Gender diktat: “Gay Center” chiede la chiusura di un centro benessere a Roma
Rodolfo de Mattei
“Centro benessere a Roma, in zona Coppedè discrimina coppie gay, sindaca Raggi faccia ritirare la licenza”. Questa è stata la sentenza emessa dal tribunale LGBT romano alias “Gay Center” tramite il suo portavoce Fabrizio Marrazzo secondo il quale il locale in questione meriterebbe l’immediata chiusura dei battenti per un presunto comportamento discriminatorio nei confronti delle persone omosessuali: “Come visibile dal sito vieta l’ingresso alle coppie uomo-uomo, nonostante oggi esista anche la legge che consente le unioni civili per le coppie dello stesso sesso, ci sono ancora strutture che discriminano”.
Per questo, continua il portavoce del Gay Center, “Chiediamo alla sindaca Raggi di far revocare la licenza del centro Benessere Regina di Roma tutti i locali con licenza pubblica devono rispettare i principi di non discriminazione, per questo auspichiamo un importante e rapido intervento delle istituzioni. Inoltre, chiediamo anche al motore di ricerca Groupon di eliminare le inserzioni di tale centro”.
Tutto nasce infatti proprio su Groupon, nell’ambito di un’offerta in cui si precisa come l’ingresso sia riservato a coppie uomo/donna o donne, se maggiorenni. Tuttavia, visitando il sito ufficiale ci si rende conto come il centro in questione sottolinei chiaramente come esso sia un luogo esclusivamente riservato ad una clientela femminile, scrivendo “l’ingresso sia riservato ad un pubblico femminile, eccezionalmente con il proprio partner. (…) E’ vietata qualsiasi forma di esibizionismo e atti sessuali, pena l’espulsione immediata e definitiva“.
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Questa volta dunque i guardiani LGBT+ del politicamente corretto sembrano aver preso un clamoroso “granchio”. Tuttavia, l’immediata levata di scudi del Gay Center con l’appello al sindaco di Roma di revocare la licenza commerciale al centro “omofobo” in forza delle leggi recentemente approvate, mostra il reale volto dell’odierna dittatura omosessualista e le concrete conseguenze del legiferare a favore dei, socialmente neutrali,”diritti” gay.