• G. Mangiarotti

Millennium - Uomini che odiano le donne

David Fincher è il grande regista di film come Seven, Zodiac, Fight Club fino all’ultimo e bellissimo The Social Network. In questo Millennium, tratto dal primo libro della saga di Larson che in tutto il mondo ha venduto più di 50 milioni di copie in 46 Paesi, si fa apprezzare per uno stile accurato, una suspence buona (in due ore e mezzo non si guarda mai l’orologio), ma ci lascia un po’ perplessi davani alla costruzione dei personaggi e allo sviluppo dei loro rapporti. Forse il difetto è più nella sceneggiatura che nella regia. Nonostante che il film ci sia sembrato molto fedele al romanzo originario, almeno nella trama della vicenda, le dinamiche interiori dei due protagonisti ci appaiono spesso inspigabili e contradditorie. Il regista in proposito ha dichiarato: “Volevo che questo film raccontasse la storia di due persone che si aiutano a vicenda in un momento drammatico della loro vita. Volevo analizzare il rapporto fra queste due persone da un’ottica sessuale: non sono amanti, non sono amici. Questo credo sia un aspetto che rende diverso il mio film rispetto a quello svedese“. E’ vero, in questo il film è diverso dal libro, ma non ci sembra migliore o più credibile o più profondo. Anzi. La brava Rooney Mara, candidata agli Oscar, ci viene presentata nelle prime scene (che però sono a film già parecchio avanti) come una ragazza diversa (si dice “in tutti i sensi“), che frequenta un locale lesbo dove bacia la sua ragazza e che si fa trovare al mattino a letto con la medesima che poi saluta teneramente quando se ne deve andare via. Purtroppo il personaggio lesbo del film finisce qui, da adesso in avanti avremo una ragazza originale, forte e determinata, invincibile nel suo lavoro di hacker, ma sempre più innamorata dell’uomo (un sempre affascinante Daniel Craig, tornato finalmente in panni più umani e credibili) col quale lavora per indagare su una misteriosa scomparsa avvenuta vent’anni prima. La sua conversione da lesbica ad etero la porta persino a fare un coming out all’incontrario con l’anziano padre, nella convinzione di farlo finalmente contento. Nel film non mancano le scene di sesso bollente tra i due protagonisti, con l’ex lesbica che ora assale letteralmente il suo maschio, probabilmente per recuperare il tempo perduto e, soprattutto, per la gioia degli spettatori etero. Insomma la nostra bella eroina si innamora veramente, e come tutte le brave donne, sogna un futuro e una vita con l’uomo che ama… Non possimo dirvi come andrà a finire questa storia, che comunque rimane in territorio Liala, indegna di un autore come Fincher.
Se non avete visto la versione scandinava di Oplev e Alfredson, uscita appena lo scorso anno, vi consigliamo senz’altro la visione di questo film, più luccicante e più adatto ad un pubblico abituato al cinema americano, ma non aspettatevi il capolavoro che tanta critica ha declamato, critica che negli USA ha dovuto aspettare il primo giorno d’uscita del film per pronunciarsi, dopo mesi di battage pubblicitario. Alla fine però i produttori del film hanno dichiarato che si aspettavano un successo assai maggiore negli USA, avendo incassato solo 100 milioni di dollari contro un budget di 90 milioni.

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