LA CURIA E LA DESTRA CONTRO GENDER BENDER E L'OMOSESSUALITA'

Durissimi attacchi al festival bolognese sulle identità di genere. Perché? Per chi?

Finalmente il botto c’è stato. Anche questa edizione di Gender Bender non passerà inosservata. La Curia bolognese, attraverso l’inserto domenicale di L’Avvenire, Bologna Sette, lancia oggi un durissimo attacco al Festival che sarebbe “un festival omosessuale dove si esibiscono pornostar mascherate da artisti” e rappresenterebbe “l´invasione barbarica che oltraggia la fede e la ragione dei bolognesi … contrabbandando per «cultura l’interesse di una lobby, siamo alla mistificazione”. Un anticipo si era avuto ieri con le dichiarazioni di monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare (lo stesso che qualche mese fa aveva in pratica giustificato il pestaggio di due omosessuali dicendo che “«La violenza e la trasgressione sono cugine»), secondo il quale “il tentativo di mescolare identità sessuali stravolge le leggi naturali, ciò che è stato creato da Dio».
Ogni occasione è buona, per questi eminenti prelati, per attaccare l’omosessualità, denigrarla e offenderci. Oggi sembra che la Chiesa abbia una sola missione, predicare l’omofobia, cioè l’odio verso una fetta di umanità.
Gli spettacoli presentati a Bologna dal Festival Gender Bender, provengono in gran parte da festival internazionali dove sono stati acclamati e seguiti con molto interesse e non ci è mai giunta voce di anatemi o condanne da parte di chichessia. Non sono spettacoli che tutti debbono andare a vedere per forza e sono, quando necessario, vietati ai minori. Non incitano al terrorismo, alla guerra, alla violenza, alle discriminazioni di nessun genere. Caso mai l’opposto. Perchè allora danno tanto fastidio? E non solo alla Chiesa, perchè oggi sono pochissimi i quotidiani che difendono il Festival e denunciano questa grave ingerenza.
Encomiabile La Repubblica, che vi dedica quasi quattro pagine, ma gli altri (Unità compresa) solo qualche accenno o niente del tutto. Il Resto del Carlino, quotidiano Bolognese che non poteva evitare la cronaca cittadina, prende addirittura le difese della Curia in un pesantissimo articolo firmato da Alessandra Servidori dove si afferma che “Il festival del Gender Bender dell’Arci lesbica e gay — dedicato all’ educazione (?) sentimentale degli omosessuali e patrocinato dalle istituzioni, rappresenta una sgradevole e inopportuna scelta politica in merito ai termini usati e ai contenuti rappresentati”. E qui sta il punto: la politica.
Sia la Chiesa che la destra stanno infatti strumentalizzando questo Festival, cioè l’omosessulità e l’identità di genere, per attaccare la sinistra. A Bologna attaccano il centrosinistra che governa gli enti locali e, scandalo, finanzia la cultura omosessuale; a livello nazionale i partiti di sinistra dove, come afferma la Servidori, “il trionfo dell’omosessualità nel campo di Agramante della sinistra è un segnale in più della deriva a cui sono andati incontro gli ex comunisti. Dopo la svolta della Bolognina il vecchio Pci si è trasformato in un partito radicale di massa, la cui base, un tempo operaia, ha assunto tutti i vizi della piccola borghesia… E sullo sfondo, anziché rappresentare il «Quarto Stato» in marcia di Pelizza da Volpedo, è sufficiente appendere una gigantografia dell’ultimo Gay Pride”.
Questi forze reazionarie, gerarchie clericali e alcuni partiti del centrodestra in testa, pensano che attaccare e denigrare l’omosessualità sia una mossa politicamente vincente, il loro cavallo di Troia. Ma non hanno ancora vinto. La sinistra deve dimostrare in queste occasioni di credere veramente alla libertà di espressione, alla libertà sessuale e ai diritti civili degli omosessuale. Deve dimostrare di avere delle idee (e non solo sondaggi e percentuali) se vuole catturare l’adesione e la fiducia della gente. E noi, omosessuali, dobbiamo essere in prima linea su questi fronti, se vogliamo veramente che le cose cambino. Gender Bender c’è, con i suoi spettacoli artistici di altissima qualità, con autori e creatori d’avanguardia, con dibattiti e approfondimenti culturali che non hanno paura di affrontare le nostre realtà e nemmeno la nostra immaginazione!

Qui sotto le pagine bolognesi della Repubblica di oggi dedicate all’evento, che potete leggere nella nostra rass. stampa.


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