Da noi sono alternative, altrove la norma. Stanno andando bene, forse un passo per raggiungere un target di turisti più alto. E per vincere un bigottismo che fa danni soprattutto al settore.
di elleti
Le definiamo spiagge alternative, quelle dedicate alle comunità lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), o quelle per nudisti e naturisti. Altrove, come in Grecia, quelle spiagge non hanno nessuna definizione. Sono spiagge e basta. Ma tant’è. In Campania ne esistono due. Sono poche? Beh, in realtà sono tantissime. Rispetto al resto dell’Italia meridionale, naturalmente. Eccetto queste due non ne esistono altre. Con una conseguenza grave, soprattutto per chi ha deciso di investire nel turismo: si perde una fetta importante di visitatori. Basta un dato, in Francia e in Germania il naturismo è religione. I praticanti sono milioni. Per tutti loro l’Italia è out. Una meta da non prendere neppure in considerazione. Vanno tutti in Grecia, appunto, Croazia o Spagna. Dove non si rischia di andare in galera se si prende la tintarella integrale.
Torniamo alla Campania. E alle due spiagge “alternative”. La prima, quella dedicata alla comunità lgbt è a Castel Volturno, in provincia di Caserta. Lo stabilimento si chiama “Colorata Beach”. Apre alle otto di mattina e resta aperto fino a notte. A gestirlo è il gruppo MachoLato. C’è un’area bar e ristogrill. Una zona privè, una discoteca e due piscine. La spiaggia è naturalmente attrezzata e non manca l’animazione.
Per accontentare i nudisti bisogna invece spostarsi in provincia di Salerno, Marina di Camerota, la spiaggia del Troncone, l’unica autorizzata ad ospitare gli amanti della tintarella integrale (in altre zone, anche del sud, può essere tollerata, ma mai autorizzata. E comunque sempre in zone sempre un po’ isolate e lontane da sguardi dall’indignazione facile).
Lì gli amministratori – oltre a rivelare un’apertura insolita -, hanno anche fiutato il business (francesi, tedeschi, ma anche italiani che non sono così costretti a “emigrare”). E’ oltretutto risaputo che questo genere di turismo è non proprio elitario, ma quasi. Visitatori quindi anche con una certa capacità di spesa (e inevitabili benefici per le strutture della zona).
Le due iniziative stanno andando bene. La scelta funziona. E soprattutto a Marina di Camerota potrebbe portare a un incremento notevole del flusso turistico. In particolare se anche altri comuni della zona (e pensiamo a Palinuro), decidono di dedicare una delle tante spiagge ai turisti che amano stare in riva al mare in completa e totale libertà. E cioè senza neppure quel pezzo di stoffa che copre pudicamente le parti intime. Per qualcuno conta molto. E quel qualcuno sono milioni di possibili visitatori che non si capisce perché dobbiamo lasciar andare sul altre coste. O no?
Nel frattempo, buon bagno a tutti. Con o senza costume.