• Sandro Avanzo

L'attesa

Esordio nel lungometraggio di Pietro Messina posto nella competizione principale della Mostra veneziana col suo “L’attesa”. Partendo dall’idea già sviluppata da Pirandello nel dramma “La vita che ti diedi”, narra le vicende di una giovane ragazza francese, Jeanne, che arriva in Sicilia alla vigilia di Pasqua per raggiungere il fidanzato, senza sapere che lui è appena morto. La madre del ragazzo, sconvolta dall’ improvvisa perdita del figlio farà di tutto per tenere la ragazza all’oscuro dell’accaduto. Opera dai ritmi lenti e meditativi, il film è stato accolto male dal pubblico e da buona parte della critica, soprattutto da quella più giovane che si esprime on-line, anche se possiede un buon impianto di struttura e uno stile in cui si riconoscono i tratti dei maestri con cui Messina ha lavorato (Sorrentino in primis). In particolare risulta interessante il tema dell’elaborazione del lutto portata avanti attraverso la rimozione della realtà. Ma è il procedere per possibili opposizioni di coppie che ci ha particolarmente convinti. La madre in relazione alla ragazza (entrambe francesi – Juliette Binoche e Lou de Laâge – in una terra a loro straniera), la madre in relazione al maggiordomo che chiude la casa con i rituali e le leggi del lutto (è il contrasto tra il femminile e il maschile), la coppia mancata di Jeanne e del fidanzato deceduto in contrasto con la felicità di una coppia di ragazzi gay incontrati durante un bagno al lago. Non che la presenza di costoro sia fondamentale nello svolgimento della vicenda, ma è comunque un momento di grande poesia e profonda dissonanza. E al di là di ciò basterebbe la presenza di un’intensissima e dolente Binoche per compensare la spesa del biglietto d’ingresso

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