Un bacio

Fuochi d’artificio nel cinema italiano. La lista dei buoni film nostrani continua ad allungarsi, questa settimana decisamente con “Un bacio” di Ivan Cotroneo (scritto assieme alla felice penna di Monica Rametta), che aggiunge il tassello adolescenziale allo specchio dell’Italia contemporanea. Tratto da un suo racconto, Cotroneo (scrittore, sceneggiatore tv e cinema, traduttore) decide di percorrere la strada principale dell’età ingrata, non raccontando ma facendo raccontare a tre sedicenni cosa vuol dire sentirsi diversi a quell’età. E’ la grandezza di “Un bacio”, questo sguardo non dall’alto, calibrato ad altezza liceale tanto da far scorrere un brivido di lontana disturbante memoria in ogni spettatore. Un film che, per assurdo, mi fa pensare ad “Inside out” per la funzione catartica che potrebbe avere nei confronti del suo pubblico più giovane: scoprire che la diversità si può dire, condividere. Che ciascuno, a modo suo, è un diverso e “vive la difference”. La fotografia di Luca Bigazzi così come le scelte di regia di Cotroneo sono moderatamente anticonvenzionali, emozioni che si trasformano in animazione, sogni e realtà che giocano a sovrapporsi. Il cast è senz’altro la parte più forte del film, con tre protagonisti (Rimau Grillo Ritzberger, Valentina Romani e Leonardo Pazzagli) diretti alla perfezione. La scrittura non sbava mai. A parte nel finale, a nostro avviso risolto troppo velocemente, troppo sinteticamente. Lì, in ciò che avrebbe potuto essere, manca qualcosa. Unico neo di un film di felicissimo respiro.

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