Dalla rassegna stampa Teatro

L´Aida di Ferzan Ozpetek da ascoltare a occhi chiusi

Zubin Metha dirige l´opera con calore e raffinatezza, con un´ ottima orchestra e un buon coro. Ma la regia e le coreografie non sono all´altezza della serata

l 74º Maggio Musicale Fiorentino si è aperto male, con uno sciopero della CGIL contro la direzione che ha ritardato di un´ora l´inizio di Aida e ha agevolato un talk show che, tra sindaco, sovrintendente, regista, scenografo e direttore d´orchestra che non avevano niente da dire e non erano in grado di improvvisare, ha annoiato il pubblico già seduto in attesa dello spettacolo. Il quale puntava soprattutto sul debutto di Ferzan Ozpetek nella regia lirica: speriamo che ritorni presto al cinema. Ozpetek ha avuto, certo, la compagnia di un grande scenografo come Dante Ferretti, ma anche Ferretti viene dal cinema e non ha un felice rapporto col teatro: a parole aspira alla sabbia, al deserto, ma in pratica tra pilastri, muraglie, statue viste di fronte e di retro chiude lo spazio con claustrofobica pertinacia, non raggiunge gli spazi desiderati e riduce l´ampiezza del Comunale a quella di un teatrino di periferia. La sola sabbia che vediamo è quella che due schiavi scavano nella prima scena e che cade, molto rumorosamente, sulle ultime note per seppellire i due infelici. Dicono che ci sia anche il Nilo, ma dalla platea non si vede. C´era Alessandro Lai per i costumi ma non urliamo di gioia nel vederli e c´erano le luci di Maurizio Calvesi, ma quelle da sole non bastano.
C´erano infine le deplorevoli coreografie di Francesco Ventriglia, risolte ora con un gruppo di sacerdotesse che scannano sull´ara qualcuno o qualcosa di molto sanguinolento, ora con la sostituzione della danza dei moretti con una danza di specchi offerti a Amneris nell´ora del make up, infine, nel trionfo, con la commemorazione della guerra appena finita con lotte atroci tra coppie rosse e blu: sempre con la musica che dice altro.
Insomma, Ozpetek ha fatto un lavoro che non avrebbe dovuto fare. E senza correggere la più ostinata tradizione: i prigionieri strisciano sempre per terra, i ballerini offrono le loro danze al faraone ma gli danno soltanto le terga perché sta al fondo, Radames è sempre l´unico soldato d´Egitto (qui, anzi, non è neanche vestito da soldato, non riceve neppure il “sacro brando”) e non ha mai nessuno che gli contenda la nomina a condottier supremo, nonostante le tante ciance tra Iside, aruspici e sacerdoti. E non parliamo del trionfo: una parata di paraplegici.
Insomma, è la solita storia: quando si scrittura un regista di cinema importante per fargli fare altro da quello che sa fare, non è detto che gli si faccia un favore (Monicelli, Allen insegnano: ma sono solo i primi nomi che vengono in mente). Sicuramente non lo fanno al pubblico.
Per fortuna c´era Zubin Mehta e qui le cose si fanno non solo professionali ma artistiche. Assecondato da un´ottima orchestra e da un buon coro (ma perché urlano come aquile quando cantano fuori scena?) Mehta legge l´opera con calore, entusiasmo e molta raffinatezza, si direbbe meglio di altre volte. Anche il cast è pregevole. Hi He è un´Aida gradevole (ma perché non corregge la continua oscillazione tra i bellissimi filati e la voce piena, un continuo ondeggiare da mal di mare?), Marco Berti è un ottimo Radames, Luciana D´Intino una Amneris nobile e musicale, Ambrogio Maestri un Amonasro interessante, Giacomo Prestia un eccellente Ramfis. Un´Aida da ascoltare a occhi chiusi.

=============================
da Il Giornale

La recensione di Giovanni Gavazzeni

Con Mehta e Ozpetek ecco una «Aida» in puro spirito verdiano

N el secolo passato, Victor De Sabata, direttore d’orchestra frai sommi, quando concertava l’ Aida iniziava dalle ultime battute. Voleva fare intendere all’orchestra che l’arco narrativo dell’opera si spegne come nasce. Espunta la scena del trionfo, Aida è opera intimista, che attiene a passioni umane. Ne è conferma l’allestimento che ha aperto il Maggio Musicale Fiorentino. Merito di quella che Verdi chiamava mise en scène , affidata alla regia di un artista della sensibilità di Ferzan Ozpetek, l’incantevole«Turco in Italia»del nostro cinema.
Assistere a un’ Aida che rispetta lo spirito e le forme della musica di Verdi è un evento piuttosto raro. Nonostante qualche bello spirito non riesca a intendere la differenza fra comprensione e timidezza, il pubblico invece ha capito. Quando i cantanti compiono gesti misurati e gli ingressi sono ben regolati i sullodati li inquadrano nella categoria dei filodrammatici.
Noi, nel nostro piccolo, li invitiamo a bandire la spocchia. Ozpetek e Maurizio Calvesi (luci) hanno animato la pietra dello scenografo Ferretti che assumeva fascino plastico nel cerchio muliebre dell’appartamento di Amneris,riflessi cobalto nel notturno nilotico e toni vespertini nel crepuscolo tombale. Prezioso il contributo dei raffinati costumi di Alessandro Lai, impeccabili nella foggia e aderenti alla psicologia dei personaggi nelle cromie: la passione di Amneris passa dal verde acqua al giada, al nero lutto; Aida, Amonasro e gli etiopi, in contrasto al sabbia, al crema e al bianco degli egiziani, vengono da un reame blu uva, indaco, ingemmati di coralli, pittoreschi e verosimili come le foreste imbalsamate dell’Etiopia di Ghislanzoni e Verdi.
Il ruolo del titolo è stato sostenuto con notevole risalto da Hui He, un soprano di notevoli risorse e di bel colore vocale. Anche dimenticandosi il gusto esecutivo del tenore Marco Berti (Radamès), non si possono trascurare gli acuti sforzati in luogo dei pianissimi prescritti da Verdi (vedi De Sabata). Altrimenti il certificato di morte anziché di asfissia dovrebbe parlare di fine per strangolamento. Luciana d’Intino (Amneris) ha confermato di essere l’autentica mezzo soprano che abbiamo sempre apprezzato. Così l’Amonasro di Ambrogio Maestri, incisivo nell’invettiva e morbido nel cantabile. Autorevoli i bassi Giacomo Prestia ( Ramfis) e Roberto Tagliavini ( il Re). A presiedere il tutto con la sua personalità, il festeggiato, anche per ragioni anagrafiche, maestro Zubin Mehta.

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.