Dalla rassegna stampa

STUART MILK, nipote di HARVEY: «Discriminazioni, il cammino non è compiuto»

Stuart Milk, consigliere politico per i diritti civili del presidente degli Stati Uniti Barack Obama e presidente della Harvey Milk Foundation, nei giorni scorsi ha fatto visita al Milk Center…

Stuart Milk, consigliere politico per i diritti civili del presidente degli Stati Uniti Barack Obama e presidente della Harvey Milk Foundation, nei giorni scorsi ha fatto visita al Milk Center di via Nichesola a San Michele, in occasione dei 30 anni di Arcigay Verona e in vista del Pride triveneto che la nostra città ospiterà sabato 6 giugno. Stuart è il nipote di Harvey Milk, militante del movimento di liberazione omosessuale e primo politico apertamente gay eletto negli Stati Uniti, in un periodo in cui negli Usa un omossessuale era considerato malato e criminale. Nel 1977 entrò nel Consiglio delle autorità di vigilanza a San Francisco. Venne ucciso un anno dopo, il 27 novembre 1978. Nel 2009 è Sean Penn a impersonarlo sullo schermo nel film «Milk». E da anni il nipote Stuart porta avanti la battaglia dello zio con la Fondazione Harvey Milk. Il 12 agosto 2009 ha ritirato la Medal of Freedom dedicata ad Harvey Milk dalle mani del presidente Barack Obama, per «il coraggio visionario e la convinzione» nella lotta alle discriminazioni.

Signor Milk, a 50 anni dalla marcia di Selma in Alabama negli Usa sono stati fatti enormi passi in avanti sui diritti civili. Anche per quanto riguarda gli omosessuali?
Penso proprio di sì, penso che la comunità omosessuale abbia fatto a livello globale dei grandi passi avanti. Non si può certo dire che il cammino sia compiuto. Ci sono ancora tanti, troppi, luoghi al mondo dove si può morire per il proprio orientamento sessuale e per il proprio colore della pelle. Avere oggi un cittadino afroamericano come Barack Obama così pronto a spendersi per l’uguaglianza e per i diritti di tutti è di sicuro un fattore importante ma il contributo di ognuno è fondamentale.

Qual è il suo rapporto con il presidente Obama, di cui è consigliere?
Durante entrambe le campagne elettorali di Obama ho accettato volentieri di essere suo surrogate, ovvero di poter contribuire alla sua elezione. È stato proprio nei primi mesi del suo primo mandato che il presidente ha assegnato a Harvey Milk la Presidential Medal of Freedom, il più importante riconoscimento ai diritti civili che gli Stati Uniti hanno.

Che prova di fronte alle feroci persecuzioni degli omosessuali da parte degli integralisti religiosi, islamici e non solo. Che fare per contrastare questi crimini?
Penso che come ha detto qualcuno più importante di me: un’ingiustizia ovunque è un’ingiustizia per tutti. Lo diceva Martin Luther King ed è per questo che con la Fondazione cerchiamo di lavorare a livello globale perché chiunque possa amare chi ama senza rischiare la vita.

Che ricordo ha di suo zio Harvey?
Quando mio zio perse la vita avevo 17 anni. Ho avuto la fortuna di passare molto tempo con lui e le posso dire che era una persona affettuosa, calorosa e estremamente attenta. Ho molti ricordi che mi legano allo zio, molte telefonate serali in cui contattava quel suo nipote speciale.

Per quanto la riguarda, le è costato dichiararsi pubblicamente gay?
Sono convinto che a differenza di tante altre comunità e minoranze, quella omosessuale abbia una caratteristica unica: quella di potersi nascondere. Il coming out quindi è un processo quotidiano, ogni giorno la visibilità, come sosteneva Harvey, è un elemento chiave.

Le è piaciuto il film con Sean Penn? Rispecchia la figura di Harvey Milk?
Il film con Sean Penn penso restituisca bene la figura di mio zio. È una bella storia, una vicenda forte. Egli lavorò e collaborò con tutte le minoranze per un mondo di uguaglianza. Anche l’altro titolo, vincitore di un premio Oscar, «The times of Harvey Milk» racconta bene il periodo storico in cui visse e si candidò mio zio.

Che impressioni ha avuto dalla sua visita in Veneto e a Verona? In Italia c’è un dibattito aperto sulla lotta all’omofobia. Che consigli dà a chi si impegna in questo campo?
È la seconda volta, per due anni consecutivi, che mi trovo a collaborare con la comunità omosessuale, e non, veneta. Da Vicenza a Bassano passando per Verona e per il suo Harvey Milk Center ho trovato persone capaci di aprirsi e collaborare con altre minoranze. Il mio consiglio che riprendo da Harvey è di sicuro l’importanza di essere visibili, con le proprie famiglie, in politica, sul luogo di lavoro, ovunque.

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