Dalla rassegna stampa Estero

"Sono stato rapito e torturato. Essere gay in Cecenia è una sentenza a morte"

“Sono stato rapito e torturato. Essere gay in Cecenia è una sentenza a morte”

Sopravvissuto all’inferno ceceno si racconta alla CNN: “Rapito e poi torturato”

Simone Alliva

“La mia macchina è stata fermata dalla polizia cecena ad un posto di blocco, dopo aver visionato i miei documenti mi hanno detto: “devi venire con noi”. Si racconta così alla CNN, Ahmed, scampato dalla mattanza in atto in Cecenia contro le persone sospettate di essere gay o bisessuali. L’identità celata per non farsi riconoscere. Anche Muslim racconta a Matthew Chance inviato in Russia per il canale inglese, la condizione delle persone LGBT in Cecenia e una parte dell’inferno di torture che avvengono all’interno di queste prigioni segrete:

Hanno iniziato a picchiarmi con pugni e calci. Volevano i nomi dei miei amici, gay. Poi, mi hanno legato le mani e attaccato delle clip di metallo alle orecchie e da lì hanno iniziato a far passare la corrente. Hanno un equipaggiamento speciale molto potente. Quando arrivavano le scosse elettriche saltavo da terra

Muslim mostra anche un video, risalente a un anno fa, che immortala le aggressioni degli agenti di polizia contro la comunità lgbt Cecena. Ma non sono le percosse o le torture a spaventare gli attivisti e la comunità LGBT ma il delitto d’onore:

Se i miei parenti scoprissero che sono gay non servirebbero né forze dell’ordine né truppe, mi ucciderebbero direttamente loro

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov, già noto per la violazione sistematica dei diritti umani, aveva smentito seccamente la notizia tramite il suo portavoce, Alvi Karimov, dichiarando che le persone gay in Cecenia non esistono: “Non puoi arrestare o reprimere persone che non esistono nella Repubblica. Se ci fossero persone così in Cecenia, le forze dell’ordine non dovrebbero fare nulla perché i loro parenti li manderebbero via in luoghi da cui non si può fare ritorno”.

In un’intervista esclusiva a HuffPost Italia, la giornalista di Novaya Gazeta, Elena Milashina, ha dichiarato che i morti non sarebbe quattro -come dichiarato a inizio mese- bensì cinquanta: “Le uccisioni si sono perpetrate per due mesi, durante la campagna contro le persone LGBT. Questo è un crimine contro l’umanità”. Mentre il Commissario per i diritti umani dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Ocse) ha chiesto l’avvio di un’indagine urgente, la comunità LGBT italiana si mobilita organizzando sit-in in diverse città: “Non cali l’attenzione del mondo su quanto sta accadendo in Cecenia”: è l’appello di Gabriele Piazzoni, segretario nazionale Arcigay.

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