Da ieri c’è forse un motivo in più per provare a spiegare il suicidio di Robin Williams. Sta tra le righe di una nota, consegnata ai media americani, con cui la terza moglie dell’attore, Susan Schneider, 63 anni, ha deciso di rompere il silenzio. «Mio marito era affetto da un principio di morbo di Parkinson: i primi sintomi stavano peggiorando lo stato della sua depressione».
Secondo la ricostruzione della moglie, l’attore non aveva ancora maturato il coraggio di parlare pubblicamente della malattia, come invece aveva fatto in passato rivelando la sua dipendenza da alcol e droghe. «Robin aveva smesso di bere e al momento in cui si è tolto la vita era completamento sobrio», ha spiegato nel suo comunicato.
Intanto emergono le prime notizie riguardo i funerali, che potrebbero svolgersi nei prossimi giorni in forma privata a San Francisco. La moglie, delusa dall’abuso di dettagli che la polizia ha fornito riguardo la morte del marito, avrebbe intenzione di organizzare una cerimonia sobria nella baia della città californiana, invitando a partecipare soltanto familiari e amici più stretti.
Alcuni parenti, tra cui il figlio trentunenne Zak, si sarebbero già spostati a San Francisco per pensare all’organizzazione della cerimonia. Poi, per tenere vivo lo spirito leggero dell’attore, nelle settimane successive alle esequie, verrà organizzato anche uno spettacolo di cabaret a scopo benefico. Secondo le prime voci, la serata si svolgerà al Teatro Throckmorton di Mill Valley, in California. «Robin ha trascorso la maggior parte della sua vita ad aiutare gli altri, sia quando stava sul palco, in tv o al cinema; quando stava all’estero con le truppe o a confortare un bambino malato: voleva che ridessimo e che avessimo meno paura», dice Schneider.
Continuano intanto gli attestati di affetto del mondo del cinema nel ricordo dell’attore. Dopo la copertina commemorativa con cui Time esce oggi nelle edicole, anche Broadway, dove l’attore spesso aveva recitato, ha reso omaggio a Williams mercoledì, spegnendo le luci del teatro per un lunghissimo minuto davanti a numerosi fan. Ieri sera anche il Festival di Locarno ha reso il suo omaggio, trasmettendo in Piazza Grande One Hour Photo di cui l’attore fu protagonista e che nel 2002 fu in concorso alla rassegna. L’attore sarà ricordato anche alla 66esima edizione degli Emmy che si terrà a Los Angeles il prossimo 25 agosto.
Ora che il sentimento intorno alla morte è forte, la moglie si augura che sulla scia della scomparsa del marito qualcosa si muova nella lotta al morbo di Parkinson. «Oggi diventa la nostra grande speranza, che altri trovino la forza di cercare la cura e il sostegno di cui hanno bisogno per affrontare le battaglie che si trovano di fronte, in modo che possano avere meno paura».
E la mente torna al grande schermo. Quando nel 1990, proprio Robin Williams indossò il camice bianco per vestire i panni del dottor Malcom Sayer nel film Risvegli : storia di uno psichiatra che scopre nuovi effetti di un farmaco contro la malattia. «Ma che senso ha dare la vita per poi ritoglierla?» si chiedeva nel film. Forse per un attimo quel pensiero gli è ripassato per la testa lunedì, nella sua casa di Tiburon. Oscurando anche i pensieri sui debiti economici che gli stavano mangiando la vita.
S. Lan.
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