ALTRO che social e tv: se i nostri figli sono assatanati di vampiri e zombie, beh, è colpa di un signore vissuto due secoli fa. Mai sentito parlare di Lord Byron? Certo che sì, che domande. Eppure il suo ruolo nella zombiemania di oggi non era mai stato così magistralmente riassunto come in questo The Poet and The Vampire: The Curse of Byron and The Birth of Literature’s Greatest Monsters. Già, “ curse”: fu proprio una maledizione quella che perseguitò gli amici del Vate, trascinandoli in un vortice di morti e suicidi.
«Nulla di soprannaturale», chiarisce il Wa shington Post recensendo Andrew McConnell Stott: «Fu solo colpa dell’insensibile egoismo del poeta e della sua crudeltà psicologica. E del resto: che cosa ci saremmo potuti aspettare dall’equivalente dell’epoca di una rockstar? Byron dormì con una pletora, forse centinaia di donne (compresa, è ampiamente riconosciuto, sua sorella) e probabilmente anche con più di qualche uomo. Il suo divano era una esatta replica di quello di Napoleone. E i fan adoranti impazzivano per avere una ciocca dei suoi capelli: e spesso di un ciuffo dal suo pube». L’incubo si materializzò il 16 giugno 1816. «Stanotte scriveremo una storia di fantasmi» intimò il poeta agli amici raccolti a Villa Diodati, Svizzera. Gli ospiti obbedirono: in prima fila Mary, la moglie dell’amico poeta Percey Shelley, che lì abbozzò il primo ritratto di un certo “Frankenstein”… Essì, altro che social e tv: se i nostri figli sono assatanati di vampiri e zombie, beh, è davvero colpa di un signore vissuto due secoli fa.
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