Dalla rassegna stampa Libri

Achille e Patroclo l’amore proibito mai raccontato

… La Miller rimase sconvolta quando ascoltò da bambina il racconto dello strazio di Achille per la morte di Patroclo, e del suo rifiuto di seppellirlo per potere rimanere vicino al corpo…

Quando ‘La canzone di Achille’ ha vinto pochi mesi fa l’Orange Prize, erano in pochi a sapere chi fosse l’autrice Madeline Miller. Tra i finalisti al prestigioso premio c’erano scrittrici affermate come Cynthia Ozick e Ann Patchett, e la candidatura di questa trentaquattrenne nativa di Boston era considerata al più come una novità da seguire con attenzione. Inoltre il romanzo, una rielaborazione moderna del mito di Achille e Patroclo, non aveva nulla di sperimentale, in particolare sul piano del linguaggio, e fu quindi grande la sorpresa quando Joanna Trollope, a capo della giuria, lo definì «originale, appassionato, inventivo ed entusiasmante » e premiò la Miller, dicendo: «Omero sarebbe stato orgoglioso ».
La vittoria ha generato uno dei casi più dibattuti degli ultimi mesi: una parte della critica ha attaccato il libro con violenza e perfino derisione (in particolare Daniel Mendelsohn sul New York Times Book Review), mentre alcuni autori, tra cui JK Rowling e la stessa Patchett, lo hanno elogiato appassionatamente. Cresciuta a New York, e dotata di una solida preparazione classica, la Miller ha cominciato a scrivere La canzone di Achille (Sonzogno, traduzione di Matteo Curtoni e Maura Parolini) subito dopo la laurea a Brown. La scrittura l’ha impegnata per ben dieci anni, nei quali ha rielaborato, ancora prima dell’Iliade, I Mirmidoni, la tragedia di Eschilo, di cui purtroppo non abbiamo traccia, in cui si parlava esplicitamente dell’amore omosessuale tra Achille e Patroclo. La Miller rimase sconvolta quando ascoltò da bambina il racconto dello strazio di Achille per la morte di Patroclo, e del suo rifiuto di seppellirlo per potere rimanere vicino al corpo. E rimase ugualmente colpita dal fatto che Patroclo fosse un personaggio fondamentale per l’evoluzione narrativa dell’Iliade, ma assolutamente marginale per lo spazio che gli veniva dedicato: sentiva la potenzialità di una storia d’amore inespressa, probabilmente censurata nei secoli successivi. Lo spunto è certamente appassionante, tuttavia il libro finisce per essere riuscito più negli elementi di contorno che in quello che sta maggiormente a cuore all’autrice.
La Miller attribuisce un ruolo fondamentale a Teti, madre di Achille, che ne conosce la tragica sorte e tenta con ogni mezzo di opporsi al fato e alla passione dei due giovani: è lei il personaggio più compiuto del romanzo, per l’inesorabilità delle sue azioni, che continuano ad avere, anche in questa rielaborazione moderna, una tragica grandiosità. Lo stesso si può affermare per altri due personaggi femminili: la splendida Briseide, offerta da Agamennone ad Achille, e Ifigenia, sacrificata per garantire la benevolenza degli dei e la vittoria militare. Per il resto, l’indubbia preparazione dell’autrice, unita a una scrittura volutamente semplice, rende il romanzo godibile, ma La canzone di Achille risente gravemente del passaggio dalla dimensione epica a cui è ispirato, e dalla quale nascono i personaggi, a una puramente romantica. Il modello letterario è Mary Renault, ma a differenza di quanto avveniva nei libri dell’autrice inglese, il testo privilegia i sentimenti all’evoluzione psicologica e drammaturgica dei protagonisti, rischiando costantemente la scorciatoia degli effetti.
La rielaborazione di miti classici, e l’idea di trasformare personaggi minori in protagonisti è antica quanto la letteratura, tuttavia nei grandi esempi del passato si è sempre rispettato il genere letterario originale: si pensi, per rimanere in tema, alle Troiane, con cui Euripide raccontava la tragedia delle mogli dei guerrieri della città sconfitta, lasciando intatta la struttura epica. O, solo pochi anni fa, a The Penelopiad di Margaret Atwood, in cui la moglie di Ulisse rimaneva – all’interno di una rielaborazione per alcuni versi rivoluzionaria – sempre la donna saggia, astuta e regale in grado di tenere a bada i Proci e affrontare le sfide più difficili della vita. Questo cambiamento di genere rende La canzone di Achille sentimentale, più che romantico, e genera un paradosso: in un libro che vuole celebrare l’amore, le pagine più riuscite finiscono per essere quelle dedicate all’amicizia. È un peccato, perché la descrizione della differenza di sguardo tra Achille, educato dal centauro Chironte per diventare il più grande tra i guerrieri achei, e Patroclo, dominato dal complesso di non essere all’altezza del proprio destino, ha momenti di narrazione efficace, nei quali l’autrice dimostra di aver compreso l’intimità di due personaggi immortali. Ma poi, nel momento in cui sviluppa la storia d’amore, la Miller comincia a costruire un crescendo di momenti struggenti, che non hanno mai la grandiosità marmorea e l’asciutta eternità dei classici.

LA CANZONE DI ACHILLE
di Madeline Miller
Sonzogno trad. di M.
Curtoni e M. Parolini Pagg. 384, euro 19

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