La stanza di Giovanni
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La stanza di Giovanni

Nel 1956, quando La stanza di Giovanni uscì per la prima volta in America, si sollevò un grande scalpore per il modo esplicito e diretto con cui nel romanzo veniva trattato l’argomento omosessualità, allora, ma talvolta ancora oggi, considerato come un tabù. Molti anni dopo, nel 1984, in un’intervista, Baldwin sente ancora il bisogno di difendersi sostenendo che “La stanza di Giovanni non è veramente sull’omosessualità… È su cosa succede se hai paura di amare un’altra persona”. E ora, a distanza ancora di alcuni anni, leggendo e riflettendo su questo libro tuttora modernissimo non si può fare altro che dargli ragione. Questo è infatti un libro bellissimo sulla difficoltà di amare. Il protagonista David, un giovane americano che vive a Parigi, dove si svolge tutta la storia, si trova al centro di un complesso intreccio di rapporti umani; è infatti amato da una donna, Hella, anche lei americana espatriata come lui, e da un giovane emigrato italiano, Giovanni. Tutti e due vogliono conquistarlo e legarlo a sé per la vita, ma si scontreranno con la sua totale incapacità di scegliere, che altro poi non è che la sua inadeguatezza a rapportarsi in modo autentico con gli altri, uomini o donne che siano. Il libro si chiude nel giorno in cui verrà eseguita la condanna a morte di Giovanni, che ha ucciso un uomo, mentre Hella è appena ripartita per l’America abbandonando ogni speranza di una normale vita in comune con David che, rimasto solo, anche di fronte al dramma della morte dell’amico non riesce a comunicare dolore, ma solo autocommiserazione inconsapevole del male che ha fatto agli altri.

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