Giurisprudenza innovativa
Dall’eterologa a Fabo la via giudiziaria ai diritti civili
MARIA NOVELLA DE LUCA
ROMA
«Sono convinto che alla fine Marco Cappato verrà assolto. Non tanto perché il suo sostegno a Dj Fabo nel viaggio in Svizzera sia stato penalmente “irrilevante”, quanto invece perché, come hanno ribadito i giudici, la sua è stata un’azione “etica”. Nei confronti di una persona afflitta da terribili sofferenze che chiedeva una morte dignitosa. E dunque ci troveremo di fronte, di nuovo, a giudici “obbligati” dalle circostanze a confrontarsi e anticipare quelle che prima o poi, sulla base delle loro sentenze, diventeranno leggi dello Stato».
Guarda lontano il professor Lorenzo D’Avack, vicepresidente del Comitato di Bioetica, docente di Filosofia del Diritto, disegnando anche per lo spinosissimo tema del suicidio assistito un cammino simile a quello di molte altre leggi, approvate (o distrutte) a suon di sentenze.
Tribunali, Cassazione, Corte Costituzionale. Dall’abbattimento dei divieti sulla fecondazione assistita alle unioni civili, dall’adozione co-parentale nelle coppie omosessuali alla possibilità di aggiungere ai figli il cognome della madre. Ma anche le centinaia di sentenze che hanno permesso ai figli e alle figlie del “parto anonimo” di rintracciare le loro madri, nonostante l’attuale legge lo preveda soltanto a cento anni dalla nascita. E dunque, praticamente, mai. Tutti diritti conquistati e poi, ma soltanto poi, diventati in alcuni casi norme.
Anche quando sembrava davvero futuribile ipotizzare, ad esempio, la fecondazione eterologa legale in Italia, mentre migliaia di coppie partivano per difficili e costosi viaggi della speranza all’estero.
«Siamo arrivati ultimi in Europa ad avere una legge sul testamento biologico, ma ci siamo arrivati.
Dietro però ci sono state le battaglie di Beppino Englaro, di Piergiorgio Welby, la condanna e poi il proscioglimento di Mario Riccio, il medico che a Welby staccò il respiratore… Oggi pensare che il suicidio assistito possa diventare legale nel nostro paese sembra davvero azzardato.
Non dimentichiamoci che c’è una notevole parte del mondo medico e bioetico che lo ritiene una eutanasia. Ma se guardiamo alla storia di questi ultimi anni è ciò che è accaduto». E spesso, è il caso di dirlo, grazie alle battaglie dei Radicali e in particolare dell’associazione Coscioni. Del resto ben prima che venisse approvata la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, due storiche esponenti radicali, Emma Bonino e Adele Faccio si fecero arrestare platealmente, dichiarando di aver abortito illegalmente.
Dunque la sentenza su Marco Cappato, comunque vada, scaverà un solco. E la possibilità di effettuare il suicidio assistito in Italia potrebbe diventare la nuova frontiera nella battaglia per i diritti del fine vita. Ma proprio in questa ottica Cappato afferma, invece, che di fronte a una assoluzione per ”irrilevanza penale” della sua azione, lui preferirebbe una condanna.
«L’assoluzione vorrebbe dire che tutti possono essere portati in Svizzera e allo Stato italiano non interessa. La conseguenza sarebbe che potrebbero “permettersi” di morire con dignità soltanto malati trasportabili e in grado di pagare dodicimila euro». Quello che invece Cappato auspica è un pronunciamento che mantenga il reato dell’articolo 580 (istigazione al suicidio) ma prevedendo una sorta di “eccezione etica” possibilmente sancita dalla Corte Costituzionale. «E cioè la non punibilità di chi aiuta a compiere il suicidio assistito, ma soltanto se accompagna un malato davvero grave e senza più speranza.
Questo proprio per evitare soprusi». Insomma esattamente quello che accade in Svizzera, dove il suicidio assistito è depenalizzato ma “concesso” soltanto per casi particolari.
La strada naturalmente è lunga, tortuosa e contraddittoria. Ma basta guardarsi indietro per toccare con mano quanto in Italia la conquista dei diritti civili sia avvenuta per via giudiziaria. Il caso emblematico riguarda la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Un insieme di articoli di legge che nel 2004, governo Berlusconi, imposero divieti rigidissimi sulle tecniche di fecondazione ammesse nel nostro paese.
Vietato il congelamento degli embrioni (ma obbligo di impiantare tutti gli embrioni prodotti con gravissimi rischi per la salute della donna), divieto di eterologa e di diagnosi preimpianto. Una legge medioevale abbattuta pezzo dopo pezzo in 10 anni di battaglie, culminate nel 2014 con la caduta del divieto di eterologa. Dietro una scia di dolore e di viaggi della speranza. Con il paradosso però che oggi non c’è una nuova legge sulla procreazione assistita, bensì resiste il testo “spolpato” della legge 40.
Ancora più incredibile il caso della stepchild adoption. Ossia la possibilità per le coppie omosessuali di ottenere l’adozione da parte del genitore non biologico della figlia o del figlio del partner. La prima sentenza, firmata dalla giudice Melita Cavallo, è del 2015, ben prima quindi che venissero approvate le unioni civili. Una bimba diventa legittimamente figlia di due mamme. Seguono decine di sentenze che formano vere e proprie famiglie con due madri e due padri. Eppure clamorosamente la Politica si rifiuta di riconoscere la realtà. Il Parlamento approva infatti la legge Cirinnà ma stralcia la possibilità di adozione co-parentale. Una delusione cocente per le famiglie Arcobaleno. Il risultato: i giudici spostano ancora più in là le frontiere del diritto. E trascrivono in Italia di certificati di nascita di figli con due padri e due madri nati all’estero…
La pm che ha chiesto di assolvere Cappato è solo l’ultimo caso
Le sentenze ormai sostituiscono le leggi come dimostrano biotestamento e stepchild adoption