“Noi, gay ex volontari per Hillary. Con Donald per non aver paura”
John e Greg: lui è l’unico in grado di difenderci dal terrorismo
John DeAngelis e Greg Yates vivono in un bilocale a Long Island
LIDIA CATALANO, CATERINA CLERICI
NEW YORK
«Gli amici ci hanno abbandonati, dicono che dovremmo impiccarci perché una coppia gay non può votare Trump. Se fai parte di una minoranza non hai diritto di scegliere, puoi solo essere democratico». John DeAngelis e Greg Yates vivono a West Babylon, Long Island, a un’ora di treno da Manhattan.
«Ma nelle mie vene scorre sangue italiano», racconta con orgoglio John, 37 anni, quattro lauree, di cui una in storia, e un impiego come stenografo in tribunale. «Mio padre si è trasferito qui da Napoli quando aveva vent’anni. Inseguiva il sogno americano, come tanti all’epoca».
“Noi, gay e democratici. Ecco perché abbiamo scelto Trump”
L’8 novembre John e Greg sono andati ai seggi e hanno dato il loro contributo per portare il candidato repubblicano alla Casa Bianca, poi si sono seduti sul divano del loro bilocale sulla Sunrise Highway, una superstrada che attraversa tutta l’isola, per seguire la notte elettorale. Nel soggiorno di casa l’atmosfera è quella festosa e malinconica di un luna park. Un microspazio invaso da luci, peluche, fotografie e un gigantesco albero di Natale. «Siamo un po’ in anticipo – ammettono – ma tutti questi colori ci mettono allegria». Quando intorno alle 23, con i risultati della Florida e del Wisconsin, inizia a concretizzarsi quello che fino a poche ore prima sembrava impossibile, hanno un sobbalzo.
«Ci è letteralmente caduta al suolo la mascella. Tutti i suoi sostenitori ci speravano, ma nessuno avrebbe davvero scommesso un cent sulla vittoria di Trump. Abbiamo esultato e brindato a questa ventata di aria nuova». Lo sguardo e il tono della voce non tradiscono esitazione, al punto che si stenta a seguire il filo della trasformazione radicale avvenuta in appena una manciata di mesi. «Ad aprile ho viaggiato due ore in treno con un braccio appena ingessato per votare Hillary alle primarie democratiche. Ho sostenuto Al Gore e Kerry contro Bush, ho votato Obama nel 2008 e ancora nel 2012, ho fatto il volontario per la Clinton la scorsa primavera».
Dopo la vittoria contro Sanders, John la vedeva già insediata alla Casa Bianca. Poi c’è stato il massacro di Orlando. «Un uomo ha sterminato 50 omosessuali e Hillary ha parlato di grilletti facili, senza mai menzionare la parola terrorismo per non offendere la comunità musulmana. È stato un insulto alle vittime e alle loro famiglie».
L’entusiasmo inizia a stemperarsi. «È come se quello che è successo abbia sollevato il velo sull’ipocrisia dei democratici. I gay, gli afroamericani, gli ispanici e le donne hanno sempre consegnato il loro voto al partito in modo totalmente acritico. Un atto di fede. Ma che cosa abbiamo ottenuto in cambio oltre all’approvazione delle nozze gay?». Anche la riforma sanitaria, baluardo dell’amministrazione Obama, per John è stata un buco nell’acqua. «Quando mi sono rotto il braccio sono rimasto a casa sei mesi senza stipendio. Ero in seria difficoltà. Pago 900 dollari per l’assistenza sanitaria e il governo cosa ha fatto? Mi ha consigliato di rivolgermi alle associazioni di beneficenza. Mi ha voltato le spalle, mi ha sbattuto la porta in faccia».
John ha conosciuto Greg in Florida nel 2008. «Lui serviva ai tavoli in un locale, era così impacciato che l’ho notato subito. Il giorno dopo mi sono fatto assumere anche io». Si sono sposati a Long Island nel dicembre 2011, sei mesi dopo il via libera alle nozze gay nello stato di New York. «Siamo stati i primi del nostro comune, è stato un grande evento. Avevamo dieci damigelle a testa».
Che cosa ne sarà adesso dei diritti civili? «Oggi l’America è un paese diviso e minacciato. Trump è l’unico che dice le cose come stanno, se ne infischia del politicamente corretto. Anche quando ci fu la strage di Orlando, solo lui parlò apertamente di terrorismo. Ci dicono che dovremmo vergognarci, ma se con Trump al potere siamo liberi di rientrare a casa la sera senza avere paura, allora possono anche riprendersi il nostro certificato di matrimonio».