Big Bang Love, Juvenile A

Uscito in questi giorni nella pregevole (e unica) collana dvd “Queer” un capolavoro del cinema orientale presentato alla Berlinale 2006

Complimenti al direttore del Festival Gaylesbico di Milano Giampaolo Marzi, e direttore della collana di dvd Queer della Dolmen, perchè nelle scelte dei titoli di quest’ultima privilegia soprattutto la qualità, come dimostra, ancora una volta, il titolo appena pubblicato: “Big Bang Love, Juvenile A” del prolifico ed eccentrico regista giapponese Takashi Miike, presentato con successo alla Berlinale 2006 nella sezione Panorama.
Bisogna dire subito che questo film non è facile e non è per tutti. Come dicevamo è un film di altissima qualità, un vero elisir per cinefili. Se non amate le scenografie scarnificate e simboliche, le sequenze che, motivatamente, si ripetono e le emozioni concettuali, questo film non fa per voi. Ma se invece pensate che il cinema possa essere come l’immagine di un quadro d’arte che diventa sonoro e mobile senza perdere nulla della della sua armonica bellezza, questo è il vostro film. Un film che potrete vedere e rivedere infinite volte restandone sempre ammaliati.

Il tema del film, secondo il regista, è la ricerca dell’origine della violenza, dei fattori e delle cause scatenanti. Quale ambiente migliore per questa indagine se non l’interno di una prigione?
Così il film si svolge quasi tutto nelle stanze di un carcere, che però potrebbero essere anche tanti altri luoghi.

Abbiamo la stanza degli interrogatori vista attraverso una porta che sembra lo schermo di un cinema (anche lì si raccontano delle storie). Abbiamo la cella cha ha il pavimento disegnato come un’altare che attende il sacrificio. Abbiamo la lavanderia dove i carcerati camminano nell’acqua e si preparano, mondati, a nuovi eventi. Abbiamo il panorama intorno al carcere che materializza i sogni dei prigionieri, i loro desideri, le loro aspirazioni (la nave spaziale pronta a partire per un viaggio nell’infinito, la piramide che raggiunge il paradiso, ecc.). Abbiamo la mensa che è come la strada, il luogo delle dispute e della violenza.

La storia che il film racconta, rielaborando vari generi come l’horror, il poliziesco, il Kung Fu, il mistico, ecc. è quella di due giovani che casualmente, da percorsi diversi, entrano in carcere lo stesso giorno. Uno, Jun, l’abbiamo visto bambino, nel preambolo, che sussurrava nell’orecchio del padre il nome dell’uomo (tatuato) che avrebbe voluto diventare (e quindi amare). L’altro, il bellissimo e virile Shiro, che assume subito, agli occhi di Jun, le sembianze di quell’uomo, che infatti Jun riveste con gli stessi tatuaggi. Inizia così una incredibile e dolcissima storia d’amore, motore di tutto il film, che si concluderà con una terribile morte (che vediamo all’inizio del film ma che comprenderemo solo alla fine).

Un film che esplora i labirinti dell’amore, della passione, della paura e della violenza, dove queste ultime sono l’unica vera prigione che possiamo darci, dove nemmeno l’arcobaleno potrà entrare impunemente.

Ma in fondo la vita è una danza, capace di stregarci e affascinarci come quella, stupenda, che vediamo all’inizio del film, che è tutto, come dice Variety, “un banchetto visivo continuo.”

Qui sotto uno dei protagonisti in una scena del film e la copertina del dvd

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.