Le nozze di Elisa e Valentina diventano uno spot sull’amore
Sondra Coggio
La Spezia – Si erano innamorate, avevano deciso di sposarsi, ma in Italia ancora non esisteva la possibilità delle unioni civili fra persone dello stesso sesso. Eppure la Call&Call aveva riconosciuto comunque – prima azienda italiana – il diritto alla licenza matrimoniale. Perché Valentina ed Elisa erano andate in Germania, ad ufficializzare il proprio legame. È diventato ora un video, la storia di inclusione sociale avvenuta cinque anni fa. Lo ha fatto la Tim.
Elisa e Valentina hanno voluto condividerlo con Umberto Costamagna, l’imprenditore spezzino che rese possibile quel primo piccolo importante gesto di civiltà. «La Tim ha fatto un video sulla storia mia e di Valentina – scrive Elisa – ma voglio ringraziare anche la mia ditta Call&Call che mi ha concesso la matrimoniale quando i tempi non lo permettevano». Le parole hanno fatto molto piacere a Costamagna: «Una nostra collega ha condiviso con noi il video sulla sua storia – spiega – una storia legata ad una intuizione di cinque anni fa, quando decidemmo, prima grande azienda in Italia, di estendere la licenza matrimoniale anche alle coppie omosessuali che avevano deciso di sposarsi nei Paesi in cui era consentito. Sono orgoglioso di averlo fatto cinque anni prima che la politica riconoscesse questo diritto di giustizia e uguaglianza». Dichiaratamente cattolico, Costamagna aveva scelto una linea «di rispetto dei diversi orientamenti sessuali, come parte dei valori aziendali, attenti alle persone». Aveva trovato d’accordo i soci Simone Ratti e Domenico Nesci. Nel racconto, fatto da Valentina, si dice appunto che «inclusione è amore». «Ho sempre sognato di essere la protagonista di un cartone animato – racconta – e finalmente il desiderio si è avverato, grazie ad Andrea Rubera e Yanez Fallacara. Con una menzione speciale per Elisa».
Valentina racconta di essere nata «in una piccola cittadina della Sardegna» e di essere cresciuta come qualsiasi «ragazzina che frequenta una normale scuola e una normale università e trova un normale lavoro». Con un vantaggio. La famiglia – riconosce – l’ha appoggiata in maniera incondizionata, anche nella scelta di lasciare l’isola per trovare piena affermazione professionale sul «continente». «Chi nasce in Sardegna sa che prima o poi dovrà andare via – spiega – io ho fatto così, nonostante la contrarietà di qualche zia. Nel 2008 ho trovato l’amore, nel 2013 abbiamo deciso di sposarci, ma c’è un ma, come in tutte le storie. Mi chiamo Valentina, lei si chiama Elisa. Abbiamo chiesto il permesso matrimoniale. Male che fosse andata, ci avrebbero detto di no. Invece è stato un sì». In un colpo, racconta Valentina, si è trovata a dover fare coming out e ad attirare l’attenzione di tutta Italia, mentre «volevo solo sposarmi come tutti, e non è che gli altri finiscano sul giornale, quando si sposano». La reazione al lavoro è stata però straordinaria: «La banalissima contentezza di tutti, per una collega che ha realizzato il suo progetto di vita: non sono stata costretta a trasformare Elisa in Eliseo»