«Ma hai visto che roba questo Gender?». «E cosa sono questi LGBT che intervengono a scuola?». «Hai saputo poi di certi bambini che di notte fanno gli incubi e non dormono?». Domande come queste Michela Marzano negli ultimi tempi ne ha ricevute a centinaia. Lì per lì non ha dato troppo peso al problema. «Forse stanno esagerando un po’ tutti», si diceva. Non solo chi demonizzava la cosiddetta teoria Gender, ma anche chi è impegnato contro le discriminazioni e a decostruire le discriminazioni sessiste e omofobe. Ma la disattenzione, per lei che si occupa di tematiche legate al Gender da anni, non poteva durare a lungo. Ha raccolto dati, fatti di cronaca, esaminato video, e muovendosi in un delicato equilibrio tra filosofia, politica, società e vita privata, ha scritto Papà, mamma e Gender (Utet, pp. 128, 12 euro), un saggio agile, semplice e dagli intenti pedagogici. Giovedì, nell’ambito di Gender Bender, lo presenterà all’Ambasciatori (ore 18, via Orefici 19. Ne parla con l’autrice Vincenzo Branà). «L’ho scritto velocemente, lavorandoci 20 ore al giorno».
Perché, Michela Marzano, tanta urgenza?
«Perché era importante uscire prima della discussione in Parlamento della legge sulle unioni civili, il cui punto cruciale è la stepchild adoption, perché non devono esistere bambini di serie A e bambini di serie B. Occorreva fare subito chiarezza».
A chi è rivolto questo libro?
«Possono leggerlo tutti, ma mi premeva raggiungere quelle persone, e sono tante soprattutto tra genitori e insegnanti, che fanno confusione sull’identità di genere, l’orientamento sessuale e la cosiddetta teoria gender che ha seminato molte paure nel nostro Paese anche per l’efficace propaganda di una parte del mondo cattolico».
È per questo che ha dedicato due capitoli ai video #nogender promossa da ProVita e altre associazioni cattoliche e ‘Capire l’ideologia Gender in meno di tre minuti’ di Manif Pour Tous?
«Sì. Sono video diventati virali tra i genitori italiani. Dovevo decostruire questi argomenti utilizzati per creare confusione: la lotta per l’inclusione e l’uguaglianza non ha nulla a che fare con l’insegnare che si può cambiare sesso o scegliere di diventare omosessuali».
Di solito dedica i libri a suo marito Jacques, ma questo è dedicato anche a suo fratello Arturo: è entrata in una sfera molto intima, visto che parla della sua storia in un capitolo.
«Arturo è gay e per anni ha vissuto con i sensi di colpa. La mia è una famiglia tradizionale, cattolica. A un certo punto, in questa famiglia normalissima, abbiamo scoperto le carte, io anoressica, lui gay. E allora la lotta è diventata completa. Da una parte c’è la teoria, dall’altra la storia di un fratello emarginato perché a scuola lo chiamavano frocio e solo più tardi è venuto allo scoperto, tanto che girerà anche un documentario con Francesca Vecchioni. Mettermi dalla sua parte voleva dire mettermi dalla parte di tutti i bambini, anche di quelli che vivono in famiglie omogenitoriali, senza diritti».
Il privato richiama il sociale. A un certo punto suo fratello incontra il Cardinale Martini, che lei cita più volte.
«Lo ha conosciuto a Gerusalemme. Lo ha accolto, è stata una figura importante per lui e una delle voci più illuminate all’interno della Chiesa. Avrei voluto conoscerlo anch’io».
Crede che questo libro chiarirà la distinzione tra sesso, genere e orientamento sessuale?
«È la mia speranza, anche se so che sono secoli che facciamo confusione soprattutto tra identità e orientamento sessuale. Affronto la questione soprattutto nel penultimo capitolo citando Judith Butler. Lei diceva: se una donna è tale perché attirata da un uomo, nel momento in cui desidera una donna viene messo in discussione il suo essere donna. Lo stesso vale per un uomo. E conclude dicendo che il desiderio omosessuale terrorizza il genere. Un punto fondamentale che spiega la radice dell’omofobia. Il mio testo cerca di aprire un dialogo».
L’ultimo capitolo del libro è sulla Buona Scuola.
«Che non ho votato. Ma apprezzo il capitolo che parla del tema degli stereotipi sessuali, dell’uguaglianza nella differenza e del rispetto di tutti indipendentemente dall’orientamento sessuale. Quello che ha scatenato il putiferio sulla teoria del Gender».