Dalla rassegna stampa Musica

La Traviata secondo Ozpetek “La mia Parigi esotica e sexy”

È una Traviata vibrante di emozioni, quella che il regista Ferzan Ozpetek ha montato al Teatro San Carlo di Napoli…

NAPOLI – È una Traviata vibrante di emozioni, quella che il regista Ferzan Ozpetek ha montato al Teatro San Carlo di Napoli. Emozioni evocate dall’immenso primo piano filmato di Violetta, proiettato sull’onda musicale dell’Ouverture verdiana come un manifesto cinematografico di struggimenti. Emozioni che attraversano gli abbracci dei disperati amanti e si riversano nel sangue che imbratta la camicia di Violetta sul letto di morte, un catafalco bianco tuffato in una vasta scena scura e vuota.
C’è molto cinema mélo, e un fiume di sentimento, nello spettacolo che inaugura stasera la stagione del teatro partenopeo, con Michele Mariotti sul podio, e la trepida Carmen Giannattasio come protagonista, esposta in scollature supersexy da Alessandro Lai, autore dei ricchissimi costumi. Alfredo è l’aitante albanese Saimir Pirgu, e la sontuosa scenografia, che sposta l’ambientazione parigina al 1910, è firmata dal premio Oscar Dante Ferretti. È una cornice che, nella prospettiva del regista italo-turco, giunge dalle suggestioni de La Recherche proustiana: «Mostriamo una Parigi contaminata dal gusto ottomano», spiega l’autore del film Le fate ignoranti, applauditissimo domenica sera in occasione della prova generale dell’opera.
«Un contesto raffinato, vizioso e decadente, dove si beve champagne, si sniffa tabacco, si fuma il narghilè e si mangiano i deliziosi locum, dolci turchi intrisi di profumo di rosa».
Ha uno charme onirico e orientaleggiante questa sua Traviata, per la quale narra d’aver fatto «un lavoro talmente intenso con i cantanti sugli aspetti emotivi della vicenda, da essermi commosso a più riprese mentre provavamo». Fondamentale per quest’impostazione, aggiunge, «è stata la mia lettura attenta del testo, ovvero del dramma di Alexandre Dumas figlio, La dame aux Camélias, e del libretto che ne ha tratto Francesco Maria Piave per l’opera verdiana». L’affresco è punteggiato da alcune idee registiche sorprendenti: a un tratto, per esempio, si evince dall’azione che il padre di Alfredo, Giorgio Germont, interpretato da Vladimir Stoyanov, sia stato un cliente di Violetta: «Quando, nel secondo atto, Giorgio va a trovarla per chiederle di troncare la relazione col figlio, le porta una sua giarrettiera per rammentarle ciò che accadde tra loro due».
Sostiene Ozpetek che è stato Verdi a suggerirgli certe soluzioni: «Giorgio è interessante nei suoi chiaroscuri e conflitti interni, e ogni volta che entra in scena la musica è potente e densa di sensualità». Quanto ad Alfredo, «è un puro, così com’è purissima Violetta. Tale purezza, sospinta da un destino tragico, definisce il loro contrasto con l’ambiente che li circonda ». Dice che è estremo, in Traviata, il tumulto delle passioni, e che non va nascosto, anzi: «Alfredo deve coinvolgere il pubblico coi suoi bollenti spiriti. Perciò gli ho chiesto di rivolgere il canto agli spettatori: vorrei che si emozionassero, così com’è avvenuto a noi creando lo spettacolo».

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