Putin nega le violenze sui gay. Novaya Gazeta: “Il leader ceceno sa tutto”
E in un nuovo reportage scrive: “Le prigioni sono sei”
Simone Alliva
NOVAYA GAZETA
“Non ci sono prove a sostegno delle informazioni pubblicate da Novaia Gazeta secondo cui la polizia cecena arresta, tortura e uccide le persone sospettate di essere omosessuali”. È tornato a negare il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, secondo cui il Cremlino non ha motivi per non credere al controverso luogotenente di Putin in Cecenia, Ramzan Kadyrov, che nega le violenze sulla comunità LGBT cecena. La difesa tuttavia si scontra con un’altra nuova esclusiva Novaya Gazeta, che da circa un mese pubblica una serie di reportage sulla Cecenia: il numero delle prigioni segrete non sarebbe cinque, come anticipato da Elena Milashina HuffPost Italia, ma sei. Oltre ai due centri illegali di detenzione già nominati dalla testata (uno ad Argun e un altro a Tsotsi-Iurt), Novaya Gazeta sostiene che ci sono almeno altre quattro prigioni segrete dove i membri delle minoranze sessuali sono picchiati e umiliati.
Secondo il giornale, inoltre, nonostante neghi le violenze, il leader ceceno filo-Cremlino Ramzan Kadyrov, ne sarebbe perfettamente a conoscenza: incontrando Putin avrebbe infatti fatto per primo il nome di una persona che si sospetta sia stata uccisa dalla polizia cecena per il suo orientamento sessuale. Novaya Gazeta afferma che i reporter conoscevano l’identità di questa persona, ma non l’avevano svelata. “Il solo fatto che Kadyrov sia stato il primo a farne il nome prova che il leader ceceno era consapevole della situazione”, scrive Novaia Gazeta.
Smentite e controsmentite, ma anche richieste di chiarimenti da parte dell’Europa. Proprio oggi l’alto rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini ha chiesto alla Russia di “proteggere i suoi cittadini nel pieno rispetto dei diritti umani”. Violazioni che a questo punto non esisterebbero stando al portavoce del Cremlino: “Non ci sono state denunce da parte dei cittadini, contrariamente a quanto riportato dai media. Quindi non abbiamo ragioni per affermare che i fatti riportati siano reali”. Elena Milashina, a HuffPost Italia aveva denunciato il totale isolamento e abbandono delle persone LGBT, in un paese come la Cecenia, dove nessuno denuncia: “Non hanno alcun aiuto e non lo avranno perché è una società conservatrice, tradizionalista e omofoba”