Una immagine di Ben Chaplin, protagonista della mini-serie in un ruolo gay
Finisce domenica prossima la mini-serie tv “Mondo senza fine”, seguito ideale di “I pilastri della terra”, entrambi ricavati da lunghissimi romanzi storici di Ken Follett. Purtroppo la serie tv non riesce a mostrarci una storia credibile, che nel romanzo è invece più dettagliata, con personaggi ben costruiti e sviluppati (Ken Follet scrive i suoi romanzi aiutato da una dozzina d’impiegati che fanno minuziose ricerche storiche), e non è certo ai livelli di altre recenti serie tv come “I Tudors”, “I Borgia” o l’affascinante fantasy “Il Trono di Spade”. Soprattutto i personaggi cattivi, con l’eccezione di Re Edoardo III ( più variegato), sono malefici e basta, senza retroterra, come Petranilla, interpretata da una irriconoscibile Cynthia Nixon, attrice diventata famosa per Sex and the City, lesbica dichiarata e sposata con Christine Marinoni (recentemente hanno avuto un figlio). Per non parlare del diabolico frate Godwyn (Rupert Evans), figlio di Petranilla, con la quale madre fa a gara per chi ne avvelena o ammazza di più. Dall’altra parte, quella dei buoni, troviamo anime gentili che sopportano di tutto e di più in un susseguirsi di tradimenti e intrighi dai quali devono via via liberarsi.
A differenza che nei Pilastri della Terra, dove il personaggio gay, il frate spione, era stato inserito nella schiera dei cattivi (ma con redenzione finale), qui il personaggio gay, con l’aggiunta di uno lesbico, sono stati inseriti tra i più buoni in assoluto. Sir Thomas Langley (interpretato da un bravissimo come sempre Ben Chaplin, attore sottovalutato) è infatti un nobile cavaliere che arriva ferito e disperato nel convento di Kingsbridge per cercare rifugio e farsi monaco. Porta con sè un grande segreto, che verrà svelato alla fine, mentre un più piccolo segreto, la sua omosessualità, ci viene subito mostrata in una fugace scena in cui lo vediamo ritirarsi nella stessa camera con un altro monaco, Matthias (Jason Langley). Nella terza e penultima puntata ( la serie è composta da quattro puntate di quasi due ore ciascuna) succede che una monaca, sorella Meir (Tatiana Maslany), sentendo vociferare, apre incuriosita la porta di una cella (nonostante fossero state divise le aree destinate ai monaci da quella destinata alle suore) e vede il nostro Sir a letto col suo Matthias, entrambi nudi. Fugge via spaventata e riferisce la cosa a suor Caris (Charlotte Riley), eroina protofemminista dell’intera vicenda, che spiega a sorella Meir che la cosa non è grave, i peccati gravi sono ben altri, e che Dio non può detestare l’amore, ovunque risieda. Sorella Meir impara così bene la lezione che quando saranno da sole, lei e sorella Caris, in missione in Francia, troverà il momento giusto per baciare sulla bocca Caris, e, davanti alla sua iniziale perplessità, ricordarle subito le sue parole. Con queste avanguardiste LGBT non si capisce perchè abbiamo aspettato altri sette secoli per tornare a dire le stesse cose. Da non perdere anche la scenetta dove i due frati, Thomas e Matthias, s’incontrano in cortile dopo che erano stati scoperti dalla suora, e mentre Matthias si dimostra spaventato perchè non ritiene opportuno farsi rivedere insieme, Thomas gli grida ‘ti amo’ e manca poco che gli salti addosso per baciarlo. Burle a parte la scena è delizosa, con un Ben Chaplin adorabile, solo un po’ fuori epoca. Un’altra perla è quando sentiamo dire a Gwenda (Nora Von Waldstatten), una infaticabile lavoratrice, che ha il ‘coso’ più grande di tanti uomini (in originale “more of a prick than most of the men”).
Presentazione della serie su Sky:
Sono passati 150 anni dalla fine delle vicende narrate ne I Pilastri Della Terra, ma Tom Builder e Jack Jackson vivono nella memoria di tutti gli abitanti di Kingsbridge grazie alla maestosa cattedrale che si erge nella piazza della cittadina immaginaria.
Siamo alla vigilia della famigerata Guerra dei Cent’anni, che vedrà contrapporsi Inghilterra e Francia per più di un secolo, e Mondo Senza Fine inizia con l’incoronazione di re Edoardo III da parte di sua madre, la regina Isabella di Francia, moglie di Edoardo II, sconfitto e deposto nel 1327.
Il vecchio re muore misteriosamente in carcere, eppure, a dispetto delle tragedie e dei drammi di corte, la vita nell’Inghilterra medievale del quattordicesimo secolo continua senza grandi scossoni, tra fede e superstizione, tra contadini costretti a lavorare solo per avere di che sfamarsi e signori e signorotti che invece non si fanno mancare niente.
Il Basso Medioevo è senza dubbio un periodo storico affascinante, proiettato nel futuro eppure ancora legato al passato a livello sociale, politico, economico e culturale.
La cittadina di Kingsbridge – teatro di gran parte delle vicende principali narrate nella miniserie – è cresciuta molto rispetto a come l’avevamo lasciata alla fine de I Pilastri Della Terra: l’economia è fiorente (ogni anno nella piazza si svolge un grande mercato che dura diversi giorni e che attira molta gente), e le persone tutto sommato vivono dignitosamente.
Quelli che però se la passano meglio, e la cosa non stupisce, sono gli ecclesiastici, perché Kingsbridge è un priorato, ovvero un paese in cui l’ordine quotidiano è affidato ai monaci, detentori del potere e soprattutto amministratori ultimi del denaro della comunità.
Mondo Senza Fine è un racconto corale, con un cast ampio e diverse trame e sottotrame, pertanto ridurre la miniserie a un semplice elenco degli accadimenti sarebbe riduttivo e poco rispettoso, perché è chiaro che l’intento di Follett – e di rimando dei produttori, tra cui figurano anche Ridley e il compianto Tony Scott – è quello di fare un affresco di un periodo storico ben preciso, partendo dal piccolo (le vite dei singoli personaggi), per arrivare al grande (la sopracitata Guerra dei Cent’Anni e l’arrivo catastrofico della Peste Nera, che mieterà un terzo della popolazione europea e che segnerà l’inizio di una nuova epoca per il vecchio continente).