Dalla rassegna stampa Danza

«Io, ribelle della danza, mi ispiro alle trasgressioni di Nijinskj. Talento e scandali, mix perfetto»

corriere della

IL PERSONAGGIO L’ARTISTA UCRAINO, DIVO DEL PALCOSCENICO E STAR DEL WEB, IN ITALIA CON LO SPETTACOLO «SACRÉ»

Fenomeno Polunin

«Io, ribelle della danza, mi ispiro alle trasgressioni di Nijinskj. Talento e scandali, mix perfetto»

«Sul palco vivo tra luce e ombra, lasciando emergere dal profondo la mia umanità. E stavolta mi specchio in Nijinskj». Talento, sensualità e scandali con vista su estasi e follia. Era inevitabile che il principe della trasgressione nel balletto Sergei Polunin, 29 anni compiuti pochi giorni fa e consumati tra trionfi, ribellioni, tatuaggi, stravizi e redenzioni, finisse per impattare sul leggendario Vaslav Nijinskj nello spettacolo «Sacré», in arrivo al Teatro degli Arcimboldi di Milano il 10 dicembre.

«Come Nijinskj sono posseduto da sensazioni potenti – racconta Sergei – Lo considero, da sempre, un modello: nei suoi “Diari” ha confessato senza pudori le emozioni risvegliate dalla danza e non solo. Ha rivoluzionato il balletto senza assomigliare a nessuno. Perciò mi sento in sintonia con il suo mito». Ucraino come Polunin, Nijinskj (1889-1950) incarnò per primo, nella danza classica, il mix esplosivo cui Sergei attinge dal primo colpo di testa: nel 2012 ruppe con clamore con il Royal Ballet dopo esserne stato il più giovane «principal dancer», ad appena 19 anni, provocando un’eco simile a quella creata da Vaslav quando piantò in asso l’amante Diaghilev e i Balletti Russi, dopo aver fatto urlare allo scandalo, come interprete e coreografo, per i suoi provocanti «Pomeriggio di un Fauno» e «Sagra della Primavera».

«La miscela tra talento e scandalo funziona ancora oggi ed è importante perché crea tensione – afferma Polunin, allergico a noia e routine dai primi passi di danza all’Accademia di Kiev, dove fu ammesso improvvisando su un’aria cantata da Pavarotti – E’ un approccio che porta il balletto fuori dal teatro e dentro la cultura pop, attirando l’attenzione pubblica. E’ il trionfo della danza come istinto. Penso sia molto importante avvicinare il balletto alla massa. Lo considero il mio ruolo nel mondo».

Se il demone della trasgressione si impadronì di Vaslav, fino a spingerlo attraverso deliranti dialoghi con Dio nelle cliniche psichiatriche, dove fu recluso per schizofrenia a trent’anni (morì a 61), nel caso di Polunin, da sempre sorretto da influenti mentori (da Igor Zelensky a Ivan Putrov), diventa una creativa strategia di carriera che cavalca, in più declinazioni, l’immagine del bello e dannato.

La fama di star del web, nel videoclip da oltre 25 milioni di visualizzazioni «Take me to Church» di Hozier diretto da David LaChapelle, è da qualche giorno rilanciata dal nuovo video dell’ultimo singolo di Hozier, «Movement», nel quale Sergei in versione bravo ragazzo (benché in canottiera e tatuaggi) si trova a duellare, a colpi di salti e pirouettes, con altri 3 cloni più o meno dark, all’interno di un garage. In un altro video, diffuso pochi mesi fa, dal titolo «Sergei X Rankin», Polunin libera la propria scalpitante sensualità scardinando gabbie costrittive quanto metaforiche davanti all’obiettivo del fotografo inglese Rankin. A mantenere in quota il Polunin-modello, invece, ci penserà il nuovo calendario Pirelli 2019 in cui Sergei posa, a torso nudo, abbracciato a una Laetitia Casta in lingerie.

Il tema dell’identità molteplice, falsa e deviata, è al centro dello spettacolo in arrivo a Milano: «Sacré». E’ un dittico di coreografie: il lavoro dell’autrice giapponese Yuka Oishi, sulla «Sagra della Primavera» di Stravinsky che Polunin affronta in tuta mimetica, e «Fraudulent Smile» (sorriso disonesto) di Ross Freddie Ray in anteprima mondiale.

«Questa creazione – spiega il ballerino – parte dall’immagine del clown per lanciare interrogativi: “Che cosa nasconde la mia maschera? Quanto è facile corrompermi ed essere corrotto?”. Esploro la doppiezza dell’animo umano con altri sei danzatori su cui si rifrangono le sfaccettature di un’unica personalità multiforme, attraverso elementi maschili e femminili. Mi piace offrire occasioni a giovani coreografi, però il punto non è l’età, ma il talento. Perciò la Fondazione che ho creato è aperta a qualsiasi avventura creativa. Proprio come me».

Cultura pop

Credo di avere un ruolo nel mondo: portare il balletto fuori dai teatri, nella cultura pop


Condividi

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.