Plagio

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Plagio

Recentemente distribuito in dvd dalla CG, film molto particolare, una vera chicca ingiustamente dimenticata da tanti, che a suo modo ricostruisce gli umori e le ansie di un momento storico delicatissimo.
Angela (Mita Medici) e Massimo (Alain Noury) sono due studenti dell’università di Bologna che si amano. Un giorno salvano da un pestaggio Guido (Ray Lovelock) il quale, pur ricco in quanto erede di una grande fortuna, vive con sofferenza la sua gioventù: è orfano (i genitori sono morti in un incidente d’auto) e si sente solo e incompreso sin da bambino, anche perché la madre dedicava le sue attenzioni solo al marito.
Anche se inizialmente il comportamento di Guido appare stravagante, ben presto i tre diventano amici. Affascinato dall’amore puro che c’è fra Massimo e Angela, Guido mette a sua disposizione la propria casa, dove i due possono godere in libertà dei momenti di intimità. Ma quando Massimo va a studiare a Rimini, Guido ne approfitta per fare l’amore con Angela; come se non bastasse, al ritorno dell’amico non fa niente per nascondere il loro rapporto, anzi fa apposta che Massimo li colga in flagrante. Molto turbato, Massimo ritorna a Rimini, nonostante Guido gli faccia capire che non c’è niente di male che Angela voglia bene a tutti e due. Alfine però Massimo cede ai due, venuti apposta a Rimini, e così inizia un ménage à trois nella bellissima villa di Guido. Un tragico evento, che non si sa fino a che punto sia una fatalità, spezza definitivamente questa situazione.
Rare volte un film è figlio della propria epoca come questo. Già il titolo, a ben vedere, è significativo: si tratta di un titolo forte, che rimanda a un fatto importante accaduto in quei giorni, quando sui giornali campeggiavano le notizie sul processo che vide condannato Aldo Braibanti per plagio (di fatto l’unico condannato in Italia per questo reato introdotto in epoca fascista). Certamente la cosa dà un senso ancora più malizioso al rapporto fra i tre, con Lovelock il quale, grazie alla sua ricchezza e ai suoi modi persuasivi, induce gli altri due ad assecondare i suoi desideri.
Detto ciò, la storia è inframezzata da scene, il più delle volte in color seppia, che ricordano con efficacia le accese manifestazioni studentesche, l’occupazione delle università e in generale la forte impronta politica che dominò la società di quegli anni. E anche se queste scene interagiscono solo in parte con le vicende dei protagonisti creano comunque uno sfondo che dà sufficiente tensione e che aiuta a capire l’altra rivoluzione in atto: quella dei costumi. In quegli anni la società italiana stava infatti sperimentando le gioie di una maggiore libertà in campo sessuale, aprendo le porte ad amori prima ritenuti innominabili, come l’omosessualità o i rapporti a tre.
Certo, rivisto oggi a 43 anni di distanza, il film appare innegabilmente datato e anche colorato da una forte ingenuità, ma all’epoca Capogna (scomparso prematuramente nel 1977) mostrò un indubbio coraggio nel raccontare una storia così intrigante, di un giovane bellissimo che crea scompiglio in una coppia di fidanzatini per poi sedurli. Quest’ingenuità è esasperata anche da altre cose: una regia e delle recitazioni non sempre all’altezza, il doppiaggio discutibile (a volte ridicolo) di Noury, le frasi troppo romantiche e languide di Guido. Ma proprio queste ultime avvolgono la vicenda in preziosa, delicata atmosfera di voluta malinconia che anticipa lo splendido La prima notte di quiete di Valerio Zurlini. C’è dunque un taglio poetico e drammatico che ricorda come nella gioventù sessantottina, oltre al bisogno di contestazione, esistesse anche altro, almeno in qualcuno: un senso cocente di disillusione, la sensazione acerba di ferite che non si rimarginano così come il desiderio di amare e di essere amato. Cosa che è alla base dell’amore, probabilmente ricambiato, che Guido prova per gli altri due.
Per quanto riguarda il sesso, Plagio sfrutta la breccia che si era aperta in quegli anni con i film di Caprioli, Visconti, Fellini e Pasolini. E anche qui – proprio come Terence Stamp in Teorema – il corpo nudo di Lovelock, bellissimo e dal pallido volto, è il magnete che attrae l’occhio dei suoi amici come dello spettatore. Viceversa, per il rapporto fisico a tre bisogna contentarsi di mani che si sfiorano, ma non è poco considerato i tempi.
Fra gli extra che arricchiscono il dvd brillano due interviste a Mita Medici e a Ray Lovelock. Quest’ultimo – che due anni prima si era fatto notare in Se sei vivo spara, un western un po’ camp, in cui è un giovane violentato da un gruppo di cowboy – rivela episodi sfiziosi, come il fatto che si fosse eccitato veramente nella scena in cui fa sesso con la prostituta Edera (Cosetta Greco) e come il film in Giappone sia diventato oggetto di culto straordinario. Chissà poi perché… Bella la fotografia, il montaggio e la colonna sonora, con la bellissima Che vuole questa musica stasera di Peppino Gagliardi. (Vincenzo Patanè)

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