«Ok, se tu mi vuoi, l’appuntamento vale per le sei. Sarei una pazza se non ci verrei….». Era il 1995 e questa canzone — una vertigine musicale, ma soprattutto grammaticale — traghettò l’universo neomelodico e quello trans oltre gli steccati cui erano confinati. Valentina, il trans protagonista di questo successo così insolito e travolgente, è morta ieri. Stroncata da un male che la divorava da tempo.
Bionda, di una bellezza aggressiva eppure dolce, la voce profonda che modulava in un falsetto inconfondibile, Valentina era diventata una icona non solo del mondo gay e trans: era richiestissima per feste di piazza, comunioni, matrimoni, trasmissioni televisive nelle emittenti locali. «E’ stata protagonista — ricorda Gianni Simioli, conduttore e speaker radiofonico, suo storico amico — di una piccola grande rivoluzione nel mondo omosessuale. Ha avuto successo in un mondo machista come quello dei neomelodici, spopolato con le feste di piazza. Era amata da tutti. E per il mondo dei trans era un mito: quella che era riuscita a farcela, a non finire sul marciapiede».
Valentina Ok, così aveva cambiato il suo nome, aveva lavorato con Eugenio Bennato e Leopoldo Mastelloni. Poi un cameo in «Passione» di John Turturro. «Andò a Venezia a sue spese, comprò un guardaroba da diva per il tappeto rosso — racconta Simioli —. Ci teneva tanto ad esserci e, anche se la produzione non l’aveva coinvolta, non voleva perdersi questo momento epocale. Si aspettava tanto da questo film. Le avevano fatto credere che poteva essere una svolta. E invece è tornata nell’oblio ».
Un oblio che non sopportava. «Era fragile, vulnerabile Valentina. Generosa con tutti — ricorda Gianni —. E in tanti non sono stati generosi con lei. E le cattiverie le prendeva male, così come i pregiudizi».
Eppure le sue canzoni erano una bandiera proprio per i più deboli. «Ragazzo gay ti faranno piangere, bere le tue lacrime…. Dovrai combattere con la solitudine, contro il pregiudizio che c’è. Ti sentirai ripetere parole che feriscono… Non arrenderti» cantava lei con lo sguardo altero.
Impossibile sapere l’età di Valentina. «Le donne sono fatte così — sorride Simioli —Perché lei era donna, anche se mai aveva fatto l’operazione. Donna per la sua sensibilità, la dolcezza. Ricordo quando due anni fa mi chiamò per dirmi che mollava lo spettacolo. Delusa e riservata uscì di scena. E non ha mai voluto vedere più nessuno di noi. Si è arresa al male e non voleva mostrare il suo declino. Voleva che la ricordassimo tutti bella e in carriera». Valentina era «l’antitesi della drag queen», sostiene il sito Culturagay.it, e sempre alla ricerca del compagno giusto. «Le sue storie duravano un paio d’anni, poi non funzionavano più. Ma lei ci credeva ogni volta — rivela Gianni Simioli —. E questa sua fiducia, questa voglia di credere nelle cose belle e nell’amore, ha fatto di lei una persona straordinaria».
da Il Messaggero
Addio a Valentina Ok, la trans neomelodica
Gli amici, purtroppo si aspettavano la notizia da un giorno all’altro. E ieri la notizia è arrivata, è toccato ad Alberto Selly, cantante e autore del girone neomelodico, confermarla: Valentina Ok è morta, divorata da un male di cui si vergognava, voleva la si ricordasse bella come ai tempi del suo hit neomelodico a cui doveva anche il nome d’arte, oltre all’imitazione-parodia di Rosalia Porcaro che l’aveva trasformata nel personaggio di Natasha.
Eugenio Bennato l’aveva voluta a suo fianco a teatro, Leopoldo Mastelloni aveva diviso con lei un album, John Turturro l’aveva ingaggiata per un cameo in “Passione”: tra i suoi ricordi più cari c’era proprio il red carpet nel 2010 alla Mostra di Venezia, per l’occasione aveva rinunciato ai capelli biondi tinti di nero e indossato un abito rosso fuoco.
In un ambiente maschile e maschilista come quello della canzone neomelodica degli anni Novanta aveva imposto il suo personaggio controcorrente. “Antitesi della drag queen” per il sito CulturaGay.it, aveva portato il suo modo di essere trans nelle tv locali, conquistando il pubblico dei bambini con un fare da fatina, che andava a braccetto, nei locali, con le basi dance di canzoni in cui si raccontava senza pudori, da “Ok” (“Ok, se tu mi vuoi, l’appuntamento vale per le sei, sarei una pazza se non ci verrei”!) con i suoi “uh uh” epocali all’orgoglio di “Ragazzo gay”: “Ti faranno piangere/ bere le tue lacrime/ tutti quanti contro di te/ e dovrai combattere/ con la solitudine/ contro il pregiudizio che c’è/ Ti sentirai ripetere parole che feriscono/ e resterai in un angolo/ colpito infondo all’anima/ ma tu non lasciarti andare mai/ Hey ragazzo gay/ non arrenderti mai/
forza ce la farai!”.
Negli ultimi anni aveva patito un certo isolamento, rimpiangeva gli anni d’oro delle tv neomelodiche, anche le ospitate sulle reti nazionali. Carlo Freccero, all’epoca direttore di Raidue e con Goffredo Fofi e Maurizio Costanzo tra i primi a comprendere la portata dell fenomeno neomelò, l’avrebbe voluta come una sorta di Virgilio sopra le righe per presentare alla nazione il contingente dei D’Alessio e dei Ricciardi, ma le proteste di clero e forze politiche conservatrici lo costrinsero ad impaginare diversamente le puntate di “Napoli che passione”.
All’anagrafe Ciro Adorato, aveva pubblicato in copertina dell’album “Il ritmo della tua città” le sue foto da ragazzo e poi da donna, con la scritta “ieri e oggi”: “Io ho sentito di essere donna sempre. E non l’ho mai nascosto dall’età di 13 anni”.
da Il Mattino
Addio a Valentina Ok, la trans neomelodica | Video e foto
Da “Ok” a “Ragazzo gay”, una carriera tra canzoni e tv, amata dai bambini e dagli artisti, Turturro la volle in “Passione”
di Federico Vacalebre
Gli amici, purtroppo si aspettavano la notizia da un giorno all’altro. E ieri la notizia è arrivata, è toccato ad Alberto Selly, cantante e autore del girone neomelodico, confermarla: Valentina Ok è morta, divorata da un male di cui si vergognava, voleva la si ricordasse bella come ai tempi del suo hit neomelodico a cui doveva anche il nome d’arte, oltre all’imitazione-parodia di Rosalia Porcaro che l’aveva trasformata nel personaggio di Natasha.
Eugenio Bennato l’aveva voluta a suo fianco a teatro, Leopoldo Mastelloni aveva diviso con lei un album, John Turturro l’aveva ingaggiata per un cameo in “Passione”: tra i suoi ricordi più cari c’era proprio il red carpet nel 2010 alla Mostra di Venezia, per l’occasione aveva rinunciato ai capelli biondi tinti di nero e indossato un abito rosso fuoco.
In un ambiente maschile e maschilista come quello della canzone neomelodica degli anni Novanta aveva imposto il suo personaggio controcorrente. “Antitesi della drag queen” per il sito CulturaGay.it, aveva portato il suo modo di essere trans nelle tv locali, conquistando il pubblico dei bambini con un fare da fatina, che andava a braccetto, nei locali, con le basi dance di canzoni in cui si raccontava senza pudori, da “Ok” (“Ok, se tu mi vuoi, l’appuntamento vale per le sei, sarei una pazza se non ci verrei”!) con i suoi “uh uh” epocali all’orgoglio di “Ragazzo gay”: “Ti faranno piangere/ bere le tue lacrime/ tutti quanti contro di te/ e dovrai combattere/ con la solitudine/ contro il pregiudizio che c’è/ Ti sentirai ripetere parole che feriscono/ e resterai in un angolo/ colpito infondo all’anima/ ma tu non lasciarti andare mai/ Hey ragazzo gay/ non arrenderti mai/forza ce la farai!”.
da Repubblica.it
Addio a Valentina Ok, la prima star neomelodica transessuale napoletana
di PAOLO DE LUCA
In pochi conoscevano il suo vero nome. Per tutti era “Valentina Ok”, cantante e showgirl, la prima star transessuale della musica neomelodica negli anni Novanta. Divorata da un lungo male, Valentina si è spenta martedì 2 settembre. Uno dei primi a dare l’annuncio, è stato il cantante e suo amico Alberto Selly.
“Con immenso dolore comunico che la nostra Valentina Ok non è più” ha scritto, in poche parole, rivolto ad un incredulo pubblico di Facebook. In molti la ricordano per la sua lunga chioma bionda e i suoi tormentoni sulle reti locali napoletane.
Da “OK”, canzone nota soprattutto per un suo grave errore grammaticale nel ritornello, fino a “Ragazzo gay”. “Che piacesse o meno – posta su Facebook Donato, un suo fan – era un’artista, un simbolo”. Effettivamente, venti anni fa, Valentina fu la prima cantante a manifestare con naturalezza e grinta la sua sessualità nel mondo neomelodico. I suoi acuti vocali, non proprio virtuosi, erano stati ripresi dalla comica Rosalia Procaro in una delle sue caricature più riuscite.
E’ stato il “personaggio Valentina”, unito alla forza di volontà e a una certa dose di autorionia, a lanciare la cantante nello star system italiano: ospite del Costanzo Show e altri programmi su reti nazionali, notata anche da Carlo Freccero, Valentina aveva debuttato nel 1995 a teatro con “Gli angeli del sud”, di Eugenio Bennato. Aveva cantato e inciso “Con il nastro rosa” di Battisti con Leopoldo Mastelloni e nel 2010 era stata scelta da John Turturro per il cast di “Passione”.
E’ stato quel cameo a garantirle un lungo red carpet alla Mostra del Cinema di Venezia, applaudita nel suo lungo vestito rosso. Una diva di vicoli e contrade, ammiccante e mai volgare, che ha raccontato una fetta di Napoli, tanto amata da qualcuno, quanto rinnegata da altri. Ma esistente. Di recente, aveva inciso il suo singolo “OK” anche in inglese, collezionando numerosi click su Youtube. Poi il lento tramonto, la vita defilata e l’incurabile male. All’anagrafe , era
registrata come Ciro Adorato. Ma Napoli l’aveva conosciuta e riconosciuta come Valentina Ok. E questo sarà il nome del suo feretro che mercoledì alle 10 partirà dalla chiesa della Santissima Trinità di Parete, in provincia di Caserta.