Il regista Jes Benstock ha seguito l’artista britannico Andrew Logan nella preparazione di “Alternative Miss World 2009”, evento cardine della scena underground londinese, a cui hanno partecipato negli anni artisti, celebrità, e persino Tony Blair.
The Queen. Forse la Regina Elisabetta II non sa di aver ispirato “Alternative Miss World”, una gara che dal 1972 premia la miss più “alternativa” del mondo, uomo, donna, o qualunque via di mezzo: una volta ha vinto anche un robot.
Il suo creatore, l’artista britannico Andrew Logan, rimase affascinato fin da bambino dalla corona, dai paramenti e dai gioielli reali. La sua prima festa in maschera la diedero i suoi genitori in occasione proprio dell’incoronazione della Regina, nel 1953, e da allora l’artista non ha smesso di organizzare party.
Il regista Jes Benstock ha seguito Andrew Logan nella preparazione del contest del 2009, avvenuto al teatro Roundhouse, a Camden, Londra. Da qui nasce il documentario The British Guide to Showing Off, presentato in anteprima al Festival del Film di Roma, nella sezione Occhio sul Mondo – Focus. Benstock si è presentato sul red carpet con trenta Drag Queen (grazie alla collaborazione con il circolo Mario Mieli, il Gay Village e La Mucca Assassina di Roma). Il 6 novembre il documentario è stato presentato a Londra per una preview “travestita” che anticipa l’uscita nelle sale inglesi l’11/11/11.
A “Alternative Miss World” si sono ispirati stilisti come Vivienne Westwood e John Galliano, hanno partecipato artisti come David Hockney e Peter Blake (quello della copertina dei Beatles Sergent Pepper’s) e musicisti come Brian Eno, Nick Rhodes dei Duran Duran, e i Sex Pistols, che nello studio di Andrew hanno tenuto il loro Valentines Ball. David Bowie non è riuscito ad entrare alla secondo edizione, perché c’era troppa gente. E ancora, il cast di The Rocky Horror Picture Show e il regista Dereck Jarman, che ha filmato la seconda gara ed ha vinto la terza nei panni di “Miss Crepe Suzette”. Avvistati anche Gwyneth Paltrow (o qualcuno con un costume molto verosimile) e un giovane avvocato in carriera dai denti luccicanti, Tony Blair, che partecipò anche alla difesa di Logan contro la direttrice di “Miss Mondo”, Julia Morley, che lo accusò di plagio. La sentenza fu che era impossibile mettere a paragone i due eventi, e così, “Alternative Miss World” rimase “Alternative Miss World”.
Alla regina non glielo diciamo, ma la competizione si ispira anche alle gare canine, in particolare alla “Crufts Dog Show”, che ha luogo a Birmingham, dove ciò che conta, come spiega Logan nel documentario, è il portamento, la personalità e l’originalità.
L’abito non fa il monaco? Qui è tutto l’opposto, l’abito, la maschera sono il modo per rappresentare all’ennesima potenza quello che si è, nelle declinazioni più imprevedibili. Ogni costume è un’opera complessa, che prevede coreografie, e che rappresenta una visione sul mondo. Così la bellissima Miss Nigeria, che ha sfilato per rappresentare la mancanza di libertà sessuale del suo Paese, o un artista, Andrey Bartenev, piombato dalla Russia per non sentirsi più solo. Sempre dalla Russia è arrivata la vincitrice più anziana, Miss Pani Bronua, 78 anni.
Il documentario riesce a rendere bene l’atmosfera delle varie gare e lo spirito del suo mentore, facendo largo uso di animazioni che ricordano la grafica degli anni Settanta, insieme a filmati e foto dell’epoca e alla larga collezione di oggetti e memorabilia di Logan. Oltre ai contributi di artisti e partecipanti, tra cui un Brian Eno con nello sfondo, in anteprima mondiale, il suo gatto.
Come ci racconta il regista, alla presentazione a Roma, il segreto di “Alternative Miss World” è la “gentilezza”. A vedere le immagini di queste Miss abbigliate in tutti i modi possibili forse può risultare strana questa parola, ma l’evento vuole essere «un posto sicuro, dove ognuno può essere quello che vuole».
«La gentilezza possiede Andrew Logan. Non c’è nulla di politico, non c’è rabbia», continua Benstock. «Andrew è gay, ma non si sente “gay”, è completamente integrato nella sua famiglia. In questo documentario abbiamo cercato di catturare lo spirito dell’uomo».
Si può dire che proprio nel paese della “politeness”, dell’educazione e della formalità, nasce e fiorisce anche il suo estremo opposto. «In Inghilterra abbiamo una grande tradizione di travestitismo, per esempio le guardie reali, le divise…, ma anche di ribellione. Gli Inglesi adorano scalzare il capo, adorano vedere il loro primo ministro cadere. Per non parlare della pantomima: nella pantomima c’è ribellione così come esibizionismo.»
The Artist. Abbiamo raggiunto Andrew Logan al telefono, per chiedergli cosa ne pensa. Ci risponde pacatamente, con calma british, ma in modo diretto. Per lui travestirsi vuol dire «mettere un sorriso al mondo». Ma distingue fra questo tipo di esibizionismo e quello, per esempio, della televisione: «Qui tutto è trasparente. Quello che vedi è quello che è, è tutto molto onesto». Se gli chiediamo che differenza c’è con la performance art, risponde che è solo questione di linguaggio. «Sono interconnessi, puoi chiamarli “performance artist” così come “showing off” artist». Insomma il travestitismo è un arte? «Può essere. È la vita. Può essere qualunque cosa.»
Per Andrew Logan il travestitismo non è come carnevale, una pausa dalla vita di tutti i giorni: «Nel mio mondo è un avvenimento molto felice che accade. Ogni giorno dovrebbe essere un giorno di gioia. L’umanità l’ha dimenticato. Ha dimenticato il paradiso.» Se gli chiediamo se fare parte di “Alternative Miss World” è un po’ come ricreare l’Eden per un giorno, Andrew Logan ride: «Sì, ti stai avvicinando allo spirito dell’evento. “Alternative Miss World” è la celebrazione della vita, tutto il mio lavoro come artista è una celebrazione della vita. È una cosa che insegno anche ai miei studenti: se sei ambizioso nella tua carriera è stupendo, ma pensa prima di tutto al tuo prossimo, al tuo compagno». Ma forse non tutti avranno facilità a leggere questo evento come una “celebrazione della vita”… «Io cerco solo di far stare bene le persone, è tutto quello che posso offrire al mondo, non sono un leader, faccio solo il mio lavoro».
Andrew Logan ci spiega com’è cambiata la scena alternativa dagli anni Settanta: «Ovviamente il mondo e la società sono cambiate, ma penso che gli aspetti di base non siano cambiati. Gli ingredienti sono gli stessi. Ci sono più persone, più attenzione. Ma ad ogni gara sento la stessa meravigliosa sensazione di calore. Quando questa sensazione finirà mi fermerò. Ma spero di poter continuare più a lungo possibile.» E la crisi?
«Io sono nato nel 1945, quella era la vera crisi. Il mondo è sempre lo stesso, il cielo è sempre blu, i fiori e i frutti continueranno a crescere… Almeno spero. Bisogna guardare dove si è nel mondo. La crisi è solo un cambiamento. È difficile essere felici perché siamo circondati da tanta negatività. La stampa è sempre negativa, questo influenza la gente, penso sia molto irresponsabile.»
Per chi è interessato a partecipare, il prossimo “Alternative Miss World” è ancora tutto da programmare: «Avevamo pensato all’anno prossimo, in occasione delle Olimpiadi di Londra, ma forse ci saranno troppe cose che succedono, non è un buon momento. Ogni “Alternative Miss World” arriva in un modo imprevedibile. Magari succederà qualcosa da questo documentario. Non possiamo pianificare, io lascio che da ogni situazione ne nasca un’altra».