L'odore dei ragazzi affamati
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L'odore dei ragazzi affamati

L’ovest selvaggio. Una missione andata male. Indiani dappertutto. Un mistero. E il desiderio, insinuante, insolente. Frederik Peeters disegna un western, su testi della sceneggiatrice Loo Hui Phang, che è allo stesso tempo tradizione e rottura, avventura e romanticismo, omaggio ai classici e storia atipica e inconsueta.
“… un viaggio di scoperta e una spedizione che consta di soli tre elementi: il signor Stingley, feroce misogino, con l’obiettivo della conoscenza e catalogazione del selvaggio West; Oscar, fotografo di origini irlandesi in fuga dal proprio passato tumultuoso e Milton, un ragazzino di diciassette anni che è il tuttofare del trio.
I tre si avventurano nelle zone ancora vergini del Texas e nonostante gli intenti pacifici della missione, alcuni elementi delle tribù indiane li osservano a distanza.
Oscar è in fuga dalla famiglia del suo ex amante, morto suicida.
I due infatti hanno portato avanti una relazione omosessuale e a un certo punto la famiglia dell’altro gli ha imposto di non vedere più Oscar.
Quello ha preferito la morte a una simile privazione.
Oscar racconta questa storia a Milton, dicendogli che non c’è niente di meglio dell’odore dei ragazzi affamati.
Tra i due nasce un interesse, ma Oscar è recidivo a rispondere alle avances e le provocazioni di Milton, perché questi è troppo giovane.
Poi tutto cambia, perché il ragazzo svela all’uomo il suo enorme segreto.
I disegni sono calzanti e mai banali. Ci sono scene in cui il dialogo si fa da parte, per fare spazio al tumulto dei cavalli, o alle grandi pianure aride, o ancora ai canyon, attraverso cui passano i tre della spedizione.
Alcune scene sono ribaltate, per rendere vivido l’effetto delle fotografie scattate da Oscar, facendoci vedere l’ambiente dal suo punto di vista.
La stessa copertina trasmette il senso di avventura e scoperta, veri leitmotiv di tutta l’opera.
“L’odore dei ragazzi affamati” è un’opera che piacerà a un pubblico che odia le convenzioni e la fissità dei generi letterari.” (Mattia Grossi, Geekarea.it)

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