Il pm Forno: Karima una ragazza sofferente, tutti sapevano che era minorenne
MILANO – Non è una bella accusa, fare il «protettore» di squillo, anche se lo si fa a beneficio di un primo ministro. Ma non si può scappare più da una simile accusa: «C´è un sistema – dicono i pubblici ministeri – che trova nel dottor Emilio Fede, in Lele Mora e nella signora Nicole Minetti l´epicentro. E tutte le attività di favoreggiamento e di induzione della prostituzione si sono svolte a Milano».
Le parole dei magistrati, pronunciate a porte chiuse lunedì, e lette nero su bianco ieri, sono un denso distillato dell´inchiesta. E´ stata l´idea fissa di compiacere Silvio Berlusconi, il «fruitore finale» delle prostitute e delle easy-girl, compresa la minorenne Karima-Ruby, a tenere sulla graticola i tre imputati. Sono sommersi dalle prove, sostiene la procura, che cita subito gli interrogatori di Karima El Mahroug, Ruby Rubacuori, aggiungendo un severo «ma».
Come spiega per la prima volta in pubblico il procuratore aggiunto Pietro Forno, le audizioni di Ruby si sono «fermate a metà», perché Ruby scappa dalla comunità. E siccome ascoltare i minori è un «lavoro work in progress», il flusso delle domande-risposte si blocca. Certo, «chi ascolta la registrazione della prima audizione – sottolinea il procuratore aggiunto – si rende conto che ci troviamo di fronte a una ragazzina, un´adolescente sofferente». Tale è la scappata di casa, nata nel 1992, alla quale Silvio Berlusconi, nato nel 1936, può, così diceva lui, «cambiare la vita».
«Ma» quello che Ruby ha cominciato a dire indica, senza dubbio alcuno, «una traccia estremamente precisa» su quanto accadeva ad Arcore. E rivela «la connotazione inequivocabilmente sessuale del suo coinvolgimento».
Per esempio, negli inviti alle feste di Villa San Martino, «Ruby racconta» (e siamo nell´estate 2010) «di essere stata coinvolta a febbraio in un bacio saffico con la Minetti». Nei mesi successivi «tutta una serie di fonti assolutamente indipendenti» raccontano come «il fruitore finale aveva interesse per quel tipo di condotte» lesbo e spinte, quindi il bacio con la consigliera regionale, dice Forno con sicurezza, «non è un´invenzione della ragazza». Gli atti sessuali «coinvolgono tutti gli astanti» e siccome balletti, toccamenti e altro sono «stati ricompensati» da Berlusconi, e hanno incassato sia Ruby, sia altre decine di show girl ed escort, è evidente, sottolinea ancora il procuratore, «una connotazione di tipo prostitutivo». Gli avvocati annunciano battaglia e parleranno nelle prossime udienze di luglio. Ma davanti al gup Maria Grazia Domanico la procura rivela «serenamente e convintamente» di non avere più esitazioni. Nemmeno nell´equiparare – in base alla legge Merlin – Nicole Minetti all´»amministratore del bordello, colui che paga le dipendenti». C´è la certezza, sottolineata dal pm Antonio Sangermano, di aver ottenuto «un magma indiziario forte» e «pregnante». Grazie alla stessa Ruby i magistrati sono certi di «un forte coinvolgimento della stessa, in una dimensione sessuale di mercificazione della propria dignità e della propria sessualità». Sono questi gli «interessi da proteggere» per le parti lese.
In ogni caso, se «l´immagine non edificante» delle feste a luci rosse a Villa San Martino emerge da tantissime prove, intercettazioni, interrogatori, riscontri, pedinamenti, sequestri di conti bancari, il fatto è che i tre imputati conoscevano «la minore età di Ruby». Ed erano «perfettamente consapevoli di quel che accadeva ad Arcore». Dunque, «l´introduzione della minore» oltre i cancelli della villa «era strettamente finalizzata» al fatto che una diciassettenne, senza un euro, «acconsentisse al compimento di atti sessuali con il presidente Silvio Berlusconi». Ruby e Silvio: questa, per quanto incredibile, era e resta la coppia clou del processo.