L’attore al Festival protagonista di un incontro con il pubblico. “Le recensioni? Oggi basta il web”
ROMA – — Gli urlano: «Zalone, Zalone, prestaci un milione». Checco Zalone, l’uomo del momento, che con Sole a catinelle ha incassato 37 milioni e mezzo in quindici giorni, è stupito dalla folla dell’Auditorium. «Quanta gente… Ma ho già subìto un’umiliazione, sono uscite tutte ste ragazze con i cartelli: “Hunger, Hunger”, pensavo fosse il mio soprannome, invece aspettavano questa Jennifer ». Protagonista dell’incontro col pubblico al Festival di Roma moderato da Marco Giusti, si racconta. A modo suo, tra canzoni diventate hit sul web ( Uomini sessuali, La ragazza senza u culu, Angela) e battute. «Ho letto sui social la polemica sugli incassi» dice Zalone, all’anagrafe Luca Medici « il mio cinema fa bene alle pizzerie e anche alla pirateria. Io e Gennaro Nunziante abbiamo passato quattro mesi al montaggio e buttato certa roba inguardabile che avrebbe dato da mangiare ai critici. Col cavolo che gliela diamo. La critica? È soppiantata da quella del web, spingi il pulsante “recensione” ed esce quella del gommista. I critici scrivono: “Una volta c’era Pasolini, oggi c’è Zalone” e si asciugano con la kefiah ». Hanno scritto, gli fa notare Giusti, che il suo non è cinema. «Vabbè non è cinema ma fa bene all’indotto». Il produttore Pietro Valsecchi, in prima fila, prevede un incasso totale tra i 55 e i 60 milioni di euro. «Io ho guadagnato 1700 euro» dice Zalone «va tutto ai distributori e agli esercenti».
Confessa che non potrebbe vivere a Roma. «Io sto bene a Capurso, per farmi intervistare dal Fatto quotidiano mi sono comprato le Clarks. Trovo l’ispirazione, a Bari c’è gente che guadagna mille euro al mese e fa un mutuo di 28 anni per comprare l’Audi. Mi andrò a nascondere per un po’, come Mina. Quando mi guardo allo specchio dico: oddio, questo sta pure qua? Berlusconi starebbe meglio di me su questo palco» spiega «io sono apolitico, il comico che mi piace di più è Beppe Grillo… No, scherzo, il più grande è Alberto Sordi, inarrivabile». Interpreterebbe un film con Virzì o Garrone? «Non sono un attore, sono terribile quando esco dal personaggio. Se girerei un film da 4 stelle di Mereghetti? Ma non incasserebbe un c…!». In fondo Sole a catinelle racconta l’Italia: «Non parla della crisi, che è triste e sappiamo tutti cos’è: muove dalla crisi per raccontare altro». Imita Vendola che recensisce Sole a catinelle, con la “s” strisciante: «Un film sinuoso, sostenibile, sincero, sontuoso», poi rivela, tra le risate, di quando doveva andare al Festival di Sanremo, edizione con Povia e la canzone sul gay. «Volevo entrare in scena col Frocedil 600 forte, che faceva passare l’omosessualità… Mi ha detto che era un po’ forte come gag».