Dalla rassegna stampa Cinema

MISTERO OZPETEK "Mi do al thriller con una casa piena di segreti"

Elio Germano, il protagonista, è diventato un´ossessione. Per me è come Mastroianni per Fellini. Un film dedicato a chi mi vuole bene

Ultimi ritocchi del regista al suo nuovo film intitolato “Magnifica presenza” che uscirà a metà marzo Una commedia con venature quasi paranormali con Elio Germano, Margherita Buy, Giuseppe Fiorello

ROMA – Un labirinto di corridoi stretti e rampe di scale. Ferzan Ozpetek è rinchiuso in uno studiolo di postproduzione, nel cuore del quartiere romano dell´Esquilino. Sul monitor le prime immagini di Magnifica presenza, il suo nuovo film. Il più misterioso. E infatti regista e montatore, a poche settimane dall´uscita (il 16 marzo), sono lì a controllare, fotogramma per fotogramma, cosa rivelare e cosa no nel trailer. A dominare le inquadrature il primo piano di Elio Germano, sguardo innocente e sorriso chapliniano. Sullo sfondo un gruppo di uomini e donne d´altri tempi, abiti eleganti, trucco da palcoscenico. Margherita Buy quasi Marlene, Beppe Fiorello rimanda a Rodolfo Valentino. E poi gli altri, Vittoria Puccini, Claudia Potenza, Andrea Bosca, Ambrogio Maestri. Germano interpreta Pietro, siciliano a Roma con il sogno di fare l´attore e le notti impiegate a sfornare cornetti. Timido e solitario, abbandona la convivenza burrascosa con la cugina per trasferirsi in un appartamento d´epoca. Ma presto scopre che la casa è abitata da ospiti non previsti. Prima lo spavento, poi la condivisione di desideri e segreti. «Elio è la magnifica presenza del film e della mia vita cinematografica», dice Ozpetek, 53 anni appena compiuti.
Com´è nata l´idea di questo film?
«Dal racconto di un mio amico. Aveva cambiato casa e mi faceva strani racconti della sua nuova vita. Io pensavo che doveva sentirsi molto solo. La solitudine, soprattutto in questo momento storico, è un sentimento forte. Anch´io ho bisogno di vedere gli amici, di cene e di pranzi. Ho bisogno del contatto. Ogni tanto mi viene in mente che ci sarà un momento in cui sarò proprio solo e questo mi inquieta e incuriosisce, anche se non lo cerco. Senza dubbio mi riconosco molto nel protagonista, un ragazzo che viene da Catania per fare il cinema, poi sbaglia i rapporti. Dentro il film ci sono le mie battute, c´è molto di me. Ci sono l´amicizia, l´arte, si parla di un mondo che non c´è più».
Lei sviluppa anche forti legami affettivi con gli attori.
«In questo momento sono stato colpito da un fulmine artistico. Non ho mai avuto un protagonista come Elio Germano, nei nove film che ho fatto. E´ in ogni inquadratura. La sera mi faccio mandare i giornalieri, monto il film man mano che giro e ci sono delle sequenze che mi riguardo prima di andare a dormire. A volte gli ho fatto fare più ciak solo perché volevo rivederlo. Elio è la mia magnifica ossessione, mi piace tantissimo. Il film passa attraverso il suo sguardo. Innocente, commovente. A un certo punto mi sono preoccupato e un mio amico mi ha raccontato che perfino un maestro come Fellini era così con Mastroianni. Allora sul set ho iniziato a scherzare sul fatto che voglio dedicare il resto della mia vita professionale a Germano, creando gelosia in tutti gli altri».
Che tipo di film sarà Magnifica presenza?
«L´inizio è da thriller, poi ci sono la commedia e un po´ di dramma. Il sentimento che prevale è quello della tenerezza. La scommessa era restare credibili. Che succede se quando entri a casa tua scopri che c´è qualcuno? Ti spaventi, ma poi, se non puoi scappare, inizi un viaggio di conoscenza reciproca. In qualche modo è il film più lontano eppure più simile a Le fate ignoranti. Anche stavolta racconto l´incontro di due mondi diversi. Ma questa volta il piano è più alto, il racconto più complesso. Credo nell´”Assenza più acuta presenza”, di Attilio Bertolucci. Sul mio cellulare ci sono almeno venti numeri di amici scomparsi, che non cancello. Li trasferisco di telefono in telefono e a volte quando scorro l´agenda mi viene l´impulso di chiamarli».
Dice che il film è un omaggio all´arte. In che modo?
«Ho cambiato il finale in una notte. C´è un omaggio allo spettacolo che deve andare avanti. Malgrado tutto quello che succede, loro vanno in scena. Perché l´arte, lo spettacolo, sono importanti. In questo momento storico si parla troppo di soldi, di finanza, di spread. Non sento parlare di cultura, che è necessaria per ritrovare identità ed è base necessaria per uno sviluppo giusto. Io capisco i bisogni reali, ho girato Cuore sacro in cui parlavo dei nuovi poveri. E allora qualche giornale mi attaccava, “dove sono questi poveri?”. Ma io vivo in un mondo reale, tra la gente, toccavo con mano che c´erano quelli che non ce la facevano. Come si fa a essere felici se intorno a noi gli altri soffrono? Parlo con i figli di amici e li scopro ignoranti, pieni di valori sbagliati, faccio lo zio ai bimbi delle amiche e temo il mondo in cui cresceranno».
Nel nostro cinema sono temi non molto presenti.
«No, mi sembra che oggi ci sia un inseguirsi di opere omologate, la voglia di piacere a tutti. E´ per questo che mi ha reso straordinariamente felice l´Orso d´oro a Paolo e Vittorio Taviani. Due signori che hanno fatto la storia del cinema eppure hanno saputo inventarsi una nuova giovinezza artistica girando un film con una creatività da ventenni. Sono un grande esempio che regala speranza».
A quale pubblico parlerà Magnifica presenza?
«Non lo so. Io sono stato onesto. Non c´è niente di furbo, facile, compiaciuto. Sono un istintivo, faccio quello che sento, anche se poi le critiche mi feriscono. Ma quando faccio un film non penso a quali saranno le recensioni, penso alle facce delle persone che mi vogliono bene, che si emozionano con le mie storie. Penso che il mio pubblico mi voglia bene. Dopo Elio, è questa la mia magnifica ossessione».

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