Dalla rassegna stampa Libri

Il vero coming out di Carlo Giuseppe Gabardini

Attore, autore, youtuber, stand up comedian e scrittore, Carlo Gabardini presenta ‘Fossi in te io insisterei’: “Non è un libro su Olmo né sull’omosessualità”

Chi ha amato Carlo Gabardini nella veste di attore interprete di Olmo in Camera Cafè, chi ha apprezzato il suo lavoro di autore comico negli spettacoli teatrali di Paolo Rossi e chi lo ha seguito nella battaglia contro l’omofobia in cui si è messo in gioco come youtuber nel video Marmellata e Nutella non immagina quanto sia ancora lontano dal conoscerlo finché non avrà avuto la fortuna di leggere il suo libro: Fossi in te io insisterei.

Ho scritto fortuna nella frase precedente per rafforzare il senso di gratitudine dopo un’esperienza di lettura in grado di lasciare nell’animo un senso profondo di verità. Un critico non dovrebbe mai esporsi troppo a favore di un libro, ma per fortuna sono solo un giornalista e soprattutto uno che ama leggere. Consapevole che ai lettori di GQ possano interessare poco i miei consigli ho pensato di invitare lo stesso Carlo Gabardini a parlare della sua opera, all’ora di pranzo nel bar del Teatro Litta di Milano sotto lo sguardo severo della statua di Nettuno.

L’idea è di vendicarmi delle lacrime che un libro comunque brillante come il suo è riuscito a farmi versare in treno davanti ai miei compagni di viaggio e sottoporre l’inconsapevole ospite a un esperimento sociale.
Nel primo capitolo del libro, Carlo Gabardini racconta della proverbiale tirchieria di quando aveva nove anni. Se il libro fosse sincero come appare sono certo che qualcosa di quell’antico peccato capitale sia rimasto ancora vivo nel suo carattere. Tirerò l’intervista per le lunghe e appena dovrà scappare per arrivare in tempo al prossimo impegno gli proporrò di pagare il conto. Se lo farà vorrà dire che in fondo anche lui è un po’ falso e io avrò risparmiato qualche euro.

Come è nata l’idea di scrivere un libro?
Era il mio sogno. Scrivo da quando ero piccolo ma ho una specie di timore reverenziale nei confronti dell’oggetto libro a causa di mio padre, un patito della lettura a cui stava a cuore che io leggessi. Avevo il terrore mi chiedessero qualcosa su Olmo. Immaginavo la copertina in cui indosso la camicia hawaiana, mio padre non me l’avrebbe mai perdonata. Poi dopo la lettera al quotidiano la Repubblica dove sostengo che essere gay è bellissimo, che gli omosessuali si devono fortificare e nelle ultime tre righe faccio anche il mio personale coming out, arriva su youtube il successo del video Marmellata e Nutella. Il timore è diventato che gli editori volessero il libro dell’omosessuale e di nuovo ho immaginato di apparire in copertina con una camicia rosa. A un certo punto mi viene in mente di scrivere una lettera a mio padre e capisco che si tratta di un’urgenza da seguire a prescindere dalle richieste di un editore.

Dove hai trovato lo spunto e il coraggio che ti hanno permesso di metterti così completamente a nudo?
Devo molto a Twitter dove ho imparato a espormi in prima persona prendendomi tutta la responsabilità di quello che scrivevo. Finché lo facevo per Paolo Rossi o Sabina Guzzanti avevo sempre delle giustificazioni. A Mondadori ho comunicato che avrei scritto questa lettera senza sapere se ne sarei uscito vivo perché sarebbe stata tutta la verità e nient’altro che la verità. Era la cosa da fare e dal 15 settembre fino al 20 febbraio non ho fatto altro che scrivere. A parte il sabato e la domenica per condurre Si Può Fare insieme a Alessio Maurizi su radio24. Io sono lo stupido dei due.

Nel libro fai un primo coming out quando ammetti di essere un dodicenne cronico e non potrai che essere stupido tutto la vita.
All’inizio del libro dico a mio padre che vorrei scrivergli questa lettera perché ho un’età mentale di dodici anni ma alla fine vorrei potere dire di essere quantomeno maggiorenne. In realtà mentre scrivo questa lettera soprattutto dalla seconda parte in poi, da quando muore mio padre, è scrittura in diretta. Io sto veramente rivolgendomi a mio padre e scrivergli mi modifica.

I capitoli della malattia di tuo padre sono particolarmente toccanti e ho rischiato di piangere in pubblico. Mi ha salvato leggere che anche tu piangevi mentre scrivevi.
Ero combattuto se ammettere che stavo piangendo mentre scrivevo perché mi sembrava di aggiungere un carico da cento. Stavo proprio scrivendo a mio padre e non potevo esimermi dal dirglielo. Questa cosa invece tu la vedi quasi come una giustificazione per identificarsi un po’ meno nel dramma perché è giusto che sia l’autore a soffrire e non il lettore che magari sta in treno e deve piangere davanti a tutti.

La tua scrittura così diretta è un invito a raccontarsi?
Non lo so. Da quando è morto mio padre è come se tutti fossero diventati mio padre, sia uomini sia donne, sia più grandi sia più piccoli. Ho la sensazione che tutti sappiano fare bene le cose tranne me. Io sono l’eterno bimbo scemo con attorno un sacco di persone a cui chiedere e io chiedo a tutti su facebook, twitter e per strada. Ho continuamente dubbi. È anche vero che questo fidarsi di tutti in realtà possa significare non fidarsi di nessuno. Mi sento impreparato all’adultità e vago alla ricerca di un punto di riferimento, di un padre e di un maestro che in questo momento non ci sono.

Nel libro si avverte la sensazione che tu stia guardando in camera rompendo la quarta parete con il lettore. Ti metti e ci metti in discussione come farebbe uno youtuber in un video o uno stand up comedian in un club.
Ho fatto lo youtuber e il riferimento allo stand up comedian è calzante. L’esperienza da youtuber è quella del video Marmellata e Nutella. L’intento era consolare i ragazzini che non sanno come fare coming out o comunque spiegare in generale le diversità. C’è chi legge giustamente il video come difesa dei diritti delle diversità tout court e non semplicemente dell’omosessualità. Quando mi fermano per strada riconoscendomi come quello di Marmellata e Nutella mi fa più piacere di quando mi dicono che sono Olmo. Un po’ perché mi riconosco nel giovane che si esprime nella sua cameretta. Tutti i video che ho fatto sono davanti alla mia libreria.

Si può essere youtuber a 40 anni?
Mi imbarazzo e mi vergogno perché penso che dovrebbero farlo delle persone più giovani però alla fin fine ho un’età mentale da dodicenne e non voglio non avere più la possibilità di fare un video su youtube.

Vuoi fare l’attore o l’autore?
Vorrei insistere a fare tutte e due le cose. L’attore, l’autore o lo youtuber? L’attore, l’autore, lo youtuber o il militante? Non capisco perché non si possa fare più di una cosa in questo mondo. E poi non mi riconosco nel bisogno di mettere un’etichetta addosso alle persone come fosse una divisa per poi poterle riconoscere da lontano. Lo stesso discorso vale sull’omosessualità e questo libro che non è un libro sull’omosessualità.

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