Dalla rassegna stampa Giustizia

Diffamò gay, dottoressa condannata

«È una sentenza storica — dice Alessandro Battaglia, del Coordinamento Torino Pride — mai è successo che un’associazione Lgbt venisse ammessa a un processo per diffamazione»

Diffamò gay, dottoressa condannata

Il tribunale di Torino ha condannato Silvana De Mari, medico di 65 anni, imputata per diffamazione ai danni dei gay e del movimento Lgbt per avere sostenuto che l’omosessualità è contronatura. Dovrà pagare una multa di 1.500 euro e una provvisionale di 2.500 al Coordinamento Torino Pride e a Rete Lenford. Il giudice, Melania Eugenia Cafiero, ha assolto l’imputata da alcuni casi. Il pubblico ministero, Giuseppe Riccaboni, aveva chiesto la condanna a una multa di mille euro, l’avvocato Mauro Ronco, l’assoluzione. «È una sentenza storica — dice Alessandro Battaglia, del Coordinamento Torino Pride — mai è successo che un’associazione Lgbt venisse ammessa a un processo per diffamazione».


da Il Fatto

Silvana De Mari condannata per le sue frasi contro la comunità Lgbt. Disse: “L’omosessualità è contro natura”

L’autrice è stata condannata per diffamazione e dovrà pagare una multa di 1500 euro. Per il giudice “offendeva in più occasioni l’onore e la reputazione delle persone con tendenza omosessuale” e sosteneva che “tollerare l’omosessualità equivale ad accettare la pedofilia”

di Andrea Giambartolomei

Il suo nome è diventato molto noto per gli interventi critici contro la comunità Lgbt e gli omosessuali. Secondo lei l’omosessualità è “contro natura”, accostabile anche al satanismo. A darle sostegno, anche oggi in aula, c’erano invece simpatizzanti dei movimenti Pro Vita e del Popolo della Famiglia. La dottoressa Silvana De Mari, 65 anni, autrice di libri fantasy ha subito oggi una condanna per le sue affermazioni. Il tribunale di Torino l’ha ritenuta responsabile di diffamazione e le ha inflitto una multa di 1.500 euro, superiore rispetto a quella chiesta ieri dal sostituto procuratore Giuseppe Riccaboni.

Secondo la procura di Torino, De Mari “offendeva in più occasioni l’onore e la reputazione delle persone con tendenza omosessuale” e sosteneva che “tollerare l’omosessualità equivale ad accettare la pedofilia”. Sul suo blog e in alcuni articoli aveva sostenuto che “se si stabilisce che l’omosessualità non è un disordine, allora anche la pedofilia lo può essere altrettanto”. E ancora: “Il movimento Lgbt vuole annientare la libertà di opinione e sta diffondendo sempre di più la pedofilia”. A La Zanzara, trasmissione di Giuseppe Cruciani e David Parenzo su Radio24, aveva dichiarato che i rapporti omosessuali sono una forma di violenza fisica usata anche come iniziazione al satanismo. Il giudice Melania Eugenia Cafiero l’ha ritenuta colpevole di diffamazione per alcune affermazioni, mentre l’ha assolta per altre: quali siano le frasi diffamatorie si saprà soltanto con le motivazioni della sentenza tra trenta giorni.

Stamattina, poco prima della lettura del verdetto, la dottoressa ha tentato un’ultima difesa con alcune spontanee dichiarazioni: “In questo processo è fondamentale parlare della questione di maggiore ‘morbidità’ (indice delle statistiche sanitarie sulla frequenza di una malattia nella popolazione, ndr). Nel momento in cui dico che gli uomini che fanno sesso con altri uomini hanno rischi maggiori di contrarre malattie e tumori, è documentato. Se non ci fossero questi dati questo sarebbe un sacrosanto processo”. De Mari ha anche sostenuto che, in base a dei dati, “nel momento del gay pride le malattie sessualmente trasmissibili aumentano”.

Non è bastato a evitare la condanna, anche se per il suo avvocato, il professore Mauro Ronco, Silvana De Mari “è stata condannata soltanto per una frase rivolta al movimento Lgbt” e non per le frasi pronunciate sui comportamenti omosessuali, quelle in cui denuncia i rischi sanitari. Lei si reputa soddisfatta: “La libertà di critica è salva. Da medico è un mio dovere denunciare i rischi – ha detto dopo la sentenza annunciando il ricorso in appello -. Quello Lgbt è un movimento politico che ho diritto di attaccare”. Dovrà risarcire due associazioni, il Coordinamento Torino Pride e la Rete Lenford, con una provvisionale di 2.500 euro ciascuno. L’avvocato che rappresenta la prima organizzazione, Nicolò Ferraris, si dice soddisfatto della decisione. “È una sentenza storica – afferma l’ex presidente del Coordinamento, Alessandro Battaglia -. A quanto ci consta mai è successo che un’associazione Lgbt venisse ammessa a un processo per diffamazione”. Nonostante la condanna, De Mari non intende indietreggiare. Tuttavia il 21 marzo prossimo dovrà ripresentarsi in tribunale per un altro processo per diffamazione, questa volta ai danni del Circolo “Mario Mieli” di Roma.


da TGCom24

Gay, “lʼomosessualità è contro natura”: condannato medico a Torino

Dovrà pagare una multa di 1.500 e una provvisionale di 2.500 euro al Coordinamento Torino Pride e a Rete Lenford. “Eʼ mio dovere lanciare lʼallarme sanitario”, dice annunciando il ricorso

Il tribunale di Torino ha condannato Silvana De Mari, medico di 65 anni imputata per diffamazione ai danni degli omosessuali e del movimento Lgbt, per avere sostenuto che “l’omosessualità è contro natura”. Dovrà pagare una multa di 1.500 e una provvisionale di 2.500 euro al Coordinamento Torino Pride e a Rete Lenford. Il giudice Melania Eugenia Cafiero ha assolto l’imputata da alcuni casi. La procura aveva chiesto la condanna a una multa di mille euro.

Prima della lettura della sentenza, la dottoressa De Mari è tornata su alcuni aspetti: “In questo processo è fondamentale parlare della questione di maggiore ‘morbidità’. Nel momento in cui dico che gli uomini che fanno sesso con altri uomini hanno rischi maggiori di contrarre malattie e tumori, è documentato. Se non ci fossero questi dati questo sarebbe un sacrosanto processo”.

De Mari ha anche voluto affermare che “nel momento del gay pride le malattie sessualmente trasmissibili aumentano”. Infine ha tentato di confutare un’affermazione: “E’ stato detto che per l’Oms l’omosessualità non è una malattia. L’Oms non è un’associazione medica, ma politica. Certo che l’omosessualità non è una malattia: la scabbia è una malattia”.

“La libertà di critica è salva, mio dovere informare” – “La libertà di critica è salva. Il mio dovere di medico è lanciare l’allarme sanitario”, ha commentato la De Mari. Secondo il suo avvocato, il professore Mauro Ronco, “è stata condannata soltanto per una frase rivolta al movimento Lgbt. Per il resto è una sentenza equilibrata perché la assolve per le frasi pronunciate sui comportamenti omosessuali”. Le motivazioni del Tribunale di Torino saranno disponibili tra 30 giorni. De Mari ha già annunciato il ricorso in Appello.


da Ansa

Gay contro natura, condannato medico

Dottoressa, è mio dovere informare. Pride, sentenza storica

(ANSA) – TORINO, 14 DIC – Il tribunale di Torino ha condannato Silvana De Mari, medico di 65 anni imputata per diffamazione ai danni degli omosessuali e del movimento Lgbt per avere sostenuto che l’omosessualità è contro natura. Dovrà pagare una multa di 1.500 e una provvisionale di 2.500 euro al Coordinamento Torino Pride e a Rete Lenford. Il giudice Melania Eugenia Cafiero ha assolto l’imputata da alcuni casi. Ieri la procura, tramite il sostituto procuratore Giuseppe Riccaboni, aveva chiesto la condanna a una multa di mille euro.
“Nel momento in cui dico che gli uomini che fanno sesso con altri uomini hanno rischi maggiori di contrarre malattie e tumori, è documentato. Se non ci fossero questi dati questo sarebbe un sacrosanto processo”, ha commentando dopo la sentenza la De Mari, secondo cui “nel momento del pride le malattie sessualmente trasmissibili aumentano”.
Il coordinamento Torino Pride parla di una sentenza storica, mentre il difensore della dottoressa, l’avvocato Mauro Ronco, annuncia ricorso.


da Il Messaggero

«Omosessualità contro natura, gay diffondono la pedofilia», dottoressa condannata: multa di 1500 euro

Una multa da 1.500 euro è la condanna inflitta dal tribunale di Torino a Silvana De Mari, medico di 65 anni a processo per diffamazione ai danni degli omosessuali e del movimento Lgbt.

Secondo l’accusa, la donna aveva offeso «l’onore e la reputazione delle persone con tendenza omosessuale» tramite il suo blog e attraverso trasmissioni radiofoniche. In alcune occasioni De Mari aveva associato i movimenti Lgbt alla diffusione della pedofilia, e l’omosessualità al satanismo.

In altre, invece, aveva denunciato i rischi sanitari legati ai rapporti gay. Durante la requisitoria il pm Giuseppe Riccaboni aveva chiesto la condanna a una multa di mille euro senza la sospensione condizionale per il rischio che la dottoressa potesse tenere comportamenti analoghi e, a questo proposito, gli avvocati di parte civile hanno fatto presente che di recente la donna ha reso dichiarazioni dello stesso tenore alla trasmissione televisiva di La7 «8 e mezzo».

«In questo processo – ha detto De Mari in aula nel corso di una dichiarazione spontanea – è fondamentale parlare della questione di maggiore ‘morbilità’. Nel momento in cui dico che gli uomini che fanno sesso con altri uomini hanno rischi maggiori di contrarre malattie e tumori, è documentato. Se non ci fossero questi dati questo sarebbe un sacrosanto processo». De Mari ha anche detto che «nel momento del gay pride le malattie sessualmente trasmissibili aumentano».

La giudice Melania Eugenia Cafiero ha ritenuto la donna colpevole per alcune affermazioni e l’ha assolta per altre. Il difensore, l’avvocato Mauro Ronco, ritiene che De Mari sia stata condannata «soltanto per una frase rivolta al movimento Lgbt». «Quanto al resto – aggiunge – è una sentenza equilibrata perché la assolve per le frasi pronunciate sui comportamenti omosessuali». Fornisce la stessa lettura l’avvocato di parte civile, Michele Poté, che assiste Rete Lenford: «È stata condannata per la frase che associa il movimento Lgbt alla pedofilia. Mi aspettavo invece l’assoluzione sul resto».

De Mari dovrà pagare a Rete Lenford e al Coordinamento Torino Pride (assistito dall’avvocato Nicolò Ferraris) una provvisionale di 2.500 euro ciascuno: «È una sentenza storica – dichiara Alessandro Battaglia, esponente del coordinamento -. Non è mai successo che un’associazione Lgbt venisse ammessa a un processo per diffamazione». «L’auspicio – conclude l’avvocato Poté – è che il legislatore intervenga con una legge contro l’omofobia».

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