Dalla rassegna stampa Libri

Il nuovo libro di Bruno Casini, "viaggi e sesso gay senza censure"

Da Berlino all’Afghanistan, dalla California a Marrakech, in “Sex and the world” il giornalista e organizzatore culturale fiorentino racconta i suoi giri del mondo all’insegna dell’avventura anche erotica, “che per mè è sempre stata una forma di comunicazione”

Partiva con uno zaino mezzo vuoto, più libri che vestiti. Al ritorno, ci avrebbe aggiunto gli oggetti accumulati durante il viaggio, ai quali aggrapparsi con la dolcezza del rimpianto per i magnifici luoghi visitati, per le persone incontrate, il sesso consumato in luoghi misteriosi e nascosti: dai cinema porno spagnoli agli sterminati bagni nel sottosuolo di Alexanderplatz, nella Berlino ancora divisa dal muro. Nel suo nuovo libro Sex and the world. Viaggi gay e rock’n’roll, pubblicato da Zona e che sarà presentato venerdì 20 marzo alla libreria Ibs di Firenze (v. Cerretani, ore 18) da Isabella Mancini e Alessio Agostinelli, Bruno Casini si mette davvero a nudo, come nella copertina, che lo ritrae in costume adamitico seduto su uno scoglio in un’estate degli anni Settanta. Ripescando vecchi appunti messi da parte – “sono uno che durante i viaggi scrive sempre, scrive tutto, forsennatamente” – e rielaborandoli in una specie di “diario di viaggio postumo” che ha come colonna sonora Patti Smith e i Rolling Stones, il giornalista e organizzatore culturale fiorentino abbandona gli anni Ottanta più glittering che lo hanno visto protagonista assoluto – e dettagliato cronachista con numerosi libri sull’argomento – per raccontare quattro decenni in giro per il mondo. Senza serbare nessun segreto: psichedelico o sessuale che sia. “Viaggiare per me ha sempre significato conoscere, verificare, apprendere. E consumare”. Ed ecco quindi il sesso, esplicitato sin da titolo: dalle spiagge gay di Lisbona alle boscaglie di Lido di Classe fino alla fuga a Zurigo per un incontro al buio con un uomo conosciuto su una chat, che poi si rivela una notte magnifica di intesa intellettuale oltre che fisica, tra i dischi dei Led Zeppelin ascoltati fino all’alba. Sesso come forma di conoscenza più che coazione a ripetere, “come comunicazione, come porta delle percezione, come modo per entrare in contatto non solo con la carne di un uomo ma anche con i suoi interessi musicali, culturali, nel segno di un’amicizia sincera. Per me, insomma, il sesso è sempre stato la possibilità di un incontro a 360 gradi con un mondo nuovo”.

E’ il viaggio nella gay bay area a San Francisco, nel 1989, a segnare uno spartiacque nella vita di Bruno Casini. Perché lì, d’un colpo, si trova davanti alle conseguenze dell’Aids, ancora non così spaventose in Italia: “Ricordo locali e negozi chiusi per lutto: la libreria, il forno, la galleria, tutti col marchio dell’Aids appiccicato sulla propria fine. Un bollettino di guerra. A Castro ho capito che le cose stavano cambiando: da quel momento in poi anche per la mia generazione, che aveva conosciuto la libertà più spinta degli anni Settanta, ha dovuto cambiare approccio con il sesso: meno forsennato, massiccio, spensierato. E’ arrivata l’epoca delle scelte. Un cambio epocale per chi, come me, arrivava dagli anni Settanta di militanza lgbt, di costruzione di progetti, di una comunità. Di colpo, ci trovavamo davanti alla distruzione”.

Oggi, Bruno Casini è un ragazzo di 62 anni che ha trovato il coraggio di affrontare, sfidare e raccontare i suoi lati oscuri, senza censure: “Avrei potuto fare un altro libro sugli anni Ottanta, la musica, i costumi, ma avevo la necessità di sviscerare tutto me stesso. E poi sì, volevo spiazzare”. E’ a contatto diretto con i giovani, lavorando nel mondo del rock. Come guarda alle nuove generazioni e al loro rapporto con il sesso? Lo vivono con altrettanta inibizione, vista la caduta di tanti tabù? “I ragazzi di oggi hanno a disposizione strumenti comunicativi che noi non avevamo, eppure vedo due atteggiamenti estremi: da una parte chi del sesso non gliene importa niente forse perché ha bisogni d’altra natura, dall’altra c’è invece chi mette in atto una ricerca che definirei efferata, selvaggia, anche se contrai l’hiv che te ne importa, tanto ci sono le medicine per curare il virus”.

Un luogo dove tornerebbe? “California. Lo confesso, ci abiterei. Esci per strada e trovi quello che hai voglia di trovare. E l’Afghanistan. Chissà come l’hanno ridotto tutte quelle maledette guerre”. E un luogo dove non andrà mai più? “Il Marocco. Io ho visto quello del turismo hippy, oggi ci sono solo scorribande di americani e giapponesi”.

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