Dalla rassegna stampa Giustizia

“Quei bimbi figli di due papà” La svolta dei giudici di Trento

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“Quei bimbi figli di due papà” La svolta dei giudici di Trento

Nati con l’utero in affitto: trascritto l’atto di nascita, non serve l’adozione “Entrambi gli uomini sono genitori, anche se non c’è legame genetico”

MARIA NOVELLA DE LUCA

ROMA.
Due papà per legge. Senza stepchild adoption, ma semplicemente grazie alla trascrizione in Italia di un atto di nascita canadese. Dove si afferma che quei due bimbi di otto anni che oggi abitano a Trento, e frequentano la scuola primaria, sono legittimamente figli di due uomini. Un padre biologico e un secondo padre, del tutto identici come genitori verso i piccoli. E non importa se i bambini sono nati in Canada attraverso la maternità surrogata: la corte d’Appello di Trento, con una sentenza all’avanguardia, ha deciso di trascrivere in Italia l’atto di nascita estero in cui i due piccoli risultano figli di entrambi i padri. Aprendo così le porte nel nostro Paese al riconoscimento delle famiglie genitoriali non solo attraverso le sentenze dei tribunali per i minori, ma ratificando il fatto che nelle coppie gay il genitore non biologico può essere riconosciuto fin dalla nascita.
Ma c’è di più. Nella sentenza, resa nota ieri dal sito giuridico “Articolo 29”, si afferma che sia la mancanza di un legame genetico con uno dei due genitori, sia le tecniche con cui i bambini sono venuti al mondo, e cioè la maternità surrogata, legale in Canada, non sono affatto un ostacolo alla trascrizione del certificato. Fino ad ora in Italia, e in casi molto rari, il genitore non biologico poteva diventare padre del figlio del partner unicamente attraverso la
cioè a discrezione dei giudici minorili. Come è già accaduto a Roma con una sentenza firmata dalla giudice Melita Cavallo.
Felici naturalmente i due papà di Trento, assististi dall’avvocato Alexander Schuster, specializzato in questo nuovo “diritto di famiglia”, che aveva già seguito il caso della ex presidente delle Famiglie Arcobaleno Giuseppina la Delfa e di sua moglie Raphaelle. La coppia ha ottenuto il riconoscimento in Italia dell’adozione piena dei rispettivi figli avvenuta in Francia. Spiega Schuster: «Questa sentenza è un riconoscimento di genitorialità piena, non nelle forme di un’adozione in casi particolari. Qui il secondo padre risulterà a tutti gli effetti nella seconda “casella” del certificato di nascita dei minori». Bisogna ricordare infatti che l’adozione del figlio del partner concessa alle coppie omosessuali si rifà all’articolo 44 della legge, quello in cui si prevedono casi speciali, che portano però ad una adozione non del tutto piena e legittimante.
Il caso di Trento invece sposta la frontiera del diritto. Aggiunge Schuster: «Un risultato che anni fa sembrava inimmaginabile. La sentenza mostra che oggi il diritto italiano non frappone ostacoli ad una genitorialità dello stesso stesso, anche sul fronte paterno ». Il riferimento è a una precedente sentenza della Cassazione che aveva trascritto l’atto di nascita (avvenuta in Spagna) di una bambina indicata come figlia di due madri. Ma il riferimento è anche alla maternità surrogata, cioè al modo con cui i gay mettono al mondo i figli, una tecnica vietata in Italia e sempre più osteggiata nel mondo.
Invece, aggiunge il giudice Marco Gattuso, fondatore di “Articolo 29”, «in questo caso è stato privilegiato su tutto lo status filiationis, ossia il diritto del bambino ad avere una continuità tra il suo stato di figlio nel Paese cui è nato e in quello in cui vive e dal quale provengono i suoi genitori». Di fronte a questo diritto, il fatto che sia nato con l’utero in affitto non conta nulla. Anche perché, scrivono i giudici, «si deve escludere che nel nostro ordinamento vi sia un modello di genitorialità esclusivamente fondato sul legame biologico fra il genitore e il nato». Insomma: il dato genetico non è più fondamentale. Una sentenza che naturalmente fa discutere. Applaudono le associazioni omosessuali, tuonano contro politici e giuristi cattolici che parlano invece di «legittimazione dell’utero in affitto».


“Una scelta coraggiosa nell’interesse dei minori”

ROMA.
«Grazie a questa sentenza finalmente cambieranno le cose. E io smetterò di essere davanti allo Stato italiano un completo estraneo per i miei due figli, al massimo il marito del loro papà o quello che paga la retta dell’asilo». Sergio Lo Giudice, ex presidente Arcigay, senatore pd, è felice pensando ai bambini avuti in America con la maternità surrogata.
Cambia tutto?
«Sì, questa sentenza rende veramente vecchia, sorpassata, consegnata alla preistoria persino la stepchild adoption stralciata dopo tante proteste e polemiche dalla legge sulle unioni civili. Lì al massimo il compagno poteva diventare come un genitore adottivo, ma con meno diritti. Qui si parla proprio di due genitori, di un figlio con due padri, alla nascita, non per adozione ».
Una sentenza che favorisce l’utero in affitto?
«È una sentenza che riconosce e trascrive un certificato anagrafico di un Paese straniero dove i genitori sono indicati. E lo fa in base al principio dell’interesse superiore del bambino, indipendentemente da come è venuto al mondo. Ovvero quello di avere come genitori la coppia che ha fatto un progetto genitoriale prima di farlo nascere. Era quello che diceva la legge 40 quando l’eterologa era vietata: un genitore non può disconoscere il figlio anche se nato con tecniche vietate in Italia».
Per l’America lei ha due figli, in Italia nessuno.
«Negli Usa i figli sono miei e di mio marito, qui come padre non esisto. A Oslo dove ci siamo sposati sono marito di Michele e adesso abbiamo fatto l’unione civile».
E ora che farà?
«Richiederò la trascrizione dell’atto di nascita dei miei figli. Ci sono scritti il mio nome e quello di mio marito Michele come papà e papà».
( c. p.)


ÌL GIURISTA CATTOLICO

“Decisione azzardata così si forza la Costituzione”

VLADIMIRO POLCHI
ROMA.
«Due padri riconosciuti per sentenza. Più che storica, questa mi pare una decisione audace, che va ben oltre la legge italiana in materia di unioni civili ». Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta, non nasconde i sui dubbi e le «ombre d’incostituzionalità» che graverebbero sulla pronuncia della corte d’Appello di Trento.
Insomma, un giudice non può riconoscere a due uomini la possibilità di essere considerati padri?
«Siamo di fronte a una corte che si fa arbitro assoluto di un’innovazione normativa audace, che sorpassa la legge italiana e va al di là anche delle stesse esigenze che possono esserci nell’adozione di un minore, figlio dell’altro compagno all’interno di un’unione civile».
Ci spieghi meglio.
«L’adozione almeno si basa sull’esistenza di un rapporto stabile che si è venuto a creare tra il minore e l’adottante. Nella decisione di Trento, invece, si riconosce la genitorialità a priori e a prescindere proprio da questo legame stabile. Insomma, una cosa è un rapporto che implichi anche un obbligo di cura ed educazione verso il bambino, altra quest’affermazione audace che prescinde da ogni previsione normativa».
Ma i giudici non hanno in fondo rispettato l’interesse superiore dei bambini ad avere un legame genitoriale?
«Anche questo è tutto da verificare. Ho più di un dubbio. Una cosa invece mi pare certa: siamo di fronte a uno scardinamento dei principi. Assistiamo a una scissione assoluta tra il rapporto genitoriale naturale e questa finzione che neppure è legislativa, ma solo giurisprudenziale».
Vede un contrasto con la Costituzione?
«Diciamo che la decisione di Trento solleva forti perplessità costituzionali».

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