“‘Rosso Istanbul’ diventerà un film? Certo, mi piacerebbe molto, anche perché l’idea iniziale era questa, poi siamo scivolati sul romanzo…”.
Ferzan Ozpetek racconta all’Adnkronos la genesi del suo esordio letterario, ‘Rosso Istanbul’, arrivato in libreria in questi giorni edito da Mondadori. “Sono felice e soddisfatto della vita”, esordisce, e sottolinea che oltre a Istanbul è legato “a Roma, dove vivo da 37 anni, come un gatto, sempre nello stesso palazzo, e a Lecce. Ho tre anime”.
Ma Istanbul è sempre nel suo cuore e la magica città sul Bosforo “profondamente cambiata rispetto a quella dei miei ricordi e della mia infanzia” è lo scenario del suo romanzo. “Nato quasi per caso -racconta Ozpetek- da una serie di appunti che iniziai a scrivere quando mia madre, nel 2006, si ammalò e fu operata. Un’operazione che la mandò in coma, dal quale si riprese pian piano, anche con l’aiuto di un fisioterapista, un giovane abbastanza insignificante di cui lei si invaghi’.
Da quel momento -racconta il regista di ‘Mine vaganti’- mia madre cominciò a cambiare modo di vestire, a chiedermi abiti rossi, rossetti rossi, smalti rossi. Il rosso era diventato il suo colore, tanto che non riconoscevo più la donna sobria che era, sempre vestita di blu o di beige. Allora ho cominciato ad appuntare i miei dialoghi con lei con l’idea di farne un film.
Idea che ho accennato a ‘Che tempo che fa’ di Fabio Fazio, dove ero per parlare di ‘Magnifica presenza’”. A quel punto interviene l’editor di Mondadori: “Subito dopo la trasmissione mi ha chiamato Nicoletta Lazzari per propormi di scrivere un libro. Io le ho mostrato gli appunti ma, in un primo momento ho rifiutato la proposta. Lei però è una di quelle persone cui non puoi dire di no, e alla fine ho accettato di scrivere il libro”.
Un romanzo che racconta del viaggio a Istanbul del regista, che si incrocia con le vicende di una donna in volo sul suo stesso aereo
Tema di ‘Rosso Istanbul’ è l’amore. A partire da quello di Ozpetek per la sua città “profondamente cambiata rispetto a quella dei miei ricordi -sottolinea- a cominciare dal mio quartiere, famoso per le sue ville, per i giardini, del quale adesso non c’è più traccia. E’ una città profondamente trasformata, in alcuni punti in meglio, in altri no. Ma nonostante tutto -dice Ozpetek- la Turchia di oggi per il modo di vivere, per le comodità, per la praticità, è vent’anni più avanti di Roma, e lo dico con grande dolore. Dai ristoranti, ai trasporti pubblici, al wifi un po’ dappertutto, ci sono delle attenzioni enormi nei confronti dei cittadini”.
Ma non sono tutte rose, ovviamente. “Ci sono anche cose terribili -ammette il regista- come la vicenda del parco (gli scontri del giugno scorso tra cittadini e polizia per il parco Gezi e i suoi 600 alberi che il governo di Istanbul vuole distruggere per ricostruire antiche caserme ottomane che dovranno ospitare un centro commerciale, ndr) o i problemi del cinema. Ma la gente ha protestato e io ho apprezzato moltissimo queste ribellioni”.
Cosa che secondo Ozpetek in Italia non avviene. “Io mi aspetto sempre -spiega- che anche qui qualcuno un bel giorno dica: ‘no, questo non si fa’. E invece nessuno protesta, mentre in Turchia l’hanno fatto, anche con molta ‘creatività’, una cosa che mi ha reso entusiasta del mio Paese”, conclude.