Il politicamente scorretto non basta a Van Sant
EMILIANO MORREALE
Dopo il tonfo del misticheggiante La foresta dei sogni, accolto tra i fischi al festival di Cannes tre anni fa, Gus Van Sant è tornato al suo versante di lavori più comunicativi e rivolti al grande pubblico ( Scoprendo Forrester, Will Hunting — Genio ribelle, Milk) con questo film, presentato alla rassegna cinematografica di Berlino.
Tuttavia, pur senza arrivare alla forza sperimentale di Elephant o Gerry, cerca di coniugare le regole del film biografico con una costruzione narrativa più complessa.
La storia vera a cui si ispira è quella del disegnatore John Callahan, alcolista finito su una sedia a rotelle a 21 anni, nel 1972, dopo un incidente d’auto. Callahan (che era di Portland, città natale del regista in cui sono ambientati diversi suoi lavori) intraprende un percorso di presa di coscienza e di rinascita grazie a un guru dell’anonima alcolisti (Jonah Hill) e scopre il proprio talento di vignettista capace di suscitare astio ed entusiasmo in egual misura. Ma la fine del cammino dovrà percorrerla da solo.
La vicenda, nel raccontare la difficile lotta con un doppio handicap (quello fisico e quello psicologico della dipendenza dall’alcol) intreccia diversi piani temporali: un discorso al presente, gli incontri all’anonima alcolisti, la vita precedente le dinamiche dell’incidente, ma in fondo la costruzione non riesce a camuffare del tutto una struttura da dramma edificante, con un classico percorso di redenzione e l’handicap trattato con umorismo politicamente scorretto (che da tempo non è più una novità) e per giunta, alla fine, ricade in un groviglio di traumi famigliari abbastanza scontato.
A sostenere il film ci pensa l’ottimo cast, da Jack Black nei panni dell’amico ubriacone che guida la macchina in occasione dell’incidente, a Rooney Mara in quelli della ragazza di Callahan. Il ruolo del tetraplegico è un rischio che in parte Joaquin Phoenix, con la sua interpretazione, si sforza di evitare, arricchendolo di sfumature (ma la versione italiana è inevitabilmente penalizzante). Protagonista del film peraltro, sarebbe dovuto essere Robin Williams, che aveva comprato i diritti dell’autobiografia di Callahan.
Il quale morì poco dopo, nel 2010; e nel 2014 morì anche Williams.
In originale, il titolo del libro e del film ( Don’t worry, he won’t get far on foot) si riferisce a una vignetta tipica dell’umorismo nero di Callahan, tipica del suo umorismo nero. Tre uomini a cavallo all’inseguimento di un fuggiasco si fermano davanti a una sedia a rotelle abbandonata nel deserto e uno di loro commenta: “Non preoccuparti, non andrà lontano a piedi”.
voto: 3/5