Dalla rassegna stampa Personaggi

LA SEDUZIONE PERDUTA - Mendelsohn: "Cinici e pigri, non sappiamo più raccontare le passioni"

Lo scrittore e la sua tesi sull´incapacità della letteratura americana di affrontare in modo serio le relazioni tra le persone e i sentimenti

Ci rovina quell´essere espliciti che deriva dalla cultura pop di oggi

Franzen è uno che analizza solo il fallimento dei rapporti

New york
Nei libri, nei saggi e nelle recensioni di Daniel Mendelsohn la passione amorosa è una presenza costante, essenziale. È ricerca dei motivi che la scatenano e constatazione di come travolga chi la vive. A volte questa riflessione è nascosta dalla scelta di temi diversi come la memoria o il rapporto con i propri antenati. Per citare un suo testo, Mendelsohn riflette sempre sul rapporto tra “fragilità e bellezza”, e, capovolgendo l´assunto del celebre titolo di Raymond Carver, parla d´amore anche quando parla d´altro.
E infatti parte proprio da qui: «I testi che hanno influenzato la mia scrittura non sono libri che parlano d´amore. Perché essendo gay sono stati pochissimi i libri a cui avevo accesso negli anni dell´adolescenza che parlavano dell´amore al quale ero interessato. Tra quei pochi, i romanzi di Mary Renault: era un´autrice di enorme successo, che affrontava esplicitamente l´amore omosessuale. Ne ricordo uno molto bello intitolato The Charioteer, ambientato durante la seconda guerra mondiale, con un soldato diviso tra l´amore per un idealista quacchero e un gay più maturo. Erano gli anni Settanta, e i gay erano in genere ritratti in maniera orribile, come effeminate e sculettanti regine. Invece nei libri della Renault erano belli, molto intelligenti e profondamente riflessivi. Questo ha avuto una grande importanza in quel momento della mia vita, quando ero solo, molto solo, sia dal punto di vista emotivo che culturale».
I libri contribuiscono a costruire l´immaginario dell´amore. Quali altri autori sono stati importanti per lei?
«Certamente Kavafis, che ho tradotto. Perché il grande poeta insiste sulla distanza tra il momento in cui vive l´amore/passione e il momento in cui ne fa poesia. Poi nessuno meglio di Proust ha descritto il modo in cui l´erotismo sia una proiezione dell´amore, e quindi l´appagamento non possa mai essere al livello del desiderio. Cosa che mi sembra assolutamente giusta. Ma per quanto mi riguarda la più struggente espressione letteraria sull´amore è la Vita Nova di Dante: è la mia opera letteraria preferita, e mi commuovo ogni volta che la leggo. Non riesco a pensare a un testo che racconti con tanta generosità di sentimento e tanta nuda ingenuità cosa sia l´amore, e cosa significa perderlo. Un tipo di esperienza che prima o poi viviamo tutti».
L´amore però non è un tema comune nella letteratura americana contemporanea…
«Ciò che domina la cultura americana di oggi è una stanchezza piena di malanimo, di cinismo pigro e di sarcasmo. E questo non può essere un terreno fertile per l´esplorazione dell´amore. È interessante notare come alcuni tra i nostri più lodati scrittori “seri” – un buon esempio è Jonathan Franzen – siano molto più a loro agio nell´esaminare il declino del carattere americano, il fallimento delle relazioni (erotiche, familiari), che nel rischiare l´esposizione che viene dalla profonda esplorazione di sentimenti autentici tra adulti».
Jeffrey Eugenides sostiene che per sedurre una persona è meglio regalare il Tractatus di Wittgenstein che libri espliciti.
«Io credo che la cosa ovvia da fare per sedurre una persona sia invitarla a cena e offrirle tournedos à la Rossini e un ottimo Bordeaux. Ma per essere seri: l´essere espliciti è la maledizione della cultura pop e popolare. La seduzione è eccitante esattamente perché opera nello spazio tra quello che sappiamo (che siamo attratti da X e forse X è attratto da noi) e quello che ignoriamo (Chi è realmente X? Qual è la sua realtà più intima? Come si comporta quando è nudo, fisicamente ed emotivamente?). Da questo punto di vista l´ignoranza è eccitante: vogliamo quello che ancora non conosciamo. Se sai tutto in anticipo, dov´è l´eccitazione? Io penso che i libri espliciti siano per le persone sole, non per quelle innamorate».
Lei che regali ha fatto quando si è innamorato?
«Quando ero all´università ho portato un giovane con cui avevo una storia a vedere l´Aida, perché ci tenevo molto che apprezzasse l´opera. Per settimane Bill ha studiato il libretto, ascoltato il disco e con pazienza il sottoscritto che gli spiegava la bellezza dell´opera. Poi arrivò finalmente il giorno della rappresentazione: ci siamo vestiti di tutto punto e siamo andati a New York. Giunse il momento dell´ingresso in scena di Aida, che seguiva Amneris vestita con un abito blu elettrico – una scelta infelice, ahimè – perché la cantante era terribilmente grassa. In quell´entrata in scena Aida sembrava il pianeta terra che seguiva il magrissimo ed elegante Amneris. Ci fu un momento di silenzio prima che l´aria iniziasse, interrotto dalla voce di Bill: “non vorrai dirmi che Aida è davvero quella lì?”, facendomi così venire il dubbio che Aida non fosse un´opera adatta agli amanti… A quello stesso Bill ho poi regalato una bella edizione del Simposio di Platone, con il testo accompagnato dalle incisioni di un artista che aveva creato i suoi caratteri greci».
Si può imparare qualcosa dall´amore?
«La più grande lezione, che è anche la più dolorosa e tragica, ci mette a confronto con l´irriducibile stranezza degli altri: ci insegna che alla fine non possiamo conoscere l´altro, figurarsi possederlo. È una lezione importante per tutti, ma particolarmente significativa per gli scrittori, che spesso tentano di appropriarsi e abitare la coscienza degli altri».
Perché i greci associavano Eros con Thanatos?
«È la parabola mitica perfetta. Per i greci Eros è la forza unificante suprema, l´energia il cui fine è quello di unire due esseri separati: tu e il tuo amato. Ma in questa unione “tu” sei perso: così il desiderio (eros) porta ad una specie di morte (thanatos). È una bella coincidenza che nell´inglese elisabettiano il verbo “morire” fosse un sinonimo di “avere un orgasmo”».
Come ha capito di essere innamorato la prima volta?
«Sono stato malissimo per tre anni».
E cosa ricorda di quella esperienza?
«Tutto. Ma fortunatamente per il mondo, non ne scriverò mai».
Ritiene che ci sia qualcosa che riguarda l´amore che non sia possibile ricreare artisticamente?
«L´unico aspetto dell´amore che non può essere rappresentato efficacemente è il sesso. La letteratura ha affrontato molto bene il desiderio, la brama, l´amore corrisposto e la felicità. Ma non c´è modo, in letteratura come nel cinema, di rendere cosa significhi realmente fare l´amore con la persona che ami. E credo che sia un bene: in questo momento dell´evoluzione della cultura è bello pensare che esistano cose che non siano rappresentabili esplicitamente».
Orson Welles sosteneva che le uniche cose che non si possono rappresentare sono il sesso e la preghiera, perché troppo intime.
«Condivido, ma aggiungerei il leggere e lo scrivere. La cosa realmente impossibile da rappresentare è l´atto della creazione. E d´altra parte io non capisco perché di amore si debba parlare tanto. Se proprio dobbiamo parlare allora preferirei discutere di film».
In amore e nella creazione artistica dell´amore pensa che, come dicono gli americani, “less is more?”
«Non ho mai creduto nel less is more. Solo i protestanti credono in una cosa del genere».

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