LA PRIMA SERATA DEL MIGAY 2007

Una divertente e interessante presentazione condotta con spirito dal direttore e dai suoi ospiti tra cui un vivacissimo Antonio Calvi ricco di proposte per il mondo gay milanese. Il film di Lionel Baier.

Festival bagnato Festival fortunato, si potrebbe dire per consolarci dell’acquazzone che imperversava sul sagrato del Teatro Streehler ieri sera intorno alle 20, proprio nel bel mezzo del ricco e prelibato cocktail d’inaugurazione del 21mo Festival Internazionale di Cinema Gaylesbico e Queer Culture (ogni tanto ci sentiamo in dovere di nominarlo per intero per bilanciare quel troppo sbrigativo Migay che spesso ci sfugge). Comunque stretti stretti nei pochi spazi coperti si era obbligati a chiacchierare con chi aveva il suo naso a qualche centimetro dal tuo, e chissà quante nuove “sceneggiature” saranno cominciate… Il disappunto degli organizzatori, impegnatissimi a mettere al coperto i tavoli delle vivande, si consolava invece con le voci sul possibile miglioramento del tempo per i giorni successivi. Di solito brutto tempo e cinema vanno molto bene insieme, ma questo Festival si svolge per metà anche sul sagrato dello Strehler, con musiche e balli molto utili per sgranchirsi le gambe dopo ore di visioni filmiche.

Ad inaugurare il Festival è salito sul palco il direttore Giampaolo Marzi, quest’anno assai più disinvolto e sicuro di sè, accompagnato da Diego (animatore di Gay.tv) che insieme alla Pina condurrà da domenica, organizzato da Federico Giunta, un happening letterario, il Brain & Sexy (cioè Diego e Pina) che, ha detto Marzi, “rappresenta un estensione di quello che il festival sta diventando in questi ultimi anni, cioè un evento che, sempre intorno alla questione delle identità, aprendosi trasversalmente, si occupa di cinema prevalentemente ma anche di libri e di musica. Diego ha aggiunto che “sarà un modo carino per incontrare gli scrittori” che ha elencato (Gisy Scerman, Luca Bianchini, Ivan Cotroneo, Delia Vaccarello) terminando con “Eva Cantarella, una docente molto famosa e una signora spassosissima” che sarà in “Sex and the Polis” che sta per “Sex and the City”, ha precisato Marzi.

Il primo ospite invitato sul palco è stato il Presidente del CIG Arcigay Milano, Paolo Ferigo. Mentre stava salendo Marzi, rivolto al pubblico, ha voluto ricordare che “senza i drink che voi bevete al Borgo noi non potremmo essere qui stasera”, un modo per ringraziare l’aiuto economico ricevuto dal CIG Arcigay Milano che gestisce le serate del Borgo. Ferigo ha ringraziato il Festival dell’invito e ha portato i saluti dell’Arcigay di Milano che “anche quest’anno è felice di contribuire alla riuscita di questo evento”. Ha poi ricordato che “oggi primo giugno parte il mese dei Pride, in particolare quello di Roma il 16 giugno, per il quale il Cig organizza pulmann che partono sia la sera di venerdì che la mattina di sabato, ma anche quello di Milano che quest’anno, dopo la pausa dello scorso anno per non interferire con quello di Torino, riprende cambiando il nome e copiandolo dal nord Europa diventa Christopher Street Day Milano 2007, che sarà il 23 giugno con un corteo che partirà da Porta Venezia alle 17. L’evento proseguirà per due giorni con una catena di feste nei vari locali lgbt milanesi che, per la prima volta, si sono uniti e ci sarà un biglietto unico valido ovunque per i due giorni”. L’annuncio è stato esaltato da Marzi come “un miracola di San Gennaro” e applaudito calorosamente dal pubblico.

E’ poi salito sul palco il Direttore del Settore Spettacolo del Comune di Milano, Antonio Calvi, arrivato da Roma questo gennaio, che ha detto di sentirsi emozionato, come uomo di teatro, a vedere il teatro Strehler, uno dei più famosi d’Italia e d’Europa, aprirsi giustamente a iniziative come questa. Marzi ha sottolineato la cosa dicendo che va riconosciuto allo staff che attualmente dirige il teatro e che ha deciso di ospitarci, il merito di avere interpretato quel mandato che Paolo Grassi e Giorgio Strehler avevano quando fondarono il Piccolo, cioè quello di essere vicini alla gente, e noi siamo questo”. Calvi si è detto d’accordo e rilevando come ” i tempi che stiamo vivendo siano difficilissimi. Il cambio tra Roma e Milano mi ha un po’ impressionato perchè non ho trovato qui quella Milano che nel novecento è sempre stata, cioè la città dell’accoglienza, dei valori e dell’efficenza che oggi non ritrovo più”. Ha poi proseguito sperando che insieme o vicino a questa manifestazione Milano possa accogliere anche altre iniziative, ad esempio teatrali, come succede a Roma.
Ha continuato ringraziando Giampaolo e l’Arcigay per l’ottimo lavoro svolto per questa manifestazione ed è poi passato a parlare, chiedendo di non fischiarlo “perchè non lo merita”, dell’assessore alla cultura Vittorio Sgarbi, tranquillizzato subito da Marzi che ha definito Sgarbi “nella sua follia è un genio” e dal pubblico che ha applaudito. Ha poi ricordato che in Giunta “Sgarbi ha difeso queso Festival e che sta ora organizzando una mostra su arte e omosessualità che aprirà il 3 luglio al Palazzo della Ragione. Spero che questa mostra, una delle prime ad affrontare l’argomento (anche se a me è sembrata un po’ superficiale, ma ora si stanno portando degli aggiustamenti), possa avere il successo che merita”. E’ quindi intervenuto Marzi, chiedendo del titolo della Mostra e raccontandoci che gli avevano chiesto cosa lui pensasse di tre probabili titoli, che erano “Froci!”, subito bocciato, l’altro “Libertè, Fraternitè, Diversitè”, anche questo no, poi “Vade Retro” che subito gli è sembrato perfetto. E sembra che questo sarà il titolo ufficiale della Mostra, ha detto Calvi, mentra sembra che non passerà il sottotitolo (pensato dopo aver visto il documentario della BBC trasmesso da Santoro) “da Leonardo a Benedetto”. Calvi ha terminato accennando anche a un progetto che stanno realizzando su una antologia di letteratura omosessuale “pazzesca e sterminata”.

Dopo i saluti a tutti gli sponsor (Citroen regala al festival 27.000 euro) e avere ricordato che Comedy Central offre il premio Queen of Comedy a Sandra Milo che, dice Marzi, “per me è il premio alla maternita sensualità e femminilità del cinema italiano da 8% in sù”, sono saluti sul palco il regista Lionel Baier e l’attrice Natacha Koutchoumov. Baier ha detto che gli piace molto l’Italia e che ha voluto studiare l’italiano perchè un giorno all’università ha scoperto Italo Calvino e ha voluto poterlo leggere in originale. Sul film ha detto che parla delle sue radici polacche, ma che dal lato della madre è italiano perchè la nonna era piemontese e che quindi si sente qui come a casa. Natacha ha ringraziato tutti e ha detto di sentirsi emozionata, come attrice, per trovarsi in questo famoso teatro, del quale è anche fiera perchè suo padre è italiano. Il loro intervento non poteva che terminare, tra gli applausi del pubblico, con un grido d’amore all’Italia.
Marzi ha commentato il film di Baier dicendo che è “un film di rottura rispetto alla rappresentazione dell’identità omosessuale, rappresenta l’incertezza e la fluttuazione. Va riconosciuto a Baier di essere una mente pensante di cui abbiamo bisogno e per questo lo ringrazio”.
Gli ultimi a salire sul palco sono stati Matteo Colombo e Claudia Mauti che quest’anno si sono occupati, in piena libertà, del programma dei corti e dei documentari. Matteo ha detto che sono particolarmente soddisfatti del lavoro svolto perchè questa è una annata molto buona e ci saranno delle ottime sorprese, suggerendo di non mancare la visone del documentario “Wrestling with Angels” domenica alle 18.00 che presenta il commediografo Tony Kushner, autore di “Angels in America” che sarà sui nostri palcoscenici dal prossimo ottobre. Claudia, che da dieci anni si occupa del festival, ha sottolineato come quest’anno anche i lungometraggi lesbici siano molto belli e che i corti più belli verranno riproposti l’ultimo giorno del festival. Marzi ha chiuso la presentazione ricordando, e sorridendo, che l’orecchio che appare sul logo di questo festival non sta per “orecchione” ma è ispirato al film Blue Velvet di David Linch.

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Il film di Lionel Baier, “Comme des voleurs”, che ha comunque ricevuto un lunghissimo applauso, non ci ha lasciati completamente soddisfatti. Ottimi gli interpreti, tra i quali anche il carinissimo regista, e bella la fotografia, ma la sceneggiatura ci è parsa insufficente. Tutto il film è impostato su una crisi d’identità che, questa volta, non è di orientamento sessuale o di integrazione famigliare o sociale, ma completamente basata sulla ricerca delle proprie origini “antropologiche”. Il protagonista, Lionel, è un gay 31enne, figlio di una famiglia molto aperta (il padre è un pastore valdese), che vive felice col suo compagno Serge in una Svizzera molto liberale. Eppure, senza darcene un reale motivo, improvvisamente la coppia viene distrutta e il bel Serge è costretto ad andarsene dopo che Lionel gli sussurra dolcemente che quello che non va sono loro e la loro vita insieme.
In realtà quello che sta succedendo è che Lionel non si sente più svizzero ma polacco, dopo che ha scoperto che il suo bisnonno proveniva dalla Polonia. Così quando gli capita di incontrare nel parco una giovane immigrata polacca senza permesso, si sente in obbligo di aiutarla portandosela a casa, scopandosela (anche se malvolentieri) e addirittura volendola sposare così da farle ottenere il permesso di soggiorno. Noi spettatori fatichiamo a seguirlo anche se comprendiamo il forte spirito cristiano con cui il giovane deve essere cresciuto.
Una delle scene più belle e divertenti del film è proprio quella in cui, in una riunione famigliare, la sorella di Lionel comunica ai genitori quello che il fratello sta per fare, meravigliandosi di come papa e mamma possano accettare che il figlio sposi una donna (capovolgendo l’abituale dramma che molti gay devono affrontare, ma rientriamo subito nella normalità quando vediamo che la mamma non è per nulla dispiaciuta). Da qui in avanti la protagonista femminile diventa la sorella che, nella speranza di risolvere la situazione, costringe il fratello Lionel ad un viaggio in Polonia alla ricerca dei propri avi. In questo pelegrinaggio ci consoleremo con l’incontro di un’altro bel giovane gay polacco, ma le altre vicende e la conclusione stessa del film ci hanno lasciati un po’ perplessi.

Qui sotto alcune immagini della serata


Il direttore Giampaolo Marzi

Il presidente Paolo Ferigo

Diego e Giampaolo

Il direttore del Settore Spettacolo del Comune di Milano, Antonio Calvi

Natacha Koutchoumov, Lionel Baier e Joe Balass

Il regista e attore Lionel Baier

L’attrice Natacha Koutchoumov

Claudia Mauti

Matteo Colombo

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