Dalla rassegna stampa Cronaca

Patrizia e Mariana, l’amore arcobaleno

Patrizia e Mariana, l’amore arcobaleno

Si sono sposate a maggio, domani incontrano la Cirinnà

di FLAVIA PICCINNI

«Gentile senatrice, grazie alla Legge da Lei realizzata con tanto impegno e dedizione, lo scorso 12 maggio, la mia compagna ed io, abbiamo celebrato la nostra unione civile presso il Comune di Lucca. Sentiamo il desiderio di espremerLe la nostra immensa gratitudine per aver dato a tante coppie omosessuali questa possibilità. Sappiamo che Lunedì prossimo Lei sarà qui nella nostra città, Lucca, per la presentazione del Suo libro L’Italia che non c’era, saremo presenti e felici di ascoltarLa e salutarLa. Le alleghiamo una foto del nostro brindisi che Le dedichiamo augurandoLe tanta salute e serenità. Patrizia Lazzari e Mariana Giurlani». A volte basta una missiva, poche parole, per restituire un sentimento e svelare una vita.

È questo il caso di Patrizia e di Mariana, che sabato 12 maggio si sono sposate a Lucca, in Comune («abbiamo scelto il Comune per l’ufficialità e la bellezza di Palazzo Orsetti»). È questo il caso, dicevamo, di due destini paralleli che si sfiorano, senza accorgersene neppure, per tante volte nel corso della vita. E poi? «E poi, alla fine, ci siamo scontrate» scherza Patrizia.

L’appuntamento è nel 2015 perché il destino ha i suoi emissari: gli amici in comune che, fino a quel momento, non le avevano mai presentate. «Ci siamo conosciute – precisa Mariana – a fine ottobre per la raccolta delle olive a San Gennaro, a casa mia. Parlandoci abbiamo realizzato che avevamo attraversato tanti momenti simili. Ma tutto è accaduto adesso. Forse nel momento migliore». Perché? Viene da chiederselo spontaneo. E loro, capelli corti e occhi gioiosi, non fanno mistero: «Entrambe – riprende Patrizia – avevamo chiuso delle relazioni importanti da poco tempo. Pare impossibile che, pur abitando entrambe a Lucca, non ci fossimo mai incrociate. Ma questa è la verità. Sai, a volte le cose non accadono per caso. Il destino ha aspettato il momento giusto. Almeno, noi l’abbiamo interpretato così». Sorridono. Ed è impossibile non restare contagiati dal sentimento di novelle spose. «Tutto è venuto da sé. È stata una cosa in contemporaneo, diciamo. Un colpo di fulmine lento». Un sentimento che adesso si divide fra l’Arancio e San Gennaro. Chiedo a entrambe di raccontarsi. La prima che lo fa è Patrizia che ha 64 anni, ed è in pensione da due. «Prima – precisa – lavoravo a Roma alla direzione generale della Siae. Di origine sono lucchese, ma ho vissuto a Roma per 33 anni. Roma è la mia seconda città, sono tifosa della Magica, avevo sempre pensato che sarei stata romana per sempre. Ma negli ultimi dieci anni ho cominciato a sentire il richiamo delle radici. In parallelo al degrado della città. L’età, il desiderio di ritornare agli aspetti più cari della mia vita, la nascita di un bisnipote a Firenze, mi hanno fatto fare tornare». Dell’omosessualità parla così: «La mia vita è stata una scoperta graduale, ma a un certo punto sono andata avanti senza ritornare indietro. La scelta dei miei affetti è stata diretta e definitiva. Il coming out l’ho fatto a Roma, ed è stato molto facile. Dopo, più tardi, intorno ai quarant’anni lo replicato a Lucca». Le domando le parole che usò all’epoca. E lei, con l’ennesimo sorriso: «Me le ricordo ancora. Dissi: come forse avrete intuito il mio orientamento sessuale non è tradizionale».

Diverso, ma non troppo, il ricordo di Mariana. «L’ho scoperto – svela – intorno ai vent’anni, ma un vero e proprio coming out non l’ho fatto. Ho sempre vissuto la mia vita tranquillamente, tutti lo sapevano, nessuno chiedeva niente e io non dicevo niente». Mariana mi racconta delle sue olive, della campagna dove vive, e di come è cambiata la sua vita: «Adesso ho 58 anni, e ho sempre vissuto fra Lucca e San Gennaro. Ho lavorato per 25 anni a Segromigno in un consorzio che faceva servizi per le aziende calzaturiere. Poi il consorzio ha chiuso e mi sono reinventata. Adesso lavoro solo nel periodo estivo, mi occupo della gestione di un residence a Montecarlo». C’è una cosa su cui entrambe sono d’accordo: la nostra città. «La mentalità si è trasformata. Trent’anni fa, Lucca era molto chiusa. Con gli anni le cose sono cambiate. Adesso è non è più isolata. Grazie al turismo. Grazie alla globalizzazione. Grazie a Internet. Facciamo parte di un gruppo di preghiera di cattolici-omosessuali organizzato con l’apporvazione del vescovo da circa due anni che si chiama “Camminando s’apre camminmo”: ci riuniamo con una sacerdote e altri credenti, anche non omosessuali per condividere la preghiera e la lettura del Vangelo. Tutte le persone con cui abbiamo parlato e alle quali abbiamo detto della nostra unione civile l’hanno accolta calorosamente. Nessuno ha manifestato perplessità. E questo ci ha molto stupito. Le perplessità, sembra paradossale, invece sono venute dagli amici del gruppo omosessuale».

Sì, sembra paradossale. Forse lo è. «Non pensavo – mi spiega Patrizia – che sarei riuscita mai a sposarmi. Noi ci siamo messe insieme nel 2016. Era l’inizio in cui la legge Cirinnà cominciava a definirsi. L’abbiamo cominciata a seguire con molto interesse e voglia di partecipare. Quando è uscita la legge, non aspettavamo altro. Anche per la nostra tenera età». Ridono entrambe. «Le perplessità, dicevamo, sono arrivate da molti dei nostri amici gay e lesbiche. Alcuni vivono la loro omosessualità ancora in modo coperto. Noi abbiamo deciso di fare questo passo, che è una grande esposizione, con naturalezza. E siamo contente perché ha portato anche loro a un momento di riflessione e di autocritica». Secondo la migliore tradizione italiana, tutto è finito in festa: «Dopo il matrimonio siamo andati a Palazzo Bove, San Gennaro, e abbiamo festeggiato fino a notte fonda. Adesso aspettiamo domani per festeggiare con la senatrice Cirinnà». Appuntamento dunque domani con Patrizia, Mariana e la senatrice alle 18.00 nell’Auditorium della Chiesa di Santa Caterina per la presentazione de “L’Italia che non c’era” (Fandango Libri) e un dibattito aperto cui parteciperà anche Fratelli d’Italia.

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