Dalla rassegna stampa

Sinodo: “No alle unioni gay, ma i loro figli possono ricevere il battesimo”

Così l’Instrumentum Laboris: si affrontino i temi del controllo delle nascite, divorzio, nuove nozze, omosessualità, convivenza e fecondazione in vitro.

Snellire la procedura per la nullità matrimoniale, accompagnare le persone che hanno subito un fallimento nella loro unione e aiutarle a vivere la loro situazione «con la grazia di Cristo». Sono le considerazioni dell’Instrumentum Laboris del Sinodo, che affronta i temi del matrimonio e della famiglia, soprattutto in relazione al «controllo delle nascite, divorzio e nuove nozze, omosessualità, convivenza, fedeltà, relazioni prematrimoniali, fecondazione in vitro».
E mentre ribadisce che tutte le Conferenze episcopali sono contro «una legislazione che permette l’unione tra due persone dello stesso sesso», afferma anche che se chi vive tali unioni chiede il battesimo per il bambino, il piccolo va «accolto con la stessa cura, tenerezza e sollecitudine che ricevono gli altri bambini». L’Instrumentum Laboris del Sinodo sulla famiglia denuncia «la crescente diffusione della ideologia chiamata `gender theory´, secondo la quale il `gender´ di ciascun individuo risulta essere solo il prodotto di condizionamenti e di bisogni sociali, cessando, così, di avere piena corrispondenza con la sessualità biologica».
Tanti cristiani – afferma il Sinodo – manifestano difficoltà ad accettare integralmente» la dottrina della Chiesa su matrimonio e famiglia. «Spesso non si coglie il rapporto intrinseco tra matrimonio, eucaristia e penitenza; pertanto, risulta assai difficile comprendere perché la Chiesa non ammetta alla comunione coloro che si trovano in una condizione irregolare», come i divorziati risposati o che hanno una nuova unione. Ma la Chiesa – aggiunge-non deve essere un «giudice che condanna».
«La sofferenza causata dal non ricevere i sacramenti è presente con chiarezza nei battezzati che sono consapevoli della propria situazione», si legge nel documento. «Tanti sentono frustrazione e si sentono emarginati – prosegue l’Instrumentum Laboris -. C’è chi si domanda perché gli altri peccati si perdonano e questo no; oppure perché i religiosi e sacerdoti che hanno ricevuto la dispensa dai loro voti e dagli oneri sacerdotali possono celebrare il matrimonio, ricevere la comunione e i divorziati risposati no». E quindi «si ritiene che la colpa sia della Chiesa che non ammette tali circostanze».
«La famiglia si trova obiettivamente in un momento molto difficile, con realtà, storie e sofferenze complesse, che necessitano di uno sguardo compassionevole e comprensivo». «È necessario – viene spiegato – che la Chiesa si prenda cura di famiglie che vivono in situazioni di crisi e di stress; che la famiglia sua accompagnata durante tutto il ciclo della vita». «La vera urgenza pastorale – prosegue l’Instrumentum Laboris – è quella di permettere a queste persone di curare le ferite, di guarire e di riprendere a camminare insieme a tuta la comunità ecclesiale».


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