Al vecchio Marcel Marx, lustrascarpe nei pressi della stazione ferroviaria di Le Havre (ma che in gioventù era stato uno scrittore), accadono in contemporanea due fatti del tutto eccezionali. Una sera, di ritorno a casa, Marcel incontra sotto un ponte un ragazzino di colore, Idrissa, appena sfuggito, unico della sua famiglia, all’internamento in un campo profughi, dopo che la polizia aveva fatto irruzione nel porto, in un container pieno di clandestini africani diretti in Inghilterra. Marcel decide di nascondere il ragazzo a casa sua. Intanto però sua moglie, da tempo sofferente, viene ricoverata in ospedale, dove scopre di avere un tumore maligno, notizia che tiene nascosta al marito.
La fuga del ragazzo scatena in città una psicosi collettiva e i giornali parlano di lui come di un pericoloso terrorista islamico. Ma inaspettatamente quasi tutti i conoscenti di Marcel: la fornaia, il fruttivendolo e la proprietaria del suo bar preferito, decidono di aiutarlo, come rispondendo ad un comune codice di giustizia, differente dai dettami della legge ufficiale.
Marcel riesce a procurarsi l’indirizzo della madre del ragazzo a Londra e raccoglie il denaro per pagargli un trasporto clandestino attraverso la Manica, organizzando con i suoi amici il rientro sul palco di una scassata ex pop star locale.
Un aiuto inaspettato arriva dal detective di polizia incaricato di ricercare Idrissa. Anche il detective è un uomo del popolo di Le Havre, e risponde allo stesso codice di onore.
Intanto la moglie di Marcel miracolosamente guarisce.
Aki Kaurismaki, e il suo pubblico con lui, non si illude certamente che il bene, la solidarietà e la giustizia debbano trionfare sul male, ma il regista vuole lasciare aperto un piccolo spiraglio irrazionale di speranza: qualche volta, per caso, forse per miracolo, accade anche in questo mondo qualcosa di buono.
Anche stilisticamente molto curato, nella tradizione dei film francesi del passato, dai capolavori come ‘Il porto delle nebbie’ di Marcel Carnè, ai film di Maigret.
Un film da non perdere.
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