Il Comune dà il via libera alle cerimonie per le coppie di fatto. Una volta istituito il registro, infatti, la cui bozza è stata presentata nella commissione congiunta Affari istituzionali e Pari opportunità, dopo il richiamo del sindaco il 30 maggio scorso, «sarà possibile organizzare anche piccole cerimonie in Comune »all’atto di iscrizione.«Senza registro non sarebbe possibile» ha spiegato Marilisa D’Amico (Pd), presidentedellacommissioneAffari istituzionali che insieme a Anita Sonego(SinistraperPisapia) presidente della commissione pari opportunità ha curato il regolamento.
La consigliera D’Amico, ordinariodiDirittocostituzionaleall’Università degli Studi, ha spiegato che il documento, di cui auspica l’approvazione entro agosto (arriverà in consiglio a luglio, dopo il bilancio) nascesull’esempiodel«modello Torino, a cui ci siamo ispirati per la sua essenzialità e apertura». «Il registro delle unioni civili – si legge nella relazione di accompagnamento- consentirebbe al Comune di dare una formale attestazione di famiglia anagrafica basato sul vincolo affettivo a coloro che, coabitando nello stesso comune ne facciano richiesta». Iscrivendosi si riceve un «attestato di famiglia anagrafica » che potrà essere fatto valere «affinchè il Comune possa attivarsi per prevedere azioni di tutela a sostegno delle unioni civili, nell’ambito delle proprie competenze ». Per D’Amico e Sonego, infatti, il registro ha un valore «anche pratico perchéil Comune potrà attribuire diritti e prevedere azioni di sostegno in ambiti chiave come la casa, la sanità, i servizi sociali, i trasporti la scuola, le politiche a sostegno di genitori, anziani e genitori. Chi si iscrive al registro è considerato parenteprossimo ai fini della possibilità di assistenza ».Oltre che,appunto, dare la possibilità di organizzare una cerimonia. Sul tema è intervenuto anche l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino che ha ricordato il senso anche di «stimolo allegislatorenazionaleaintervenire ». La delibera serve anche a recuperare «unritardogravissimoesurreale »allacittà:«sarebbebencurioso se Milano non portasse il suo contributo al riguardo, visto che è sempre stata un laboratorio delle politiche di welfare».
Ma a Palazzo Marino è subito polemica nell’opposizione ma anche nella maggioranza. Mentre la Lega e la civica Milano al centro si sono dette contrarie, una parte del Pdl apre alla proposta dichiarandosi anche disponibile a votarla. E se Matteo Forte (Pdl) attacca la proposta mettendo l’accento sui risultati modesti raccolti dai registri istituiti in altre città, il coordinatore Giulio Gallera si dice «personalmente favorevole perché convinto della necessità di riconoscere i diritti di cittadinanza anche a quelle coppie che convivono, pur tenendo ben distinti i concetti di famiglia e di coppia di fatto, ma per il partito ci sarà libertà di coscienza».Non è contrario a priori nemmeno Pietro Tatarella, che alza però un muro sulle cerimonie, «servono anche dei paletti ». Cerimonie che non piacciono nemmeno all’ala cattolica del Pd: per Andrea Fanzago, che si asterrà al momento del voto, «la cerimonia genera confusione». Più duro Marco Cormio: «non ne so nulla, ma se le cose stanno così io non andrò nemmeno in aula». Per la capogruppo Carmela Rozza: «Vogliamo dare un segnale forte al governo sulla necessità di una legge per le coppie omosessuali. È giusto riconoscere i diritti delle coppie gay, altra cosa è la famiglia».
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da Avvenire
Coppie di fatto, spunta la «cerimonia»
Il centrosinistra punta alla piena equiparazione con la famiglia Le opposizioni: è un’operazione ideologica
L’ equiparazione delle coppie di fatto con quelle sposate sarà totale: il Comune assicurerà pieni diritti per le materie di sua competenza, dalla casa ai servizi sociali, ai trasporti. E già si pensa alla possibilità di sancire il momento dell’iscrizio- ne al registro (verrà rilasciato un attestato di famiglia anagrafica) con «piccole cerimonie ». «Ad esempio lo fanno a Padova, senza registro non sarebbe possibile», ha detto ieri Marilisa D’Amico, Pd, prima firmataria della delibera di iniziativa consiliare che ieri ha fatto il suo debutto in commissione.
Nessuno lo dice apertamente, ma di fatto Palazzo Marino si prepara a celebrare anche matrimoni gay. Nel giro di qualche mese il registro infatti diventerà realtà. Per accedervi basterà dichiarare di essere uniti da legame affettivo, e automaticamente si potrà godere dei diritti sinora riservati alle famiglie. Anita Sonego, della Federazione di Sinistra, è convinta che a Milano il registro sarà un successo: «Altrove non ha funzionato perché non c’è nessuna convenienza a iscriversi, da noi sarà diverso». Il dibattito in commissione parte in sordina con pochi consiglieri presenti, assenti i cattolici del Pd che hanno criticato il registro e che si asterranno in aula. Ma sui contenuti la spaccatura resta profonda, dentro e fuori la maggioranza. L’assessore ai Servizi sociali Pierfrancesco Majorino assicura che il registro sarà uno strumento parallelo che non toglierà nulla alla tutela della famiglia e della genitorialità. E ammette il valore simbolico e politico della scelta della giunta Pisapia. A suo avviso «sarà uno stimolo al legislatore a intervenire» e un modo per «far recuperare strada alla città» su questa materia. Dal centrodestra si alzano voci critiche sul metodo e il contenuto: «È una strumentalizzazione, dobbiamo capire se stiamo facendo un atto amministrativo o una battaglia politica ideologica – sottolinea il consigliere del Pdl Matteo Forte –, anche visti gli scarsi risultati che i registri hanno ottenuto altrove». In particolare proprio a Padova solo 40 le coppie in sei anni, a Torino 127 in due anni. Ma nel Pdl, che lascerà libertà di coscienza al momento del voto, c’è anche chi, come il coordinatore cittadino Giulio Gallera, si dice personalmente favorevole al riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, «purché si elimini la definizione di famiglia anagrafica». La Lega è invece decisamente contraria. «Finalmente c’è un po’ di trasparenza – ha detto il consigliere Alessandro Morelli –, abbiamo capito che si parla di matrimonio omosessuale». Per Mariolina Moioli, di Milano al Centro, si rischia di indurre «comportamenti di irresponsabilità » tra i giovani e al tempo stesso strumentalizzazioni pericolose per il sistema del welfare, con un aumento della spesa.
Cinzia Arena