Mart Crowley

Mart Crowley
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  • Data di nascita 21/08/1935
  • Luogo di nascita Mississippi/USA/Vicksburg

Mart Crowley

Mart Crowley (Edward Martino)

Drammaturgo, sceneggiatore e produttore americano, Mart Crowley ha visto il suo lavoro di debutto “The Boys in the Band” del 1968, portato poi sugli schermi da William Friedkin (‘Festa per il compleanno del caro amico Harold’, 1970), diventare inaspettatamente il più grande e controverso testo teatrale gay del ventesimo secolo. Purtroppo nei suoi lavori successivi egli non è più stato in grado di ripetere il successo iniziale e tutta la sua carriera è rimasta legata al ricordo di quel suo successo iniziale.
Crowley è nato nel sud degli Stati Uniti a Vicksburg, una piccola cittadina nel Mississippi, il 21 agosto 1935, figlio unico di Edward Joseph e Pauline Crowley. Il padre, cattolico irlandese, era proprietario di un circolo maschile il “Crowley Smoke House” dove si poteva giocare a biliardo e praticare sports. Entusiasta di football, egli portava regolarmente il figlio (molto meno entusiasta) alle partite. Entrambi i genitori erano alcolizzati e la madre soffrì per anni di dipendenza da droga e di varie malattie. Fin da ragazzino Mart aveva imparato a fuggire dai suoi problemi familiari sviluppando una precoce passione per il cinema e poi per il teatro.
Crowley fece i suoi studi secondari presso la scuola cattolica maschile St. Aloysius di Vicksburg. Ad allora forse risalgono le sue prime ansietà sessuali: in seguito egli racconterà nei suoi lavori teatrali storie di educazione cattolica soffocante, omosessualità repressa ed abusi sessuali anche per mano di religiosi. Nasce in quel periodo il suo interesse per il disegno di scene teatrali e di costumi. Uno dei suoi risultati migliori fu allora il set per una rappresentazione di “Billy Budd” con protagonista il suo compagno di scuola John Voight..
L’estate successiva al suo diploma, a 17 anni , egli, mentendo a suo padre, si reca a Los Angeles con un amico, affitta un appartamento e si trova un lavoro da lavapiatti nella speranza di riuscire ad andare a studiare cinema alla UCLA. Poi però il padre lo convince a frequentare la Catholic University of America a Washington, che aveva un importante dipartimento teatrale. In quella università Crowley decide di diventare uno scenografo e intanto passa i suoi weekend a New York per vedere opere teatrali e film.
Nel 1955 mentre passava le vacanze natalizie con i suoi, Crowley ebbe l’occasione di conoscere il suo regista preferito, Elia Kazan, che stava girando li vicino, nel delta del Mississipi, il film “Baby Doll”. Kazan invitò Crowley ad andarlo a trovare a New York finiti gli studi. Così nel 1957, dopo la laurea in teatro (recitazione e dramma), Crowley si trasferisce a New York determinato a lavorare per il teatro e a non tornare più a Vicksburg. Fu una collaboratrice di Kazan, Roberta Hodes, supervisore della sceneggiatura di Baby Doll, a dare a Crowley un primo lavoro, come assistente alla produzione in “The Last Mile”(1959). Crowley fu poi assistente alla produzione in ‘Pelle di serpente” e ‘Venere in visone’, per poi raggiungere Kazan sul set di “Splendore sull’erba” (1961). In quell’occasione incontra Natalie Wood ed il suo futuro marito Robert Wagner e diventa molto amico della coppia. Finito il film, la Wood invitò Crowley a seguirla come suo assistente personale a Los Angeles. Parte del suo lavoro era di leggere sceneggiature e libri inviati all’attenzione della Wood. Tra questi Crowley lesse il racconto di Doroty Baker “Cassandra at the wedding” e decise di scriverne la sceneggiatura, la Twentieth Century Fox ne acquistò i diritti nel 1962 e fu anche trovato il regista per il film, ma all’ultimo momento il progetto fallì. Nei sei mesi successivi Crowley lavorò per la Four Star Television dove scrisse diversi soggetti per Betty Davis (come l’episodio pilota per una serie televisiva‘The Decorator’). nessuno dei quali realizzato. Dopo un altro film non prodotto dalla Paramount Picture, Crowley se ne andò in Messico, dove passava gran parte del suo tempo ad ubriacarsi. Al suo ritorno la Wood si offrì di pagargli sei mesi di cure psichiatriche. Senza lavoro, denaro e prospettive, nell’estate del 1967 Crowley dovette lasciare il suo appartamento e accettò l’ospitalità dell’attrice Diana Lynn, nella cui casa in cinque settimane scrisse “The Boys in the Band”.
In un primo momento anche The Boys rischiò di non arrivare al pubblico, ma grazie all’interessamento dell’allora compagno della Wood, Richard Gregson , attirò l’attenzione del drammaturgo e regista teatrale Edward Albee e del produttore Richard Barr fondatori del “The Playwrights Unit Workshop” un’istituzione che promuoveva la rappresentazione sperimentale di testi di giovani talenti . Il successo del workshop incoraggiò Barr e Charles Woodward a produrlo in un normale teatro Off-Broadway. Diretto da Roberyt Moore, “The Boys in the Band” fu rappresentato per la prima volta il 14 aprile 1968 al Theatre Four, ricevendo una critica entusiasta e buona risposta di pubblico, fu quindi rappresentato per ben 1001 volte. Dal 1969 fu rappresentato a Londra al Wyndham Theatre. Nel 1970 Crowley produsse e sceneggiò la versione cinematografica di “The Boys in the Band” diretta da William Friedkin e recitata dallo stesso cast della versione teatrale. Nel 1993 in occasione del suo 25 esimo anniversario, The Boys fu rappresentato con grande successo a Los Angeles al Fountain Theatre; ma allora cinque dei nove ‘boys’ originali, cosi come il regista ed entrambi i produttori, erano morti per complicazioni conseguenti all’infezione HIV. Nel 1999 l’Associazione dei critici teatrali americani incluse “The Boys in the Band” in una lista dei venticinque lavori teatrali più significativi del ventesimo secolo.
La storia, ambientata in un appartamento di New York, ha come protagonista Michael, cattolico, proveniente da un piccola cittadina del sud , omosessuale non del tutto accettato ed ex alcolista, tutto proprio come l’autore. Michael riceve i suoi amici, tutti gay, in occasione del compleanno di uno di loro. La festa è però sconvolta dall’ imprevisto arrivo di Alain, un ex compagno di università di Michael, eterosessuale e bisognoso di sostegno morale. Michael, è acido ed aggressivo con tutti, è razzista con il suo ospite di colore Bernard, umilia il super effeminato Emory e cerca in tutti i modi di smascherare la presunta omosessualità repressa di Alan. Solo Harold, il festeggiato, riesce a tenergli testa nel suo gioco al massacro, invitandolo implicitamente ad accettarsi prima di distruggere se stesso e tutti quelli che hanno a che fare con lui.
‘The Boys’ fu il primo testo teatrale (e poi film), che analizzava seriamente le vite e i sentimenti di una comunità composta da personaggi apertamente gay e il pubblico gay lo accolse subito con favore, ma in seguito il giudizio è diventato più controverso, gli è stato in particolare rimproverato di aver utilizzato nella caratterizzazione dei personaggi, vecchi stereotipi negativi come l’omofobia interiorizzata, l’ effeminatezza ostentata e la promiscuità sessuale. Crowley ha difeso il suo testo, definendolo un lavoro frutto dei suoi tempi, concepito in un’epoca precedente alla rivolta dello Stonewall (28 giugno 1969) e alla diffusione dell’ AIDS. La mancanza di autostima del protagonista era provocata dall’ interiorizzazione degli atteggiamenti omofobici presenti nella società americana del tempo, un periodo in cui gli omosessuali erano ancora perseguitati dalla polizia, additati come malati mentali, condannati dalla Chiesa Cattolica, e respinti dai propri genitori. Crowley ha fatto anche notare che la maggior parte dei personaggi di The Boys esprime positivamente la propria omosessualità: ad esempio Hank è seriamente impegnato con Larry e ha lasciato per lui sua moglie; Harold accetta molto bene la propria omosessualità e non la nasconde, e anche Emory il personaggio più effeminato del gruppo, è molto positivo, perché non nasconde mai quello che è.
I drammi teatrali di Crowley hanno tutti numerosi elementi autobiografici. Nella sua introduzione a “ 3 Plays by Mart Crowley (The Boys in the Band, A Breeze from the Gulf e For Reasons That Remain Unclear)” riferendosi a The Boys egli dice: ” Tutti i personaggi sono basati su persone che io conosco bene, oppure sono degli amalgami di diverse persone che ho conosciuto con in più una gran parte di me mischiata nel tutto” .
Il secondo lavoro teatrale di Crowley, ‘Remote Asylum’, prodotto nel 1970, ricevette critiche sfavorevoli e venne presto tolto dal cartellone. Vi si parlava di abuso di droga, alcool e sesso e aveva come protagonisti due coppie eterosessuali e un omosessuale, Michael, il personaggio centrale di The Boys..

Il suo terzo lavoro teatrale ‘A Breeze from the Gulf’ (1973), ricevette critiche migliori, ma non ebbe successo di pubblico e fu rappresentato solo per sei settimane. Con Breeze Crowley disse di aver voluto confrontarsi con tutti i fantasmi del suo disastrato background familiare. Il protagonista, ancora Michael, è un adolescente che vive in una cittadina del Mississippi, estraneo all’ambiente in cui vive e con un disperato desiderio di fuggire, che passa attraverso tentativi di suicidio, rimorsi, disillusioni, un educazione religiosa ingombrante, molestie sessuali subite per mano di uno zio e la crescente consapevolezza della sua omosessualità .
Nel corso degli anni ‘70 Crowley ha vissuto del denaro guadagnato da ‘The Boys in the Band’ e, come ha affermato in seguito “è stato solo in giro per il mondo e ha bevuto troppo”. Dopo un soggiorno di due anni nel sud della Francia, grazie all’interessamento di Natalie Wood e del marito Robert Wagner, nel 1979 torna a Hollywood per lavorare per la rete televisiva ABC, prima come responsabile per le sceneggiature di serie televisive come “Hart to Hart”, dove la Wood e il marito erano protagonisti, poi come produttore e lì rimane sino al 1983. In quegli anni ha scritto diversi adattamenti per la televisione tra cui uno tratto dal libro di James Kirkwood ‘There Must Be a Pony’ (Forse ci sarà un pony) , realizzato dalla ABC nel 1986 con Elisabetjh Taylor e Robert Wagner.
Torna al teatro solo nel 1984 con ‘Avec Schmaltz’, un piccolo dramma autoprodotto. Il successivo lavoro teatrale ‘For Reasons That Remain Unclear ‘, pubblicato nel 1993, aveva come protagonista uno sceneggiatore 45enne a Roma per un film, che incontra casualmente il prete che lo ha molestato da ragazzo. Crowley ha dichiarato che la storia è una versione modificata della propria esperienza. Rappresentato in un teatro nel Maryland, ‘For Reasons That Remain Unclear ‘ avrebbe dovuto essere rappresentato per un anno, ma la produzione fu presto abbandonata e in seguito venne rappresentato in pochi teatri minori.
Crowley è poi tornato a lavorare come sceneggiatore cinematografico ma sempre con scarsa fortuna.
Nel 1995 Crowley appare nella versione cinematografica del libro di Vito Russo ‘Lo Schermo Velato’ ‘The Celluloid Closet ‘(1995).
Nel 2002, dopo diversi anni di gestazione ha la sua prima a San Francisco ‘The Men from the Boys’. sequel di ‘The Boys in the Band’, ambientato 30 anni dopo nello stesso appartamento di New York dove si era svolta la famosa festa di compleanno. Questa volta è però il luogo per la commemorazione di Larry, morto di cancro. Tornano sette dei nove protagonisti originali, e sono stati aggiunti tre più giovani che si confrontano con quelli che ora sono diventati la vecchia generazione gay. Protagonista è sempre Michael, che ancora non accetta di essere nato omosessuale. Il lavoro ha piuttosto deluso la critica per la mancanza di evoluzione dei personaggi rimasti quasi immutati dopo 35 anni.
Nel 2009 è uscito il documentario “Making The Boys” di Crayton Robey, che ha ripercorso quarant’anni dopo la storia di come ‘The Boys in the Band’ sia passato dal testo scritto, al palcoscenico teatrale e agli schermi cinematografici, diventando di fatto un prezioso documento storico della vita degli uomini gay a metà del ventesimo secolo. Tutto il racconto è inquadrato all’interno della parallela commemorazione del quarantesimo anniversario della rivolta dello Stonewall.

Mart Crowley è presente in queste opere:

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