Favria, “no a unioni gay” Il sindaco nella bufera
IL SINDACO di Favria, Serafino Ferrino, è finito nella bufera dopo il rifiuto di celebrare l’unione civile tra due uomini: «Sono una “sentinella in piedi”, è contrario ai miei valori. Mi batterò per una legge che riconosca il diritto all’obiezione di coscienza ». Il caso ha provocato un coro di critiche, dal Pd al M5S, dall’Arcigay al Torino Pride, che definiscono l’iniziativa «inqualificabile» e «inaccettabile ». E il costituzionalista Mario Dogliani avverte: «Chi disobbedisce alla legge commette un reato, anche se lo fa in nome della propria coscienza».
Favria, il sindaco ribelle finisce nella bufera dopo il no all’unione tra due omosessuali
IL SINDACO di Favria, Serafino Ferrino, rifiuta di celebrare le unioni civili nel proprio Comune.
GABRIELE GUCCIONE
Invoca l’obiezione di coscienza: «Non me la sento di andare contro i miei dettami etici». E nega anche di delegare un altro celebrante “politico” diverso dall’ufficiale di stato civile, così come aveva richiesto una coppia di uomini che, l’altra settimana, si è presentata all’anagrafe e che adesso medita di andare a bussare alla porta di un altro municipio.
Alla notizia del gran rifiuto ieri è seguito un coro di critiche contro il sindaco ribelle: dal Pd al M5S, dall’Arcigay al coordinamento Torino Pride. Tutti contro Ferrino. I deputati e i consiglieri Cinque Stelle (tra cui Alberto Airola e Francesca Frediani) annunciano di ricorrere alla magistratura: «Il sindaco ha il dovere di garantire il rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione e dalla legge. Che non prevede l’obiezione di coscienza». Il Pd, con la segretaria di Rivarolo, Simona Randaccio, definisce «inqualificabile» l’uscita di Ferrino: «Riporta il Comune al medioevo».
L’europarlamentare democratico Daniele Viotti sottolinea che «l’unico modo che Ferrino ha per non celebrare un’unione civile è dimettersi».
«La legge sulle unioni civili — sottolinea la presidente di Arcigay Torino, Francesca Puopolo — non prevede la possibilità di obiezione di coscienza; al contrario, in caso di rifiuto di celebrare l’unione, ci si può appellare ai principi del nostro ordinamento giuridico come quelli che puniscono l’omissione o il rifiuto di atti d’ufficio da parte di un pubblico ufficiale». Per il Torino Pride è una decisione «inaccettabile»: «Se non se la sente di ottemperare agli obblighi di legge non ha che da rimettere l’incarico”».
Dal punto di vista meramente formale, in realtà, il primo cittadino non ha impedito la celebrazione, quindi sarebbe al sicuro da un’eventuale denuncia penale. Nessuna istanza, infatti, è mai stata presentata ufficialmente. La coppia di uomini, la cui identità rimane riservata, aveva soltanto tastato il terreno. Avrebbero voluto un loro celebrante e avrebbero voluto che la cerimonia si tenesse a Favria, anche se risiedono in un altro centro della zona, perché hanno scelto la storica Villa Soave per il rito e il ricevimento. (g.g.)
“Nozze gay come l’aborto per me sentinella in piedi l’obiezione è un diritto”
GABRIELE GUCCIONE
«HO DATO diniego assoluto. Va contro il mio modo di vivere. Sono un cattolico praticante, una “sentinella in piedi”. Non posso condividere questo matrimonio previsto dalla legge Cirinnà». Serafino Ferrino, 68 anni, è al quarto mandato da primo cittadino di Favria, nel Canavese. È stato eletto la prima volta 37 anni fa. Si definisce «un amministratore di lungo corso». E non è nuovo ad azioni clamorose. Come quando nel 2006 infranse il divieto di farsi eleggere per un terzo mandato consecutivo, costringendo il prefetto a commissariare il Comune.
Sindaco, cosa le è venuto in mente questa volta?
«Si sono presentati all’anagrafe due uomini. Hanno chiesto informazioni per unirsi civilmente. Ho fatto sapere che non ero d’accordo. E che non avrei celebrato. Volevano che delegassi un celebrante, ma io non delego nessuno: delegare significa condividere e io non condivido. Va contro il mio modo di vivere ».
Così va incontro, piuttosto, al reato di omissione in atti di ufficio. Se ne rende conto?
«Se vogliono unirsi civilmente nessuno lo impedirà loro. Potranno farlo senza problemi, come prevede la legge, davanti all’ufficiale di Stato civile. Io, però, non sono disponibile. La mia è una posizione etica. E politica».
Lei è sindaco di tutti. Dovrebbe garantire ai cittadini l’esercizio dei diritti riconosciuti. Non crede?
«Credo che in alcuni casi un amministratore eletto, un politico possa esercitare un diritto all’obiezione di coscienza. Come un medico nel caso dell’interruzione di gravidanza».
Ma la legge non lo permette…
«È vero, tant’è che con gli altri sindaci “obiettori” voglio promuovere una legge che consenta di astenersi per motivi etici. Siamo centinaia».
Perché si rifiuta?
«Io sono una “sentinella in piedi”. Ho manifestato contro la legge Cirinnà che non porta un’idea di crescita della società. Sono un cattolico praticante e ho le mie convinzioni: la società si fonda sulla famiglia. E se la famiglia, formata da un uomo e da una donna e finalizzata alla procreazione, non esiste, non esiste nemmeno la società».
Non ammette che due persone dello stesso sesso possano avere un riconoscimento di fronte allo Stato?
«Non credo che la forma della famiglia sia quella migliore. Ammetterei una trascrizione anagrafica, ma non una cerimonia pubblica in tutto e per tutto simile al matrimonio che equipara di fatto quell’unione a una famiglia».
È omofobo?
«Non ho nulla contro i gay».
Non si direbbe. Dopo questa sua sortita che reazioni ha avuto?
«Ho ricevuto attestati di stima da tutta Italia. Molti colleghi hanno espresso solidarietà. Mi ha chiamato l’avvocato Gianfranco Amato, uno degli organizzatori del Family Day; con Mario Adinolfi stiamo cercando di organizzare, qui a Favria, o a Rivarolo, una conferenza nazionale per porre il problema dell’obiezione di coscienza sulle unioni civili».
Dogliani: la coscienza non autorizza a disobbedire alle leggi
IL GIURISTA IL DOCENTE DI DIRITTO COSTITUZIONALE: UN PUBBLICO UFFICIALE HA IL PRECISO DOVERE DI APPLICARE LE NORME
NON C’È obiezione di coscienza che tenga di fronte alla legge. Nemmeno di fronte a quella sulle unioni civili. Eppure il sindaco di Favria, Serafino Ferrino, vi fa appello per negare il proprio coinvolgimento celebrazione dell’unione tra due uomini. «In questo e in altri casi, ci troviamo di fronte ad un grande equivoco: l’obiezione di coscienza — chiarisce Mario Dogliani, docente di diritto costituzionale all’Università di Torino — è di chi non obbedisce alla legge in nome della propria coscienza. Non è un diritto. Chi disobbedisce commette un reato».
Non a caso, quando ancora c’era la leva obbligatoria, prima del riconoscimento del servizio civile, «chi si rifiutava di fare il servizio militare veniva incarcerato», ricorda il professor Dogliani. Il primo cittadino Ferrino rimanda al caso dei medici a cui è riconosciuta l’obiezione di coscienza sulle interruzioni di gravidanza: «Ma in quel caso — sottolinea il costituzionalista — è una prerogativa prevista espressamente dalla norma». Nel caso delle unioni civili, no. Tanto più che si tratta di un pubblico ufficiale chiamato ad esercitare le proprie funzioni. «Un sindaco, come tutti i cittadini, è soggetto alla legge e ha doveri specifici di fronte ai quali non può tirarsi indietro. Non può rivendicare un presunto diritto all’obiezione di coscienza — sostiene Dogliani — Se vuole obiettare e sottrarsi al dovere di obbedire alla legge dovrà sopportarne le conseguenze ».
Ferrino annuncia di voler muovere dal suo “gran rifiuto” una crociata per una legge che preveda l’obiezione nel caso delle unioni civili, con il coinvolgimento dei leader nazionali del Family Day. In linea teorica, secondo il professor Dogliani, sarebbe una strada percorribile, ma finché non è previsto espressamente dalla norma non sarà possibile alcuna obiezione di coscienza.
«Quando si approvano leggi, come questa sulle unioni civili, che toccano materie ad alto contenuto etico sorgono sempre dei problemi», ragiona il professore. Che tiene però a precisare: «È bene considerare che non esiste un diritto sopra la legge, da invocare a seconda dei propri comodi o delle proprie convinzioni. Spesso, invece, a seconda dell’aria che tira, ci si aggrappa a un presunto diritto divino o naturale al di sopra della legge».
(g.g.)
“Spesso, a seconda dell’aria che tira, ci si aggrappa a una presunta facoltà di sottrarsi ai propri obblighi”
IL MUNICIPIO
La sede del Comune di Favria, il cui sindaco Serafino Ferrino (che rivendica l’appartenenza alle “sentinelle in piedi”) rifiuta di celebrare l’unione civile di una coppia di uomini
da La Stampa
A Favria il sindaco rifiuta l’unione civile a due gay: “Legge sbagliata, va contro i miei principi”
Il primo «obiettore di coscienza». La coppia potrebbe convolare di fronte al funzionario dell’anagrafe. Arcigay: «Imbarazzante. L’obiezione di coscienza non è prevista»
Il sindaco di Favria, Serafino Ferrino
ALESSANDRO PREVIATI
MARIA TERESA MARTINENGO
FAVRIA
«Non sposerò quei due ragazzi». Così il sindaco di Favria, Serafino Ferrino, amministratore di lungo corso e cattolico praticante che ha deciso di sfidare la nuova legge sulle unioni civili. «Non me la sento di andare contro a determinate convinzioni di natura etica. Perché un sindaco non può essere obiettore di coscienza?». Il caso riguarda una coppia non residente in paese che ha chiesto la disponibilità del municipio di Favria per celebrare il matrimonio a marzo dell’anno prossimo. Dovranno trovarsi un’altra sede a meno che non si accontentino del responsabile dell’ufficio anagrafe del Comune che può celebrare il matrimonio anche senza la delega del sindaco.
LE REAZIONI
Per il Coordinamento Torino Pride, che riunisce decine di associazioni lgbt e della società civile, «è gravissima la presa di posizione del sindaco di Favria che, sulla base di pretestuose questioni “di principio” viola in modo palese la legge e i diritti dei suoi concittadini e delle sue cittadine omosessuali e per estensione di tutte e tutti, non solo negandosi alla celebrazione dell’unione civile richiesta da due cittadini del Comune del Canavese ma spingendosi – caso inaudito – a non delegare ad altri la funzione di Ufficiale di Stato Civile». Il coordinatore del Torino Pride, Alessandro Battaglia, sottolinea: «È chiara l’intenzione vessatoria e omofoba del primo cittadino». Ancora: «Il Coordinamento è pronto a qualsiasi azione di protesta e, se del caso, ad adire le vie legali per la tutela dei diritti dei cittadini coinvolti».
La presidente di Arcigay Torino, Francesca Puopolo ritiene «imbarazzante che il Sindaco si celi dietro l’obiezione di coscienza, non trovando altro modo per impedire l’unione. La legge sulle unioni civili non prevede la possibilità di obiezione di coscienza, al contrario in caso di rifiuto di celebrare l’unione ci si può appellare ai principi del nostro ordinamento giuridico come quelle che puniscono l’omissione o il rifiuto di atti d’ufficio da parte di pubblico ufficiale». E prosegue: «La società cambia e con essa nascono nuove famiglie, che hanno la stessa dignità a prescindere dalla loro composizione; chi si oppone è fuori dalla storia. Chiediamo dunque al sindaco Ferrino di riflettere sulle sue affermazioni e di celebrare questa unione. Se si arroccherà sulle proprie posizioni, ci proponiamo di celebrare noi stessi l’unione civile»