Lo schermo velato

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Lo schermo velato

Prendendo lo spunto dal libro omonimo di Vito Russo, il film ripercorre, con interviste e spezzoni, i modi in cui l’omosessualità è stata raccontata dal cinema: con grande libertà negli anni del muto; con evidenti censure ai tempi del codice Hays; con sofferta partecipazione in tempi più recenti, quando l’omosessualità ha conquistato il suo diritto alla visibilità. Il film ha soprattutto il merito di smascherare i messaggi consci, inconsci o addirittura subliminali, il sottotesto, la mimesi e le decodificazioni che si celavano, per l’appunto velati, negli interstizi delle immagini, o ad esse contigui. I concetti di sessualità di maschile e femminile, di ‘normalità’ mutavano e si articolavano al passo con l’industria hollywoodiana.

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9 commenti

  1. thediamondwink

    Dagli albori del cinema ai giorni nostri, un eccezionale documentario che racconta la nascita dei primi film omosessuali azzoppati dalla censura degli anni ’50, quella censura che dettava legge su come dovevano essere visti e interpretati i ruoli gay al cinema…”Hollywood, grande creatice di miti, stabiliva ciò che le persone eterosessuali dovevano pensare dei gay” … patetico ma reale. Un documentario che dovrebbe essere visto da tutte quelle persone che non conoscono la realtà posta dietro a quella censura hollywoodiana, come sempre dettata dalla chiesa cattolica, che detta sempre legge in qualsiasi campo sociale imprigionando le menti degli stolti. Consiglio, per chi non lo conoscesse, anche un libro, “Quando eravamo froci”, che racconta, più o meno, della stessa censura cinematografica avvenuta in italia nei confronti dei gay e della vita omosessuale dal dopoguerra…molto interessante.

  2. Questo documentario è imprescindibile non solo per gli omosessuali, ma per tutti coloro che amano il cinema. Ci sono un sacco di notizie interessantissime e interviste a chi la storia del cinema (gay o meno) l’ha fatta per davvero. Cult.

  3. zonavenerdi

    Un percorso della figura omosessuale nel mondo del cinema tra ipocrisia dell’industria del celluloide e l’acquisire dei diritti nella società … Bel documentario, ma i veri film sono un’altra cosa …

  4. Di certo un interessante spaccato della storia della comunità gay vista atraverso l’occhio della celluloide… A me è piaciuto ed anche a molti miei amici, io consiglio a chi è interessato all’argomento di guardarlo perchè non credo se ne pentirebbe.

  5. terzo piano

    Chi è amante della storia del cinema gay deve assolutamente avere questo documentario, racconta i migliori film gay e intervista le star che hanno contribuito a farli. Vedetelo!

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Lo Schermo Velato è un saggio cinematografico che ripercorre la storia del cinema attraverso gli spezzoni di oltre cento film evidenziando i rapporti che da un primo breve filmato della Edison del 1905 al contemporaneo “Philadelphia” sono intercorsi tra cinema e omosessualità. Epstein e Friedman si concentrano in special modo sul periodo classico del cinema americano (anni ’30, ’40 e ’50), quando qualunque rappresentazione dell’omosessualit¦ veniva regolarmente censurata sullo schermo.
Attraverso la voce narrante di Lily Tomlin e le testimonianze di attori, registi e sceneggiatori (molti nomi famosi, tra cui Tony Curtis, Shirley MacLaine, Whoopi Goldberg, John Schlesinger) si cerca di strappare il velo a una sequela di immagini che potevano essere solo vagamente allusive, ambigue circa determinate questioni sessuali. Qui, però, e soprattutto a livello estetico, sorgono i problemi del film. L’intento degli autori, attraverso un montaggio estremamente “guidato” delle immagini (niente a che vedere con il nostrano “Blob”), in pi di una occasione puo’ sembrare forzato, ma soprattutto quello che risulta inaccettabile è lo svelamento continuo e pedissequo di un presunto e un po’ terroristico senso nascosto dietro ad ogni immagine. Isolati opportunamente determinati frammenti di un film, spiegatoci perbenino il tutto, ecco che con grande intelligenza e spiritosa malizia siamo pronti a capire di cosa parlavano John Ireland e Montgomery Clift (nel “Fiume rosso”) quando si complimentavano le pistole. Si cerca in ogni modo di dominare ogni ambiguità, di ingabbiarla in un ben determinato senso e si finisce per far lettera morta di tanti meravigliosi momenti di cinema.

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