Furyo

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In un campo di concentramento giapponese a Giava, nel 1942, Il comandante (Ryuichi Sakamoto), frustrato per non essere al fronte a morire per l’imperatore, non riesce a combattere il fascino che esercita su di lui un ufficiale inglese (David Bowie). Dalla scena iniziale di una guardia che è forzata a suicidarsi per avere stuprato un prigioniero entriamo nel clima torbido e ambiguo di tutto il film che supera comunque la chiave di lettura omosessuale: il desiderio non vive attraverso due uomini ma attraverso due culture e due tradizioni. Il film diventa un’intensa ed emozionante riflessione sull’irrazinalità della guerra e delle passioni, sulla ferocia e l’insensatezza della giustizia. Da antologia la scena del bacio tra i due protagonisti. Favolosa la colonna sonora di Bowie.

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5 commenti

  1. zonavenerdi

    Non amo i film con ambientazione militare e non nutrivo grandi speranze per questo film, invece minuto dopo minuto mi ha conquistato, come un diesel. Un pregiudizio il mio creato anche dalla scheda soprastante che diceva che era giapponese, invece dopo essermi documenmtato ho scoperto che è un film inglese. Ho passato intere decine di minuti a chiedermi come facevano i giapponesi a parlare così male di se. Va bene essere autocritici, ma mi pare troppo. La trama come ho detto carbura col tempo e gli attori sono bravi.

  2. Valmònt

    Questo film non mi è piaciuto per niente, perché non amo i film che si svolgono in ambienti militari, e un film della durata di ben 2 ore che si svolge tutto tra militari, senza personaggi femminili…beh, è una cosa che ha reso il film particolarmente pesante. Poi questi giapponesi urlano e sbraitano come dei cani inferociti…e la cosa mi ha disturbato non poco, così come tutte le scene di violenza, particolarmente crude. Molti dialoghi sono in giapponese, e nella versione che ho visto io, non c’erano sottotitoli in italiano, per cui…la cosa mi ha snervato ancora di più. Inoltre non mi pare un film da 3 GGG, cioè tutto gay; al massimo 2! La colonna sonora, però, cioè la sigla d’apertura…è un classico, un brano davvero meraviglioso.

  3. Soledad

    Quando ho realizzato – dopo due giorni di ricerche – che questo film è praticamente introvabile, sono caduta nello sconforto più nero. Non so se di più per Bowie o per Sakamoto. Sapete dove poterlo recuperare? ç_ç

  4. queenbitch

    Desidererei apporre una rettifica a proposito della colonna sonora: questa, peraltro favolosa, non è stata composta da David Bowie, come erroneamente riportato a termine del commento flash, bensì da Ryuichi Sakamoto.

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Isola di Giava, anno 1942. Il film inizia con un episodio di orrore e di forte premonizione, per creare l’ambiente di un campo di concentramento giapponese per prigionieri inglesi di quegli anni e di quel luogo: un giovane coreano, guardia del campo, è costretto al kara-kiri, presenti prigionieri e sorveglianti, per aver violentato un prigioniero olandese. L’unico prigioniero a conoscenza della lingua giapponese, il maggiore inglese Lawrence, viene percosso in modo brutale per aver tentato di opporsi all’atroce rito. E’ il macabro prologo che introduce lo spettatore nella ordinaria temperie del campo: disperata e tesa. Comandante del campo è il duro capitano giapponese Yanoi, coadiuvato dal rozzo sergente Hara. Responsabile dei prigionieri il colonnello inglese Hicksley. L’ arrivo dell’indomito e, irriducibilmente, renitente maggiore Jack Celliers, dell’armata britannica, catturato durante un rastrellamento, reca un supplemento di tensione nella vita già difficile e disumana del campo. Yanoi e Celliers: due personalità, due opposti sensi d’onore, due contrastanti “Weltanschaung” si scontrano e si attraggono simultaneamente, per l’orgoglioso senso di sè che li accomuna, simboleggiato dall’ambiguo tipo di attrazione che uno ha per l’altro. Le prove di forza da parte di Yanoi e quelle di provocatoria renitenza da parte di Celliers si moltiplicano a ogni occasione: una radio scovata negli alloggiamenti dei prigionieri; il tentativo di sopprimere nel sonno Celliers da parte di un giapponese morbosamente geloso di Yanoi; l’ingiunzione di un lungo digiuno fatta da Yanoi per ristabilire la disciplina nel campo; l’ostinata determinazione di Yanoi di avere dal colonnello Hicksley informazioni circa eventuali esperti d’armi presenti fra i prigionieri… Ne conseguono ordini di adunata e appelli con minacce, obbligo indiscriminato di presenziare a punizioni, esecuzioni, kara-kiri e altre atrocità. La tensione nel campo raggiunge il parossismo. L’unico a tentare di ridurla – se pure con scarso risultato – è il maggiore Lawrence. Finchè Celliers mentre Yanoi punta la pistola su Hicksley, che si rifiuta irriducibilmente di rivelare nomi di esperti, ricorre per salvarlo all’unica arma in suo potere: la morbosa attrazione che Yanoi prova segretamente per lui. Così lo bacia davanti a tutti sulle due guance, smascherando la passione latente del mitico samurai e distruggendone l’onore di fronte ai subalterni, ma firmando nel tempo stesso la propria atroce condanna a morte. Dopo di che tutto precipita nel campo. Uno spiraglio di speranza verso tempi migliori si apre solo a guerra finita e a ruoli storici invertiti, nel “Merry Christmas” che il sergente Hara rivolge dalla cella a Lawrence, prima di subire l’esecuzione capitale da parte di inglesi e alleati come “criminale di guerra”, vittima a sua volta di avversari convinti di “aver ragione”, come ottusamente ne era convinto egli stesso a Giava, ieri.

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