cose che peraltro non hanno bisogno della mia difesa perchè la mia posizione è molto semplice: avendo parlato con l’amico Marzi e avendolo trovato molto soddisfacente e pieno di grazia (applausi del pubblico) gli ho garantito il patrocinio quest’estate e gli ho detto che i problemi tecnici, di moralismo, di centrodestra, di centrosinistra, nascono anche da una difficoltà di comprensione di quella che è una condizione naturale e che pure in quanto naturale può non trovare consenso in chi è innaturale. Le religioni sono innaturali, i poteri politici sono innaturali e quindi vedono la natura come un pericolo per la loro stessa esistenza. Ho detto che bisognava benedire l’equivoco o la censura perchè essa dà valore a un evento … Questo equivoco, credo che sia tale, lo vedremo venerdì [nella riunione di Giunta, ndr] se c’è uno sbarramento moralistico o semplicemente un ritardo dovuto al tergiversare di un altro assessore o alla consegna della mia delibera agli ultimi minuti, ha creato un effetto di interesse e di affetto verso questo festival che tutto sommato è più positivo di un patrocinio astratto o regalato. In questo senso credo che io non devo difendere nè garantire ma seguire la mia sensazione che la qualità di una cosa sia l’unica ragione per cui essa merita attenzione, come mi sembra stia avvenendo in queste giornate di Festival.
Rispetto al mondo gay io ho avuto vicende alquanto controverse perchè ho partecipato al Gay Pride a Roma del 2000, giustamente contro la Chiesa (molti culi contro la cupola, meraviglioso). Mi hanno molto maltrattato perchè sembrava inopportuno che io cosiddetto di centrodestra partecipassi a quella manifestazione. Poi ho avuto un’altro incidente quando ho pensato di portare in televisione Cristina Bugatti nel dopofestival sanremese come perfetta rappresentante del suo mondo e Pippo Baudo, vero omofobo, ha detto no, un travestito mai, come se lui non fosse peggio di …
Ora mi trovo dentro questa controversia che penso sia dovuta a un equivoco e che si possa risolvere facilmente … ho chiamato anche il capogruppo di Forza Italia, con cui ho sempre avuto polemiche, mentre questa volta l’ho visto d’accordo nel dire che non possiamo in alcun modo porre limiti ad un Festival che ha una selezione e una qualità difficili da non riconoscere.
Poi c’è l’episodio accadutomi con Cecchi Paone, accaduto perchè Paone è troppo uguale, è un uguale, mentre io sono un diverso. Il motivo è stato che lui vuole la benedizione del Papa, dei Santi, dei Vescovi, mentre io non la voglio. Io sono felice che uno sia fuori dalle regole fuori da una legge. Questa polemica non era contro il mondo gay ma contro quello che per me è la cosa più grave che può capitare ad un essere umano che è il matrimonio, quello fra un uomo e una donna, che giudico un delitto, per cui chi ne può essere scevro, secondo me dovrebbe garantirsi quella libertà. La mia contrarietà non riguarda assolutamente la scelta sessuale delle persone, per la quale deve esserci massima libertà. Sono assolutamente convinto che il vostro è un mondo di libertà e di civiltà e che esprime cultura e la mia presenza qua, senza alcuna paura di esprimere il mio pensiero, lo conferma.”

Giampaolo Marzi ha quindi ringraziato Sgarbi di essere intervenuto aggiungendo che “credo che sia nostro dovere lavorare con la cultura del dialogo e costruire ponti tra schieramente che ideologicamente non comprendono la naturalità e la questione dell’omosessualità viste non come una questione ma come una realtà e quindi senza una identità di appartenza a uno schieramento. E’ chiaro che oggi nei paesi civili c’è un movimento che porta al riconoscimento di alcuni diritti, giuridicamente, mentre in Italia questo non accade e auspico che questo prima o poi succeda anche da noi ma credo che potrà avvenire solo costruendo ponti di dialogo tra gli schieramenti politici”

L’ultimo film della serata è stato “Un jour d’été” di Franck Guérin, un ritratto adolescenziale inserito molto bene in un affresco della provincia francese, tra disgregate famiglie benestanti, inguaiati amministratori politici e semplici famiglie di lavoratori. Su tutto domina comunque la presa di coscienza della propria identità e dei propri sentimenti da parte del giovane protagonista, Sebastien, orfano di madre, che all’inizio del film vede morire in un incidente su un campo di calcio il suo amico del cuore. La regia è molto abile nel trasmetterci le varie sensazioni, reazioni e aspettative del giovane Sebastien, che sarà contemporaneamente assalito e assalitore dei diversi protagonisti di questa amara vicenda.

Qui sotto alcune immagini dell’intervento di Vittorio Sgarbi e dal salotto letterario con Ivan Cotroneo


L’assessore Vittorio Sgarbi

Al centro, il Presidente di Arcigay Milano, Paolo Ferigo

La Pina con lo scrittore Davide Martini

Lo scrittore Ivan Cotroneo

Lo scrittore Matteo B. Bianchi tra il pubblico di Brain & Sexy

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