Franco Cassano analizza il successo della premiata ditta barese
Il primo dei ringraziamenti di Gennaro Nunziante, il regista barese dei record, è stato per lui, il sociologo Franco Cassano.
Professore, ma Checco Zalone e il pensiero meridiano non sono un ossimoro?
«In primo luogo tra me e Gennaro c´è un rapporto di amicizia e di affetto. Poi lo stimo ed è un sentimento che nasce da lontano, da Toti e Tata che piacevano al popolo e agli intellettuali. Gli oggetti di Nunziante sono più complessi di come si presentano, fanno giocare entrambe le dimensioni mettendo in risalto uno dei grandi nodi di politica culturale: in questi tempi uno dei rischi della sinistra è quello di essere il riflesso della parte più colta della società, separandosi da strati sociali che invece gli sono sempre stati vicini. Nunziante supera questo problema».
Come?
«Basta vedere i soggetti degli ultimi due film di Zalone: in “Cado dalle nubi” si gioca con i diritti degli omosessuali, con l´idea che siccome l´amore è più importante i pregiudizi debbano cadere. Ora invece si gioca con il luogo comune della subordinazione femminile e lo si mette accanto all´immagine di Zalone che urla alla madre di fare i caffè. In sostanza mi pare ci sia una complessità che abbatte i pregiudizi più che rafforzarli, senza diventare indulgente verso i vizi meridionali. La faccia di Papaleo che si tuffa nella cozza e dice degli islamici “è mostruoso” quando in realtà quello mostruoso è lui, è la metafora perfetta di tutti quelli che pensano male dell´altro quando la stessa cosa si potrebbe pensare di loro. Per questo credo che si debbano leggere i testi di Nunziante e le gag di Zalone come un elogio di quella semplicità che, irrompendo nel mondo, è capace di farci vedere, ridendo, i vizi nostri e degli altri. Ridere ci aiuta a relativizzare noi stessi e a renderci più disponibili agli altri».
Il Bif&st, che ha premiato Nunziante, sta conoscendo un incredibile successo di pubblico. Non le fa impressione vedere a Bari la gente in fila davanti a un botteghino?
«Non troppo. Un fenomeno come questo si mette nella linea di una forma di protagonismo della città, e di tutta la Puglia, che ha una storia più lunga. È un fenomeno che incomincia nel ‘91 con lo choc dell´arrivo della Vlora carica di albanesi che ci fece capire che era iniziata una nuova storia, in cui potevamo diventare protagonisti a patto di esserne capaci. Questo genere di protagonismo ispira anche il Bif&st che, invece di ripetere i modelli di Venezia o Roma, ha proposto una formula non legata alle prime o alla gara, ma incentrata sul confronto con i protagonisti. La risposta è stata eccellente anche per un implicito rapporto polemico con l´immagine dominante del Mezzogiorno, fatta di mafia, camorra e rifiuti. Il Sud evidentemente non è ridotto a queste dimensioni, ma ha le forze per batterle anche in un momento difficile qual è quello attuale».